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Economia
Apple crolla e spaventa le Borse. Balzo dell'oro, risale lo spread

Le Borse europee, con l'eccezione di Milano e Londra (che limitano le perdite), pagano il taglio delle stime di Apple e con esso i timori per un rallentamento della congiuntura globale. Con Wall Street che ha aperto in profondo rosso, Parigi e Francoforte hanno archiviato la seduta con perdite oltre l'1% mentre Piazza Affari, dopo un pomeriggio in altalena, ha ceduto solo lo 0,6%. Lo spread Btp-Bund risale a 275 punti base causa anche la tenuta dei titoli tedeschi percepiti bene rifugio come l'oro (ai massimi da sei mesi). A Milano, l'effetto Apple manda ko il settore dei microchip con St (-11,6%); giu' anche il comparto della moda con Moncler e Ferragamo che cedono rispettivamente il 4,6% e il 2,5%. Per contro, brillano le utility, con Terna (+1,7%) e Italgas (+1,1%), Unipol (+4%) e Telecom Italia (+2%). Ancora forti acquisti sulle "new entry" dell'Ftse Mib: Amplifon e Juventus, sbarcate sul listino principale dopo Natale, salgono rispettivamente del 4,2% e dell'1%. Sul mercato valutario, l'euro risale a 1,14 dollari (da 1,1354 ieri a fine giornata) ma gli acquisti oggi premiano soprattutto le valute rifugio a partire dallo yen con l'euro/yen a 122,8 e il dollaro/yen a 107,6. Il petrolio cede mezzo punto percentuale con il Wti a 46,3 dollari al barile.

Wall Street non sembra trovare il fondo con il Dow Jones arrivato a un certo punto a sfiorare un calo del 3% (poco prima delle ore 17 italiane) mentre Apple subiva un tonfo del 10%, il peggiore da sei anni a questa parte. Alla delusione degli analisti data dal taglio delle guidance sui ricavi trimestrali del produttore dell'iPhone si aggiunge quella dell'Ism manifatturiero americano, a dicembre sceso piu' delle stime e sui minimi di novembre. Il dato segue il Pmi manifatturiero deludente diffuso ieri e sceso a dicembre sui minimi di 15 mesi. Nel mercato montano le preoccupazioni per la tenuta dell'economia americana mentre quella cinese ha spinto Apple a ridurre le sue previsioni sulle vendite.

Sul fronte valutario registrano movimenti significativi, con lo yen in apprezzamento come bene-rifugio (e anche per la scarsa liquidità di queste giornate). L'euro è in lieve calo sul dollaro a 1,1348 e il biglietto verde cede contro la divisa del Sol levante a 106,88. Lo yuan cede 149 punti base sul dollaro dopo che la Banca centrale cinese ha fissato la parità bilaterale a quota 6,8631: a ridosso della chiusura dei listini azionari, il renminbi fa segnare uno spot rate di 6,8774 (+0,26%).

Anche l'oro - porto sicuro in tempi di incertezza sui mercati finanziari - si rafforza portandosi ai massimi da sei mesi: quando gli scambi europei volgono a chiusura, il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,3% a 1.288 dollari l'oncia. "Ancora una volta le difficoltà delle borse spingono al rialzo l'oro. Ma sui mercati pesano soprattutto le aspettative per un rallentamento dell'economia globale nel 2019/2020. Questo scenario potrebbe generare altre frenate dei listini ed anche spingere la Federal Reserve a rallentare il percorso di rialzo del costo del denaro per scongiurare il rischio di una recessione", commenta Carlo Alberto De Casa, analista di ActivTrades. Da non sottovalutare, per l'esperto, "il fatto che, dopo quattro mesi di ribassi, da ottobre in poi il settore defli ETF aurei ha ricominciato a far registrare acquisti: la fame di oro degli operatori appare in continua crescita". Dopo i cali sui mercati asiatici, il petrolio si presenta di nuovo in rialzo a New York, dove le quotazioni avanzano dell'1,48% a 47,23 dollari al barile.

Lo shutdown federale Usa - la paralisi di alcune attività per mancanza di budget - è al suo 13esimo giorno. L'incontro tra il presidente e i leader di tutti i partiti al Congresso è finito senza un accordo. La Casa Bianca ha invitato i legislatori di nuovo a ripresentarsi domani. Tra gli investitori monta la convinzione che la Fed non alzerà i tassi nel 2019. Il mese scorso la Banca centrale Usa aveva detto di prevedere due strette. Stando ai future sui Fed Funds, però, le probabilità che il 2019 finisca con tassi ai livelli attuali o più bassi erano ieri all'87%; all'inizio di novembre c'era il 90% di chance che il costo del denaro sarebbe salito entro la fine dell'anno. Sul fronte macro è positivo e sopra le attese il +271mila segnato dai posti di lavoro nel settore privato, che ha oscurato le 231mila richieste di sussidi per la disoccupazione (gli analisti se ne aspettavano 220mila). Male la discesa a 54,1 punti dell'indice Ism che anticipa l'andamento manifatturiero: pur in espansione, è ai minimi da novembre 2016 e indica che il rallentamento è possibile.

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