Autostrade, i danni di un approccio affrettato e punitivo
Punire frettolosamente Autostrade con la revoca ha già provocato la perdita di un quarto del valore del titolo
Fa bene il Governo a sostenere di voler rinegoziare la concessione di Autostrade. E’ chiaramente troppo squilibrata a favore di Autostrade, come gli esperti sostengono da tempo. Le tariffe autostradali sono cresciute molto più dell’inflazione a fronte di sempre minori investimenti ( le poche nuove autostrade come la Brebemi e la Pedemontana non le ha fatte Autostrade ). Gli aumenti delle tariffe per fare nuovi investimenti vengono pagati prima che gli investimenti vengano effettuati e se poi le opposizioni locali le rallentano o le bloccano ( come è stato per la Gronda) , le tariffe aumentano comunque e Autostrade ha un vantaggio di ricavi in più a fronte di investimenti non fatti . Autostrade affida poi gli investimenti a sue società e i margini li prende lei . La lista di vantaggi è lunga .
Purtroppo il Governo non si limita a volere rinegoziare ma , spinto dal desiderio politico di punire Autostrade e dalle sue ideologie neo stataliste, fa dichiarazioni confuse e frettolose guidate dalla politica che rischiano di fare danni a contribuenti e automobilisti e far perdere credibilità sui mercati.
Intanto , punire frettolosamente Autostrade con la revoca, prima che le indagini appurino le sue effettive responsabilità e prima di definire le modalità di rinegoziazione ed eventuali indennizzi, ha già provocato la perdita di un quarto del valore del titolo non solo per i Benetton , ma per il 70 percento degli altri azionisti, quasi tutti fondi internazionali.In parte ciò è inevitabile se il governo riuscirà effettivamente a ridurre le tariffe rinegoziando la concessione. E per gli azionisti si dirà , “ se lo meritano , hanno investito a rischio comprando una concessione eccessivamente redditizia e gli è andata male. Sono le leggi del mercato”. Ma, se poi alla fine lo” sconto” ( tariffe più basse) per gli automobilisti e la conseguente perdita di valore economico per gli azionisti dovessero essere inferiori alle attese, il sistema delle concessioni italiane avrà comunque subito presso gli investitori internazionali una pesante perdita di credibilità.E questo si intravede già , perché in borsa hanno perso altri titoli autostradali , come il gruppo Gavio. Ma non è il solo rischio. Aver dichiarato Autostrade colpevole senza aspettare i risultati delle indagini e sbandierato ai quattro venti l’obbiettivo politico della nazionalizzazione potrebbe indebolire la posizione dello stato nell’inevitabile contenzioso legale:i legali di Autostrade potranno sostenere che la revoca non e’ causata da una colpa di Autostrade ma da un nuovo obbiettivo politico del governo.
Meglio sarebbe stato aspettare i risultati delle indagini , definire una piattaforma negoziale e agire con prudenza salvaguardando l’interesse dei contribuenti ( che dovranno eventualmente indennizzare loro con le tasse gli azionisti di Autostrade) e degli automobilisti per le tariffe future.
L’ idea poi di nazionalizzare Autostrade non aggiunge solo confusione . E’poco chiara e rischia di provocare gravi disastri . E’ vero che in Europa molte Autostrade sono pubbliche e spesso senza pedaggio, ma i regolatori dei trasporti tedeschi e francesi si sono dimostrati più affidabili degli italiani e poi l ‘Italia ha seguito nei decenni una politica dei trasporti diversa da quella del centro Europa , fare pagare i pedaggi e sussidiare i trasporti locali .
“ Nazionalizzare “ è un termine troppo vago. Se il governo intende revocare la concessione e affidarla a un ente a controllo pubblico, ma operante sul mercato ( Fincantieri/CDP?), la normativa europea prevede che ciò avvenga attraverso una gara. La tragedia di Genova potrebbe essere un’attenuante nei confronti dell’Europa , ma sorgerebbe un altro contenzioso in un momento in cui sembra che il governo stia tentando di smussare i toni antieuropei. Vale veramente la pena di aprire un fronte su questo tema o è meglio farlo su altri fronti più razionali ?
Il governo sbaglia decisamente se invece pensa di revocare la concessione e passarla all’ANAS così come è oggi – interamente dentro un perimetro del Ministero , ovvero non solo di proprietà pubblica ma anche priva di rischi di mercato e con i suoi conti totalmente consolidati nella contabilità dello stato. Questa ANAS non si è dimostrata un modello di efficienza e sicurezza in tutti questi anni e ha rivelato troppo spesso un legame poco sano con la politica . La lista di scandali e incidenti è lunga : crolli di viadotti , una ventina di procedimenti penali e sette richieste di risarcimento per sinistri mortali e una maxi inchiesta e rinvio a giudizio per 52 persone per un giro di tangenti.
Invece di parlare di “nazionalizzazione”, il governo deve chiarire cosa scegliere tra tre opzioni : 1 rinegoziare con Autostrade e lasciarle la concessione 2) rimettere la concessione a gara , indennizzando gli azionisti 3) revocare la concessione e restituirla( assieme alle seimila persone che lavorano in Austostrade – all’ANAS che è il concessore ( assieme alla struttura di Autostrade) . Ma non quella di oggi , bensì un ‘ANAS “ privatizzata “ , con tutt’altro livello di efficienza, trasparenza e indipendenza dalla politica. Da poco tempo ha un nuovo vertice con buone credenziali , ma impossibilitato a fare alcunchè nell’attuale architettura amministrativa e organizzativa.
Scegliere e attuare la scelta non è facile. Richiede professionalità , idee chiare , esperienza , voglia di agire e non solo di parlare e criticare . Questa tragedia crea la occasione a questo governo di fare qualcosa di giusto e importante in modo pragmatico e senza ideologie.
Vediamo se sarà capace di sfruttarla
Roger Abravanel da meritocrazia.corriere.it
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