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Economia
Alitalia, Ryanair si sfila. Ethiad litiga su Millemiglia


Si preannuncia un fine settimana rovente per Alitalia: mentre scade il termine per la presentazione delle offerte preliminari non vincolanti per la cessione dell'ex compagnia di bandiera, i rapporti tra Alitalia ed Etihad stanno rapidamente deteriorandosi. L'ex partner industriale (e socio al 49%) si sarebbe infatti rifiutato di approvare il bilancio 2016 di Loyalty, la società a cui fa capo il programma di fidelizzazione MilleMiglia forte di 5 milioni di soci.

Al presidente del collegio sindacale, Giovanni Barbara, non è rimasto altro che convocare per fine mese l'assemblea per l'esame del rendiconto. A far precipitare la situazione secondo indiscrezioni di stampa sarebbe stata la richiesta degli arabi di prorogare per altri tre anni la partnership in MilleMiglia, in scadenza. Trattandosi di una decisione straordinaria, i tre commissari di Alitalia (l'ex direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, il commissario dell'Ilva, Enrico Laghi, e il numero uno di Human Technopole, Stefano Paleari) non hanno potuto accettare il rinnovo.

Millemiglia è del resto uno degli asset di pregio di Alitalia ed in attesa di cedere la compagnia si sarebbe corso il rischio di veder fuggire i pochi pretendenti rimasti a fronte di un impegno così vincolante. Per tutta risposta Ethiad avrebbe chiesto ai commissari l'immediato pagamento di una quarantina di milioni di crediti maturati sul programma MilleMiglia. Essendo però crediti antecedenti lo scorso 2 maggio (data di partenza dell'amministrazione straordinaria), ai commissari non è rimasto che dire nuovamente di no, cosa che avrebbe portato al rifiuto ad approvare il bilancio di Loyalty da parte di Ethiad.

Siccome piove sempre sul bagnato, nel frattempo dalla lista di potenziali candidati si è sfilata Ryanair, sinora ritenuta tra le favorite. La low cost irlandese ha peraltro confermato la propria disponibilità a subentrare nelle rotte gestite dalla compagnia ex di bandiera qualora ve ne fosse bisogno, ossia se Alitalia dovesse restare a terra. Si vedrà: per il momento Gubitosi, Laghi e Paleari continuano nella missione di cercare un acquirente disposto a rilevare Alitalia in blocco, dopo che ancora mercoledì scorso il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha ribadito la propria contrarietà all'ipotesi "spezzatino", anticipando come lo Stato potrebbe acquistare "piccole quote", ma escludendo una re-nazionalizzazione della società.

Se entro oggi dovessero essere presentate offerte che i commissari riterranno incoraggianti, il processo proseguirà fino ad arrivare, a ottobre, alla presentazione di offerte vincolanti, con l'obiettivo di completare il processo di cessione entro fine anno, altrimenti non è escluso il ricorso a "tempi supplementari". Tempi supplementari che potrebbero in ogni caso essere inevitabili secondo alcuni: a inizio 2018 sono previste le elezioni politiche e nessuna forza politica sembra disposta a presentarsi in campagna elettorale con un piano di taglio dei costi ed esuberi del personale che, qualunque sia, il nuovo proprietario di Alitalia non potrà che varare per riallinearne i costi di gestione a quella dei principali concorrenti europei.


Così la compagnia si prepara a predisporre un uno piano industriale che le consenta di traguardare l'anno, in attesa di veder spuntare qualche "cavaliere bianco" di cui per ora non si vede traccia all'orizzonte, essendo anche svanita l'ipotesi di una qualche compagnia asiatica (cinese o altro) dopo che la Commissione Ue ha ribadito che le norme comunitarie che prevedono un tetto del 49% all'ingresso di vettori extra europei nel capitale di vettori comunitari (pena la perdita dei diritti di volo) non si toccano.


Per il momento, del resto, le prenotazioni tengono, i 600 milioni del "prestito ponte" accordato dal governo sono ancora quasi intatti (anche perché in estate i soldi che entrano in cassa sono più o meno quelli che escono per riempire i serbatoi agli aerei e pagare dipendenti e fornitori). Un nuovo bando, in presenza di una continuità aziendale, lascerebbe il cerino in mano all'esecutivo che uscirà dalle urbe l'anno venturo: come si dice in questi casi, a pagare e a morire c'è sempre tempo, o quasi.


 

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