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Economia
Apple, dall'allarme all'euforia in 24 ore. Ma la sfida coi cinesi resta aperta

Dalla mela marcia (bilanci società) alla cornucopia (dati economia), in meno di 24 ore.

È bastata una sola seduta per cancellare profonde paure e timore sui mercati internazionali, una seduta di rialzi potenti e inaspettati, forti come il vento di Tramontana che ha spirato ieri a Milano ha cancellato in un sol colpo le preoccupazioni per il rallentamento economico cinese, i fantasmi della Recessione USA, gli scontri politici europei, il tormento dei dazi e soprattutto il dramma Apple.

Dramma dovuto ad un profit warning (allarme utili che precede la stagione delle trimestrali che partirà intorno a metà Gennaio) inaspettato, un calo sulle vendite imputato quasi interamente al rallentamento cinese, in cui i dazi hanno un peso rilevante. Il -10% sul titolo della “mela morsicata” enfatizzato e drammatizzato da Giovanna Botteri, è noto a tutti, come la perdita record di capitalizzazione, come la riduzione sui ricavi dovuto principalmente alla debolezza delle vendite di telefoni cellulari, ma nonostante le notizie siano di dominio pubblico, alcune precisazioni sono doverose.

Prima di tutto i numeri di borsa, è vero che il titolo Apple ha perso lo scettro di società più capitalizzata al mondo, addirittura scendendo dal podio e finendo al quarto posto dietro Microsoft, Amazon e Google, ma è pur sempre vero che il titolo rimane un colosso e i guadagni dai minimi del 2002 sono pur sempre superiori al 10.000% cifre che fanno venire l’acquolina a tutti i risparmiatori.

Secondo, il ribasso di ieri e l’allarme utili che ha fatto un fracasso spropositato, basta dare un’occhiata al grafico e si noterà che il titolo era in tendenza negativa ormai da mesi, con un ribasso dai massimi del 40% circa, forse, questa debolezza di mercato non era poi così imprevedibile.

Terzo, la strategia, e cioè le vendite di cellulari, o più correttamente degli smartphone che ha ormai raggiunto la saturazione di mercato. Qui non siamo davanti a un problema di debolezza nelle vendite causato da un’ipotetica Recessione mondiale o all’inasprimento o all’incertezza dovuta a uno scontro commerciale, bensì stiamo assistendo all’alba di un nuovo trend: il 5G, interamente legato all’Internet of things, un cambio di paradigma e chi tra i colossi riuscirà ad indovinare la strada giusta sarà il vincitore.

Come cantavano gli Abba “the winner takes it all”!Da oggi ed entro i prossimi 5 anni ci saranno sensori e telecamere intelligenti ovunque, questi saranno gli strumenti del nuovo trend, relegando notebook e telefonini alla preistoria. Aggiungiamo poi che se fino a qualche anno fa gli Usa la facevano da padrone oggi i veri forti sono i cinesi. Mentre prima a contendersi lo scettro  c'erano solo Samsung Apple, oggi c'è Xiaomi e Huawei. Dunque se Apple riuscirà a indovinare il prossimo Trend ci potrà essere sicuramente un recupero che cancellerà le attuali preoccupazioni.

Forse a tutto questo Warren Buffett, che ha Apple in carico anche su prezzi superiori agli attuali, ha già pensato per tempo, ma lui ha la pazienza di Giobbe, e voi saprete aspettare?Un altro paragone improprio è quello che ultimamente è stato fatto tra Apple, Microsoft e Cisco, dimenticando che le ultime due, prima di tramontare, quando erano ancora leader indiscusse del proprio mercato (rispettivamente software e networking) operavano in pieno regime di monopolio, con mercati e liquidità in dote ben diverse rispetto ad oggi, mentre Apple si trova concorrenti molto affamati che possono reggere prezzi di vendita molto bassi e per lungo termine, che spendono molto poco in pubblicità e negozi, dettagli tutt’altro che trascurabili.

Nel 2019 dovrebbero uscire i primi dispositivi avvolgibili questo può essere un punto a favore per chi saprà presentare per primo la tecnologia. Inoltre i grandi colossi tra cui Apple stanno già entrando pesantemente nei sistemi di guida autonoma, e tutto quello che riguarderà l’intrattenimento nelle auto sarà una grande scommessa per il futuro.

Incognite che fino a ieri per i mercati erano grandi preoccupazioni, e che invece oggi si trasformano in opportunità.Nella seduta di giovedì è sembrato che Apple fosse diventata il gigantesco indicatore economico che è Fedex, nonostante l’indotto di cui dispone l’azienda di Cupertino, forse il paragone era troppo azzardato.Lo dimostrano i dati sul l’occupazione usciti ieri: +312.000 posti di lavoro in più, salari orari in aumento, con l’aggiunta migliorativa sui posti di lavoro dei mesi precedenti rivisti al rialzo.

Sono consapevole che il dato sul l’occupazione sia un indicatore “ritardato”, non anticipa bensì segue sia nelle fasi di espansione che di rallentamento, però anche una lontana vigilia recessiva necessità di dati sul lavoro ben più ridimensionati degli attuali. Wall Street con il +3% che polverizza la debolezza precedente ha fatto outing sulle sue preferenze per il Toro.

Anche l’Italia, Milano e Piazza Affari beneficiano di questo brindisi rialzista di inizio anno. La prima settimana del 2019 si chiude con 2 sedute su 3 al rialzo, l’ultima di venerdì con un roboante +3,37% per il Mib. Il buongiorno si vede dal mattino?Spazzate via anche qui i timori della politica, della recessione e dello spread, per di più con l’handicap di una Banca Carige ancora commissariata. Neanche immagino cosa potrà succedere con il via libera alla nuova ricapitalizzazione.

Ritornando ai temi internazionali, ad Atlanta si sono ieri riuniti i tre ultimi presidenti della Fed, Bernanke, Yellen e Powell l’attuale presidente in carica, tutti e tre coalizzati nel difendere l’autonomia della sacra istituzione e nel difendere le decisioni pro crescita. Soprattutto Bernanke, l’uomo della cornucopia e dei “germogli verdi” del 2009, ricordate? Germogli ancora in fiore e che non hanno nessuna intenzione di appassire.

@paninoelistino

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