Anicav, calano gli investimenti in ettari e minore è la resa del pomodoro
L'associazione degli industriali delle conserve vegetali ha già monitorato con il sistema satellitare il 60% della raccolta dell'oro rosso da industria.
Calano gli investimenti in superfici coltivate a pomodoro da industria e, a poche settimane dalla fine della raccolta, l’Anicav già registra un primo risultato rilevato con il monitoraggio del 60% del raccolto attraverso un’indagine satellitare. Se al Nord il calo è del 10/15% rispetto a quanto contrattato ad inizio campagna, al Centro Sud è lievemente inferiore. Soprattutto se si prende a riferimento la resa del 2017 che ha rappresentato l’anno boom per l’oro rosso . “Sud si tratta di un risultato prevedibile a causa sia del calo degli investimenti in ettari, sia delle avversità atmosferiche”, commenta Giovanni De Angelis, direttore dell’Anicav (nella foto), l’associazione che raggruppa le industrie delle conserve alimentari vegetali. “Quest’anno sono stati messi a coltura oltre 60,5 mila ettari di pomodoro da industria con una riduzione di circa il 6% rispetto al 2017. Il calo -aggiunge De Angelis- si presenta soprattutto nel bacino Centro Sud con particolare riguardo agli areali foggiano e toscano, che hanno subito una contrazione degli ettari investiti dell’8% . Nel bacino Nord la flessione è di circa il 5%”. Le cose dovrebbero andare meglio con l’atteso decreto da parte del ministero delle Politiche agricole sulla costituzione di un’organizzazione interprofessionale e sulla nuova governance del pomodoro da industria per il Centro Sud. “Oltre a favorire il processo d’integrazione di filiera valorizzando il prodotto, l’organismo interprofessionale (interesserà la Toscana, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Umbria, Sicilia e Sardegna, ndr) potrà assicurare un’attenta programmazione ed una condivisa pianificazione, e, nel contempo, garantire il rispetto delle regole e degli accordi raggiunti”.
Per il presidente di Anicav, Antonio Ferraioli, non va tuttavia sottovalutata”l’esigenza di valorizzare le produzioni di qualità, come il pomodoro pelato simbolo del made in Italy nel mondo, per il quale è stato avviato l’iter per l’ottenimento del marchio di tutela Igp che potrà spingere verso una crescita dei consumi e una ripresa del mercato”.
Per l’Anicav resta però prioritario mettere in campo incisive forme di tutela nei confronti delle politiche protezionistiche portate avanti da altri Paesi: la procedura antidumping intrapresa dal governo australiano negli ultimi anni nei confronti delle importazioni di derivati del pomodoro dall’Italia e le misure ritorsive che l’Ue sta adottando nei confronti degli Usa che destano non poche preoccupazioni tra gli operatori del settore.
Il maggiore bacino di produzione di pomodoro trasformato è la Campania, sia per numero di aziende, 70 su 115 operanti in Italia, che per fatturato, circa 1,5 miliardi di euro su 3,1 miliardi a livello nazionale. Da sempre le province di Napoli e di Salerno sono leader nella produzione di derivati destinati al retail, primo fra tutti il pomodoro pelato, prodotto caratteristico delle aziende del Mezzogiorno e simbolo del Made in Italy nel mondo.
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