Atlantia, trattative Benetton-Perez per spartirsi Abertis. Perde il mercato
Evitata una guerra all’ultima Opa, Atlantia potrebbe lasciare ad Acs le attività spagnole, che valgono circa un terzo del totale
Dopo aver già brillato nella giornata di ieri (+3,7%, miglior risultato di tutto il settore infrastrutture a Piazza Affari), il titolo Atlantia stamane concede il bis salendo di oltre 4 punti in avvio di giornata dopo un’apertura a 27 euro. A rianimare il titolo della holding infrastrutturale che fa capo alla famiglia Benetton è stata l’indiscrezione prime e la conferma poi di trattative in corso con Acs, colosso spagnolo attivo nell’ingegneria per le costruzioni civili che fa capo a Florentino Perez e che contende al gruppo italiano il controllo del leader delle autostrade iberiche, Abertis.
Lo scopo delle trattative pare evidente: evitare una guerra a colpi di Opa e contro-Opa sul gruppo spagnolo attivo nella gestione di infrastrutture per il trasporto e le telecomunicazioni per rilevare il 100% della quale Acs, attraverso la controllata Hochtief, ha offerto lo scorso ottobre 17,1 miliardi di euro in contanti e azioni, valutando Abertis 18,76 in contanti o in alternativa 0,1281 nuove azioni Hochtief per ogni titolo Abertis. Un’offerta superiore di circa il 15% a quanto proposto da Atlantia (15,7 miliardi di euro in tutto), la cui offerta è stata autorizzata solo a fine gennaio dal governo spagnolo.
Per il gruppo italiano si prospettava dunque la possibilità di procedere ad un ulteriore rilancio misto contanti-azioni del valore di circa 3 miliardi, che il mercato si attendeva potesse essere annunciato subito a ridosso delle elezioni politiche italiane una volta avuto un quadro politico nazionale più chiaro, per la gioia di piccoli e grandi (come Caixa, proprietaria del 22,5% di Abertis, piuttosto che Tci e la famiglia Vilar, ritenuti vicini ai Benetton) azionisti. Rilancio che invece, a questo punto, probabilmente non ci sarà, consentendo ai Benetton di risparmiare munizioni da utilizzare poi per l’integrazione tra Abertis e Atlantia e l’ulteriore sviluppo del gruppo che potrà nascere e ad Acs di mettere le mani sulle autostrade spagnole, che rappresentano circa il 30% del valore di Abertis.
Un passo indietro che potrebbe penalizzare la crescita di business come Telepass, ma che smorzerebbe definitivamente i timori “politici” sorti attorno all’operazione, con ciò eliminando il rischio regolatorio per Atlantia, oltre ad evitare ad Acs di indebitarsi eccessivamente mettendo a rischio il proprio merito di credito.
Vi sarebbe dunque una convergenza d’interessi, anche perché ciò che rimarrebbe in Abertis consentirebbe comunque ad Atlantia di ottenere una maggiore diversificazione delle proprie attività, manterrebbe una buona parte delle sinergie (stimate tra i 6 e gli 8 miliardi di euro) ed eviterebbe un’eccessiva diluizione a livello di utili per azione.
Dopo la conferma delle trattative il titolo Abertis cede il 4% abbondante a Madrid tornando sui 18,6 euro (dunque al di sotto del valore dell’offerta di Acs), segnale inequivocabile che il mercato crede che la spartizione del gruppo è ormai cosa fatta, si tratta solo di vedere in che percentuale la “preda” sarà divisa tra i due cacciatori.
Ma cosa potrebbe far deragliare le trattative? Ad esempio se Acs si impuntasse per mettere le mani anche su tutte le attività europee di Abertis, lasciando ai Benetton solo le attività in America Latina.
E’ un’ipotesi che non può essere del tutto esclusa, ma al momento sembra residuale: per finanziare la sua offerta Perez aveva infatti già previsto di cedere il 34% dell’operatore di torri telefoniche Cellnex Telecom detenuto da Abertis, oltre al 57% del provider satellitare Hispanasat e ad una quota di minoranza delle autostrade francesi Sanef (finora controllate al 100%). Difficile che ora voglia ripensarci, tanto più se i grandi azionisti di Abertis daranno il loro assenso alla spartizione.
Luca Spoldi