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Economia
Banca IMI: utile netto sale del 28% a 240 milioni nel primo trimestre

Banca IMI: utile netto sale del 28% a 240 milioni nel primo trimestre.

Il Consiglio di Amministrazione di Banca IMI, la banca d’investimento del Gruppo Intesa Sanpaolo guidata dall’amministratore delegato Mauro Micillo e dal direttore generale Massimo Mocio, si è riunito ieri sotto la presidenza di Gaetano Miccichè e ha approvato i consuntivi individuale e consolidato al 31 marzo 2019.

Il consuntivo trimestrale evidenzia un utile netto consolidato di 240 milioni di euro. Il risultato si mostra in aumento di quasi il 28% rispetto ai 188 milioni al 31 marzo 2018 grazie all’andamento dei ricavi, caratterizzati da un robusto livello di interessi netti e dai profitti da operazioni finanziarie.

Il margine di intermediazione si posiziona a 517 milioni di euro (+18,7%). Alla sua formazione hanno contribuito le attività di Capital Markets per 437 milioni di euro e di Investment Banking e Structured Finance per 80 milioni di euro.

Il risultato della gestione operativa si porta a 401 milioni di euro (+25,8% rispetto al 31 marzo 2018) per effetto dell’andamento del margine d’intermediazione, a fronte di costi operativi sotto controllo (a 116 milioni, in flessione del -0,6%). Il cost/income ratio è al 22,5% rispetto al precedente 26,9%.

Accantonamenti, rettifiche di valore nette e altri oneri incidono per complessivi 50 milioni di euro; l’importo include 41 milioni quale stima dell’onere a conto economico per i contributi dovuti per il 2019 al Fondo di Risoluzione Unico Europeo.

Il totale attivo di bilancio supera i 195 miliardi dai 165 miliardi del 31 dicembre 2018. Coerentemente, i Risk Weighted Assets salgono a 34,4 miliardi di euro dai precedenti 30,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2018; la crescita è equamente dovuta ai requisiti richiesti per rischio di credito e per rischio di mercato.

I fondi propri ai fini della vigilanza al 31 marzo 2019 sono pari a 4.783 milioni di euro, ed includono una nuova emissione di strumenti Additional Tier 1 per 400 milioni a fine marzo; integralmente sottoscritta dalla Capogruppo, l’emissione rientra nella strategia di rafforzamento patrimoniale di Banca IMI S.p.A..

Nella determinazione dei fondi propri Banca IMI si è avvalsa, per il secondo anno ed in linea con l’impostazione adottata dal Gruppo Intesa Sanpaolo, della facoltà di attenuare l’impatto dell’introduzione dell’IFRS9 per la quota di impairment contabilizzata in sede di First Time Adoption del nuovo principio (c.d. approccio “statico”). Il Common Equity Tier 1 Ratio, il Total Capital Ratio ed il Leverage Ratio così determinati si portano rispettivamente al 9,2%, 13,9% e 4,2%.

Mauro Micillo, Amministratore Delegato di Banca IMI, ha dichiarato: “I risultati del primo trimestre 2019 ci rendono orgogliosi del lavoro svolto e del percorso fin qui intrapreso. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che già aveva registrato performance molto incoraggianti, l’utile netto è cresciuto del 27,7%, attestandosi a 240 milioni di euro, grazie in particolare all’andamento dei ricavi, caratterizzati da un forte livello degli interessi netti e dei profitti derivanti da operazioni finanziarie. Il risultato della gestione operativa è aumentato del 25,8%, portandosi a 401 milioni di euro, merito specialmente dell’aumento di quasi il 19% del margine di intermediazione e della costante attenzione ai costi operativi, scesi dello 0,6%. Il cost/income è infatti sceso dal 26,9% al 22,5%. Nonostante un trimestre caratterizzato da uno scenario non certo favorevole, Banca IMI ha raggiunto e superato traguardi sfidanti portando a termine operazioni di finanza strutturata e di investment banking, con una significativa parte dei ricavi provenienti dalla clientela non domestica. Vogliamo certamente continuare ad essere la banca d’investimento leader in Italia ma, al contempo, aumentare le nostre attività all’estero anche grazie allo sviluppo del progetto Originate To Share che a breve entrerà ancor più nel vivo. Con la Divisione CIB di Intesa Sanpaolo siamo già presenti in 25 Paesi con numerose filiali e uffici di rappresentanza raggruppati nei quattro Hub di Londra, New York, Dubai e Hong Kong e puntiamo ad aumentare il nostro peso fuori dai confini nazionali”. 

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