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Economia
Banca Etruria, nuove omissioni del Pm su Boschi sr. Faro della commissione

Il procuratore di Arezzo Roberto Rossi finisce nuovamente nel mirino della commissione di'inchiesta parlamentare per alcune "omissioni" nella vicenda Banca Etruria e Pierluigi Boschi, il padre dell'ex ministro per le Riforme (ora sottosegretaria) ingagato per falso in prospetto in relazione all'emissione nel 2013 dei bond subordinati. Lo scrive il Corriere della Sera, ricostruendo come durante l'audizione del 30 novembre scorso a palazzo San Macuto il magistrato aveva minimizzato sulla posizione del banchiere lasciando intendere che gli accertamenti sul suo conto fossero terminati e lui fosse di fatto fuori.

"Boschi - aveva spiegato Rossi - non è tra i rinviati a giudizio per bancarotta. Non so perché si dimentica sempre che Boschi entra nel Cda nel 2011 come amministratore senza deleghe. Diventa uno dei due vicepresidenti nel maggio 2014 assieme a Rosi.

Noi sulla responsabilità per la bancarotta vediamo i comportamenti e questi discendono dalle delibere. I conflitti di interesse li abbiamo tutti evidenziati, per noi i crediti valgono se vanno poi in sofferenza altrimenti non costituiscono il reato bancarotta".

Peccato che dopo che Rossi aveva chiesto il 28 settembre la proroga dell’indagine per bancarotta fraudolenta al gip, e accolta dallo stesso due mesi dopo il 28 novembre 2017, esattamente due giorni prima che Rossi si presentasse in Parlamento, il magistrato non ne avesse fatto cenno davanti alla commissione presieduta da Pierferdinando Casini. Come mai? Un nuovo mistero che si aggiunge alle “omissioni” sull’altro fascicolo per l’accusa di falso in prospetto che vede Boschi tra gli indagati e del quale il magistrato non aveva parlato e su cui in Parlamento vogliono far luce.

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