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Economia
Banche, 25 mila lavoratori a casa. Il conto di crisi e automazione

A Piazza Affari i titoli bancari rimbalzano dopo alcune sedute difficili, con Bper Banca a guidare la carica grazie alla pubblicazione dei risultati dei primi nove mesi dell’anno, apparsi superiori alle attese, e alle rassicurazioni date dal management circa il fatto che l’istituto non avrà bisogno di ricorrere ad aumenti di capitale. Ma il settore resta sotto i riflettori in tutta Europa perché oltre al tema del rafforzamento patrimoniale, la rivoluzione digitale continua a minacciare migliaia di posti del lavoro.

mustier messina
 

Si prenda il caso di Deutsche Bank, dove il Ceo John Cryan è sempre più sotto pressione da parte degli azionisti perché nonostante gli sforzi non si notano ancora segnali di particolare ripresa per il primo gruppo bancario tedesco, che aveva annunciato di voler tagliare 9 mila posti di lavoro nell’ambito del piano industriale 2016-2020, ma di questi ne ha finora tagliati solo 4 mila.

Cryan in un’intervista al Financial Times ha sbottato: “Impieghiamo 97 mila persone, quando i maggiori concorrenti impiegano circa la metà di questo numero”. Come dire che a rischio da adesso in poi sarebbero non 5 ma 45 mila posti di lavoro.

Del resto essere “troppo manuali”, ha spiegato Cryan, cosa che “rende inclini all’errore e troppo inefficienti”, “c’è molto che possiamo fare grazie al machine learning e alla meccanizzazione” ha concluso Cryan.

marco morelli
 

In Italia le cose non sembrano poter andare molto diversamente, anzi, col problema della necessità di reperire risorse. Nel complesso si stima che gli esuberi del settore bancario costeranno alle banche italiane 5 miliardi di euro, solo in parte (1,3 miliardi al momento) a carico dello Stato, cosa che rischia di mettere nuovamente sotto pressione i titoli in borsa, in vista di possibili ulteriori richieste di mezzi freschi al mercato.

Tra coloro che hanno già annunciato nuove riduzioni del personale, Unicredit fa la parte del leone con 3.900 uscite volontarie previste. Intesa Sanpaolo, impegnata nell’integrazione della parte “sana” di Bpvi e Veneto Banca, parla a sua volta di 3.900 esuberi complessivi, Mps dopo la ricapitalizzazione precauzionale ha fatto salire il conto a 4.800 esuberi, Ubi Banca punta a tagliare 2.750 posti (più altri 1.500 da eliminare nelle tre ex “good bank” CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche), Banco Bpm di 1.800 posizioni da eliminare, mentre in Banca Carige il conto è già salito a 1.000.

Victor Massiah
 

Sommata i quasi 800 dipendenti da mandare a casa in Bnl Bnp Paribas, le 585 posizioni da tagliare in Bper Banca e qualche centinaia in Banca popolare di Bari e il conto è fatto: oltre 21 mila posti di lavoro sono già destinati a sparire, ma il conto complessivo appare destinato a superare almeno le 25 mila unità (anche se il saldo netto sarà minore grazie alla prevista entrata di alcune migliaia di giovani).

Si tratta dell’8% dei circa 300 mila occupati attuali, a fronte di una rete di circa 30.500 sportelli (alcune migliaia dei quali chiuderanno nei prossimi anni), ma il peso degli esuberi potrebbe ulteriormente salire nel caso, probabile, di nuove fusioni e acquisizioni. Una “mina” che rischia di detonare in modo fragoroso sotto campagna elettorale.

Luca Spoldi

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