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Economia
Angelini stufi degli investimenti bancari, dopo Mediobanca mollano Unicredit

Gli Angelini mollano le banche, dopo Mediobanca cedute anche le partecipazioni in Unicredit

La famiglia Angelini molla i propri investimenti bancari. I big italiani della farmaceutica - dopo aver ceduto la propria quota in Mediobanca – escono anche dal capitale di Unicredit. A rivelarlo a Milano Finanza è Emanuele Campagnoli, Ceo della controllata Angelini Investment, società che si occupa di diversificare gli investimenti in diversi settori.

Quelli in Mediobanca e Unicredit erano quote piccole, rispettivamente lo 0,47% e lo 0,06%, ma di peso. La cessione è arrivata per un motivo per preciso, come spiega Compagnoli: “Abbiamo deciso di uscire dal comparto bancario per ribilanciare il nostro portafoglio”. Si chiude, quindi, l’avventura degli investimenti bancari, ma si aprono nuovi orizzonti verso altri settori strategici.

LEGGI ANCHE: Angelini esce da Mediobanca: così riorganizza il suo business

Tra le società quotate, Angelini Investment ha messo nel portafoglio Prysmian (0,38%), Tamburi Investment Partners (10,6%), Digital Magics (0,94%) e Revo (9,1%). Più nutrito invece il pacchetto di partecipazioni in società non quotate, come il 2,35% di Banca del Fucino e l’1,7% di Talent Garden. O le quote nei club deal promossi dal banchiere di Tip Giovanni Tamburi. L’ultimo investimento risale a dicembre con l’ingresso nel capitale di Rina, la multinazionale italiana nata nel 2000 dal Registro Italiano Navale, attraverso la newco E-Tic Coinvest.

Il gruppo, percorso negli anni scorsi da cause legali tra i familiari, è attualmente controllato da Thea Paola Angelini con il 68% (il rimanente 32% è ripartito pariteticamente tra Francesco Angelini e Angelini Finanziaria).

Con la vendita delle quote di Mediobanca e Unicredit la posizione finanziaria del gruppo Angelini si arricchisce ulteriormente ed è chiaro che si alzano le ipotesi di utilizzo della cassa per altre acquisizioni. A fine 2022 il gruppo aveva una posizione finanziaria netta positiva di 630 milioni e vantava depositi bancari per 458 milioni e liquidità in titoli per altri 442 milioni, investire la cassa è quasi un obbligo. Il patrimonio netto sfiora i 3 miliardi a fronte di soli 600 milioni di debiti bancari.






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