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Economia
Autostrade, dalla Commissione Ue regalino da 8 miliardi ai Gavio e ai Benetton

Natale è passato da un pezzo, ma per i concessionari autostradali italiani è ancora tempo di regali: la Commissione Ue ha infatti approvato i piani italiani (già comunicati dal ministro Graziano Delrio alla commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager lo scorso luglio) per prorogare due concessioni autostradali e imporre un massimale ai pedaggi, in base alle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. Secondo la Commissione Ue questo consentirà di sbloccare 8,5 miliardi di euro di investimenti, riducendo nel contempo l'impatto sugli utilizzatori e limitando le distorsioni della concorrenza.

Ma alcuni tra i commentatori più maliziosi hanno già ricordato come il Codice degli Appalti vietasse espressamente le proroghe di concessioni autostradali, che invece sono state concesse per l’autostrada A4 (Torino-Milano), gestita dal gruppo Gavio, per la quale la concessione era scaduta il 30 giugno dello scorso anno e che è già alla terza proroga non avendo mai vista da 50 anni in qua alcuna procedura competitiva, e per l’intera rete in Italia di Autostrade per l’Italia (gruppo Benetton).

Due “regalini” che secondo Luciano Malan (senatore di Forza Italia che a febbraio aveva presentato al riguardo un’interrogazione indirizzata a Delrio) avrebbero potuto equivalere ad “almeno otto miliardi di vantaggio” per i due gruppi privati, visto che per il gruppo Gavio la A4 presenta un margine  “pari a circa 300mila euro al giorno” e che Autostrade per l’Italia avrebbe potuto aumentare i pedaggi del 2,5% l’anno, “il che porterebbe nel giro di vent’anni a un incremento pari a ben il 64%”, equivalente ad una remunerazione attraverso i pedaggi del denaro investito “a un tasso di interesse del 7,95%”.

In realtà nella versione definitiva il via libera Ue prevede una proroga quadriennale fino al 2030 per la Torino-Milano e una proroga quadriennale della concessione fino al 2042 per la rete italiana di Autostrade per l’Italia. Sia Gavio sia i Benetton potranno poi aumentare i pedaggi “in linea di principio” non oltre il tasso di inflazione maggiorato dello 0,5% (il che significherebbe, attualmente, non oltre l’1,3% visto che a marzo l’inflazione è risultata pari allo 0,8%).

In cambio della proroga, inoltre, il gruppo Gavio dovrà completare la Asti-Cuneo, mentre i Benetton dovranno portare a termine tempestivamente la bretella della “Gronda di Genova”. I benefici ottenuti dai due gruppi, dunque, dovrebbero tradursi in altrettanti benefici per gli utenti finali. Ma, come già sottolineato da Malan, la Asti-Cuneo avrebbe dovuto vedere la luce già nell’agosto 2013, mentre per la Gronda di Genova Autostrade per l’Italia ha già ottenuto un prestito di 1,7 miliardi di euro da parte della Cassa Depositi e Prestiti, a un tasso inferiore al 2% annuo.

Nel primo caso i Gavio sono dunque in abbondante ritardo, nel secondo i Benetton hanno trovato un finanziamento a tasso agevolato da parte di un’istituzione finanziaria controllata per l’83% dal Tesoro e che dovrebbe tutelare il risparmio postale, impiegandolo in modo da massimizzarne il rendimento senza correre rischi eccessivi.

Sullo sfondo resta poi il mistero delle concessioni di Autostrade del Brennero e Autovie Veneto, entrambe scadute (la prima fin dal 2014, la seconda il 31 marzo 2017) ma in regime di proroga. Il governo Gentiloni finora ha evitato accuratamente di aprire procedure competitive: arriverà anche qui qualche “regalino” in cambio di investimenti che avrebbero già dovuto essere fatti o che saranno finanziati indirettamente dagli stessi automobilisti italiani?

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