Alitalia, UniCredit e Banca Intesa chiudono i rubinetti. Rumors - Affaritaliani.it

Economia

Alitalia, UniCredit e Banca Intesa chiudono i rubinetti. Rumors

La compagnia controllata da Cai va verso la conversione del bond da 375 milioni di euro emesso a luglio 2015 con durata 5 anni

Doccia fredda dei soci italiani di Alitalia su nuovi fondi. Secondo le indiscrezioni, Unicredit e Intesa Sanpaolo non avrebbero alcuna intenzione di aprire ancora il portafoglio per far fronte alle nuove difficolta' della compagnia. E del resto gli accordi dell'agosto 2014 con Etihad non lo prevedono.

Inoltre, qualche settimana fa, in un incontro con i vertici del vettore, i rappresentanti delle due banche sarebbero stati espliciti: l'ultimo sacrificio e' stata la ristrutturazione di 995 mln (a spese delle banche azioniste attraverso Cai) che ha permesso a Etihad di salire a bordo pagando il valore esatto dell'azienda in quel momento. Domani mattina il Cda della compagnia dovrebbe procedere alla conversione del bond da 375 milioni emesso a luglio 2015 con durata 5 anni.

La manovra serve agli arabi per coprire le perdite (si parla di oltre 400 mln a fine anno) senza pregiudicare i livelli minimi di patrimonio: il rosso del 2016 portera' infatti il capitale sotto il livello di guardia in presenza dell'impossibilita' di attuare una ricapitalizzazione. Non essendo disponibile Cai, che vanta il 51%, a mettere soldi freschi, dovrebbe sopperire Etihad alla quale pero' è inibito.

Ecco perche' il bond verrebbe convertito da strumento di debito in "strumento finanziario partecipativo", conosciuto come semi-equity, valido sotto il profilo civilistico per il ripianamento delle perdite ma non sotto il profilo del diritto commerciale che nega l'esercizio del diritto di voto e quindi del controllo della compagnia. Va da se' che il possesso dei bond comporta per i titolari qualche privilegio, a cominciare da una corsia preferenziale in caso di distribuzione di utili in futuro.

Il board di domani di Alitalia, oltre a dare il via a un'operazione sul patrimonio che prevede l'accollo a carico di Etihad di 216 mln di euro di debiti, esaminera' le linee generali del nuovo piano industriale. Il piano prevede esuberi, esternalizzazioni, tagli per un totale di 2.000 lavoratori coinvolti come esuberi.

Domani non verranno annunciati dettagli, se ne parlera' solo dopo il referendum del 4 dicembre. Nelle opzioni per il piano industriale sono contemplati due modelli operativi, come se la compagnia venisse divisa in due parti. Il punto chiave e' l'adozione di una struttura vicina alle low cost. Ci sarebbe un modello low cost piu' spinto per il breve e medio raggio: ridotto il personale di terra, bevande e snack a bordo solo a pagamento, abolite o ridotte le sale Freccialata. Anche per il lungo raggio si adotterebbe una struttura low cost.