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Economia
Dal Cdm ancora aiuti alle banche


Nell'ultimo Consiglio dei Ministri tenutosi il 29 aprile scorso è stato approvato, tra l'altro, il decreto legge che prevede di rimborsare coloro che, avendo investito decine di migliaia di euro in obbligazioni non garantite dalle 4 banche recentemente fallite (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara), hanno perduto dall'oggi al domani i risparmi di un'intera vita.

Attenzione però: commentando questo provvedimento Renzi ha dichiarato "spero che questo decreto risolva in maniera definitiva i problemi del mondo bancario". Ecco, qui sta il centro del problema: il decreto legge - di cui ancora non si conosce il testo ufficiale e definitivo in quanto i ministeri competenti lo stanno ancora "limando" - si propone fondamentalmente (l'ha detto il Capo del Governo) di risolvere i problemi delle banche. A quanto si conosce infatti non saranno rimborsati né tutti coloro che sono stati "imbrogliati" da queste banche né il totale delle somme "rubate": si parla infatti di un 80% degli importi investiti in obbligazioni da restituire però soltanto a chi ha redditi inferiori ai 35.000 euro l'anno e sempre che abbia sottoscritto le obbligazioni entro il 12 giugno 2014. Per gli altri si vedrà.

E non è tutto. Sempre secondo il testo c.d. "ufficioso" verrebbero disposti anche specifici provvedimenti in favore di tutte le banche - lo ha detto ufficialmente Padoan, Ministro del Tesoro, secondo cui "c'è eccesso di occupazione nelle banche, che andrà gestito … con meccanismi che facilitano l'uscita dal lavoro dei bancari vicini alla pensione". Lo ha confermato l'Ansa che, in un apposito comunicato, ha precisato che "si amplia l'operatività del Fondo bancario di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito. Per agevolare la gestione degli esuberi di personale, l'indennità di sostegno al reddito può essere erogata fino a sette anni, anziché cinque come previsto attualmente, prima che il soggetto raggiunga i requisiti per la pensione".

Altre agenzie parlano invece del pagamento a carico del Bilancio dello Stato del T.F.R. maturato da tutti i bancari che andranno in prepensionamento.
E' questo il punto più grave ed ingiusto dell'intero provvedimento: l'aumento della già grandissima disparità di trattamento tra i dipendenti del credito che vanno in pensione in anticipo e tutti gli altri lavoratori.

Mentre infatti per questi ultimi si parla da anni e a fatica della possibilità di un anticipo della pensione fino ad un massimo di 4 anni, per ottenere il quale però ci sarebbe una forte riduzione della pensione (8/10 per cento) e l'obbligo di sottoscrivere pesanti e costose fidejussioni bancarie, i dipendenti del credito possono andare in pensione con un anticipo di 5 anni e, invece di avere una pensione ridotta, hanno addirittura - oltre a incentivi specifici e rilevanti, pagati dalle banche - il diritto di ottenere da subito una pensione maggiorata. Secondo  quanto a suo tempo concordato con un apposito contratto collettivo tra le rappresentanze datoriali e sindacali del settore, l'importo della pensione anticipata viene infatti maggiorata sin dal primo mese di pagamento aggiungendo a quelli già versati i contributi previdenziali che le banche avrebbero versato in favore del proprio dipendente nel caso in cui fosse rimasto al lavoro fino all'ordinaria data di maturazione della pensione.

Dunque un regalo di contributi e di importi anche di 5 anni per i bancari prepensionati, a fronte di una pesante riduzione della pensione per tutti gli altri lavoratori.

Ecco spiegato perché mentre i dipendenti delle banche hanno sempre accettato (anzi desiderato) di smettere di lavorare (tutti i prepensionamenti sono stati "volontari" e mai "imposti") tutti gli altri lavoratori per non essere licenziati o messi in mobilità sono costretti da sempre a scioperare a volte anche per più mesi consecutivi.

Ed ecco perché credo sia davvero giunta l'ora di dire basta ai favori alle banche, un settore fin qui pesantemente aiutato da tutti i Governi che si sono via via succeduti, a cominciare dal Governo Monti che varò dall'oggi al domani la Riforma Fornero che ha aumentato anche di 8/10 anni l'età pensionabile, con tutte le pesanti ripercussioni morali e materiali per decine di migliaia di esodati, ancora in parte non risolte.

Ed oggi, mentre si parla di penalizzare ulteriormente tutti coloro che non ce la fanno più a lavorare ancora per anni soprattutto nei tanti lavori faticosi ed usuranti, il Governo se ne esce con un nuovo provvedimento di favore per le banche.

E' vero, i sindacati del settore bancario (chiaramente in pieno accordo con le organizzazioni datoriali) dicono che questi prepensionamenti totalmente a carico delle banche sono "troppo costosi": il sindacato Fabi parla di un costo per ciascun prepensionato di circa 200.000 euro. Ma gli accordi sul prepensionamento - oltre che sempre modificabili - non sono stati imposti da nessuno, nascono da un contratto collettivo liberamente e volontariamente sottoscritto ormai da più di 15 anni da tutte le parti sociali del settore.

E' vero, i dipendenti delle banche sono troppi, ma sono le banche stesse che hanno aperto un numero enorme di sportelli (spesso più numerosi dei negozi di alimentari in tanti paesi e in certi quartieri di Roma) e questi errori non possono e non debbono ricadere sulle spalle di tutti.
L'Italia, secondo le ultime statistiche, ha una disoccupazione giovanile ancora da 3° mondo e milioni di persone sotto o vicine al livello di povertà assoluta.

A fronte di questa situazione e dei milioni di anziani con pensioni da fame è ora che i partiti (almeno quelli di opposizione vera e non solo di facciata) e i sindacati confederali (sempre che esistano ancora e non si limitino a sfilare in cortei quasi sempre inutili) facciano un fronte comune per dire no a questi ingiusti ed assurdi aiuti alle banche.

Il rischio, anzi il pericolo concreto, è che l'allungamento da 5 a 7 anni del prepensionamento dei bancari e/o l'accollo da parte dello Stato del loro T.F.R. venga pagato per l'ennesima volta da tutti noi cittadini, privi ormai, di fatto, di una valida ed efficace rappresentanza politica, come già avvenuto per l'Alitalia e per tante altre grandi aziende a rischio fallimento.

Quale che sia il testo effettivo di questo decreto legge, dobbiamo ricordarci che può essere modificato anche radicalmente in sede di discussione in Parlamento.

Ed è giusto e doveroso che quello che sarà il comportamento che i vari partiti e pseudo partiti terranno in sede di conversione di questo decreto venga attentamente seguito da tutti noi per poi trarne concrete conseguenze almeno in sede di voto amministrativo o politico.

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banche aiuti





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