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Economia
Atlantia, i Benetton silurano Castellucci. Via con 13 mln e assistenza legale

E' divorzio fra Giovanni Castellucci e i Benetton. L'amministratore delegato di Atlantia, la sub-holding controllata  da Edizione, la cassaforte della famiglia di Ponzano Veneto e che a cascata controlla Autostrade per l'Italia, si è dimesso. Secondo quanto scrive la Radiocor si tratta una decisione condivisa tra il manager e il board. "In data odierna - si legge nel comunicato - l'ing. Castellucci, dopo aver riferito al consiglio delle iniziative intraprese dopo il Consiglio di amministrazione di venerdì 13 Settembre 2019, ha comunicato la sua intenzione di dimettersi da amministratore delegato e direttore generale di Atlantia". Le dimissioni, precisa la nota, sono state accolte dal Cda, definendo una "risoluzione consensuale con lo stesso".

Nel periodo di transizione fino alla nomina di un nuovo Ceo le deleghe esecutive verranno trasferite in via temporanea a un Comitato composto dai Consiglieri: Fabio Cerchiai, Carlo Bertazzo, Anna Chiara Invernizzi, Gioia Ghezzi e Carlo Malacarne. Il Cda ha inoltre nominato Giancarlo Guenzi, già chief financial officer, direttore generale della società. Inoltre, Tiziano Ceccarani assumerà la carica di chief financial officer e di dirigente "preposto alla redazione dei documenti contabili societari". L'accordo prevede una buonuscita per oltre 13 milioni di euro, ai quali saranno aggiunte le competenze di fine rapporto, a fronte della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

Il pagamento di tale importo avverrà in 4 rate di cui la prima contestualmente alla sottoscrizione dell'accordo, la seconda il 2 gennaio 2020, la terza il 2 gennaio 2021 e la quarta il 2 gennaio 2022. "La società - si legge - si riserva il diritto di non procedere, in tutto o in parte, al pagamento delle rate non corrisposte, nonché il diritto di richiedere la restituzione in tutto o in parte delle rate corrisposte, qualora successivamente alla sottoscrizione dell'accordo dovessero emergere condotte dolose comprovate e accertate, attualmente non note, poste in essere a danno della società o del gruppo". 

Castellucci si è inoltre impegnato a rassegnare le dimissioni da tutte le altre cariche ricoperte in società controllate o partecipate del gruppo. Per l'ex Ceo viene stabilita anche la totale copertura legale. "Per qualsiasi giudizio civile, penale o amministrativo che dovesse coinvolgere l'ing. Castellucci, anche dopo la cessazione dei rapporti, in relazione all'attività resa in esecuzione dei medesimi ogni onere relativo, anche per indennizzi e risarcimenti, ed anche per spese legali e peritali, sarà a carico della società, salvo dovessero emergere condotte dolose comprovate ed accertate", si legge. 

Luciano Benetton
 

"Non fatemi parlare, il cda e' ancora in corso. E' una settimana che siamo sotto shock. Sicuramente ci sara' qualche cambiamento, lo aspettiamo dal cda di oggi", aveva spiegato in giornata Luciano Benetton riferendosi al consiglio di Atlantia che oggi ha visto il titolo rimbalzare in Borsa, segno che il mercato accoglie con favore l'ipotesi della dicontinuità nella governance (+1,57% a fine seduta). Autostrade per l'Italia è stata colpita venerdi' scorso da 9 misure cautelari emesse dalla magistratura di Genova nel quadro dell'inchiesta bis sulla carenza dei controlli delle condizioni dei viadotti Pecetti, in Liguria, e Paolillo, in Puglia.

Oggi tra i dirigenti del gruppo si avverte uno sconcerto maggiore, e ancor piu' timore che dopo il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018. Il momento, infatti, e' delicato per Atlantia dove e' in corso un importante passaggio generazionale. Dopo la morte di Gilberto Benetton, lo scorso ottobre, i rappresentanti dell'ultima generazione della famiglia non sembrano avere una posizione univoca: una situazione d'incertezza per un gruppo che e' leader globale nei settori delle infrastrutture autostradali, aeroportuali e dei servizi legati alla mobilita', con una presenza radicata in undici paesi, fra cui Francia, Spagna, Argentina e Brasile. In piu' c'e' il marchio tessile Benetton con fabbriche dislocate in tutto il mondo.

giovanni castellucci
 

Proprio lo scorso ottobre, Atlantia ha completato non senza fatica il closing per l'acquisizione di Abertis, multinazionale spagnola con sede a Barcellona. Questo laborioso processo ha portato alla costituzione di Abertis Partecipaciones, il cui capitale e' detenuto da Abertis HoldCo, newco spagnola partecipata da Atlantia al 50 per cento piu' un'azione. I negoziati con Florentino Perez, presidente e principale azionista di Acs (che controlla il 30 per cento di Abertis Partecipaciones) non sono stati semplici e gli ultimi sviluppi hanno attirato l'attenzione degli spagnoli.

In questo passaggio cruciale, infatti, le societa' iberiche potrebbero vedere un'occasione di riscatto. Il gruppo Benetton e' investito da un'inchiesta penale che ha causato un brusco scivolone in Borsa; il programma del nuovo governo giallo-rosso prevede una revisione delle concessioni autostradali, e la proprieta' non e' compatta sul futuro dell'azienda. Una situazione che potrebbe mettere a rischio uno dei pochi gruppi industriali rimasti in Italia. Qualora i rappresentanti della nuova generazione decidessero di separare i propri destini, mantenere la proprieta' in Italia non sarebbe semplice. Nel nostro paese, infatti, mancano i capitali necessari a sostenere un'operazione cosi' importante, mentre diversi gruppi stranieri sono alla finestra e osservano gli sviluppi con grande interesse.

Infine, ma non meno importante, c'e' la questione Alitalia. In attesa di capire il destino della possibile "newco" che dovrebbe gestire la compagnia di bandiera italiana, sembra quanto meno improbabile che Atlantia si tiri indietro, dopo che e' stata proprio la holding dei Benetton a chiedere a Ferrovie dello Stato (Fs) un mese e mezzo di proroga, in modo da poter effettuare tutti i passaggi necessari all'acquisizione. Atlantia entrerebbe nella "newco" come partner di Fs, degli statunitensi di Delta Airlines e del ministero dell'Economia.

Proprio Delta si e' detta disposta anche ad assumersi l'onere di un pacchetto superiore al 10%, un'apertura importante, ma l'operazione si dovra' chiudere al termine dell'ultima proroga concessa. Per i Benetton, sfilarsi da una partita di importanza sistemica in un momento di eccezionale esposizione politica e mediatica, sarebbe assai rischioso, ed e' quindi ragionevole credere che l'operazione possa essere portata a buon fine. La fibrillazione all'interno del gruppo Atlantia potrebbe, infine, avere una qualche influenza anche per Generali, la compagnia assicurativa triestina in cui i Benetton posseggono una quota del 4 per cento. Nel maggio scorso la famiglia ha sostenuto attivamente, insieme a Mediobanca ed ai gruppi Caltagirone e Del Vecchio, la conferma del francese Philippe Donnet come amministratore delegato. 

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