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Economia
Banche, inutili le parole di Renzi. Gli investitori sperano in Draghi

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Non ci sono parole che tengano contro le vendite sui titoli bancari che si sono abbattute in Borsa, in particolare su quelli italiani. Con le misure approvate dal Consiglio dei ministri la notte scorsa "il sistema bancario è più solido", ha sentenziato convito il premier, Matteo Renzi, nell'illustrare i contenuti dei provvedimenti nel corso di una conferenza stampa svolta nella notte dopo un lungo Consiglio dei ministri durato circa 3 ore. Fra i provvedimenti varati dall'esecutivo infatti la riforma delle Bcc, quella diritto fallimentare e la ratifica dell'accordo con l'Ue per la garanzia sulle cartolarizzazioni per la cessione delle sofferenze.

Peccato che per il mercato, reduce da un rimbalzo consistente (ieri Piazza Affari ha portato a casa oltre il 5%), il nuovo intervento del governo e le dichiarazioni del primo ministro italiano siano state solo un rumore di sottofondo, privo di effetto. Alle 12.30 la Borsa di Milano fa -4,38%, maglia nera d'Europa (Londra -2,43%, Francoforte -2,67% e Parigi -3,52%). 

Parlando delle Bcc, Renzi ha spiegato che entreranno in un gruppo con un patrimonio di 1 miliardo e sarà "un grande ombrello di salvataggio e coesione perche' nel sistema delle Bcc ci sono esempi di straordinaria buona gestione ed e' un modello che non va buttato via ma difeso e protetto". "Abbiamo ricevuto una proposta di autoregolamentazione dalle Banche di credito cooperativo e tra queste - ha aggiunto Renzi - ci sono esempi di straordinaria buona gestione, gente valida di grande livello ed è un modello che non va buttato via, non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca, quindi è un modello che va difeso e protetto".

Di conseguenza, ha aggiunto, "le banche di credito cooperativo sono state da noi stimolate a preparare un piano, ce lo hanno presentato e, per larghissima parte, è stato accolto dal Cdm. Il progetto di autoregolamentazione comporta la creazione di un gruppo che come minimo avesse un miliardo di patrimonio. Possiamo immaginare che da qui ai prossimi 18 mesi ci sara' un unico gruppo che costituisce un grande ombrello di salvataggio e di coesione per tutte le banche che decideranno di stare in questo gruppo". Il decreto prevede poi la ratifica dell'accordo europeo sulla garanzia pubblica alla cartolarizzazione dei crediti bancari in sofferenza.

"Faremo tutto quello che è necessario per risolvere definitivamente la questione degli Npl, nelle modalità previste dalle regole europee", ha spiegato Renzi aggiungendo che "non siamo preoccupati per il sistema italiano. Diamo pero' un ulteriore segno ai banchieri di fare tutto ciò che è possibile per andare nella direzione di un consolidamento". Il premier ha inoltre messo in evidenza come "ci auguriamo che la riforma delle banche popolari sia recepita nel modo piu' intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia".

Insomma, quelle messe in campo dal governo sono tutte misure che rafforzeranno il sistema bancario italiano. Ma il mercato è sordo. I motivi li ha spiegati stamane in un colloquio con Affaritaliani.it Mario Spreafico, direttore investimenti di Schroders Italia. "C'è un'intonazione generale che tende nel complesso a colpire le banche un po' strumentalmente. Non vedo una motivazione reale: come al solito, siamo agli eccessi", ha affermato l'esperto. "Siamo in uno scenario in cui le banche fanno fatica a fare redditività, dopo esser state colpite in tutta Europa da un processo di ricapitalizzazione", ha aggiunto Spreafico. "E' chiaro che si tende ad esagerare nel ritenere che in un contesto di mercato in cui i rischi di deflazione sono molto forti e di mantenimento quindi di tassi a zero ancora per molto tempo le banche possano fare un'enorme fatica a fare redditività in un'economia che ha difficoltà a recuperare. Questo è quello che sta succedendo di base", ha aggiunto poi.

Ma per Spreafico nel complesso c'è un altro fattore che spiega i cali, sempre però in maniera "del tutto irrazionale". "Le vendite sono anche un effetto dell'eccesso di liquidità degli anni passati, tema su cui l'Italia è arrivata un po' in ritardo rispetto agli altri Paesi. Abbiamo avuto una situazione generale degli attivi finanziari e mi riferisco al mondo dei titoli di Stato e dei mercati obbligazionari investment grade che rendevano a tassi praticamente bassissimi. Quindi, la maggior parte degli investitori era stimolata ad aumentare le porzioni di investimento nel capitale di rischio (sui mercati azionari, quindi, ndr), situazione che ha creato una sorta di congestione". 

Oltre a questi fattori, l'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni ha aggiunto "l'operazione portoghese del Novo Banco - ha spiegato martedì nel corso della conferenza stampa di presentazione del bilancio 2015 - istituto colpito da un bail-in che ha coinvolto anche gli obbligazionisti senior. Scelta che ha impattato negativamente, nel Sud Europa, e che il mercato non ha gradito, perché teme possa essere ripetuta in altri Paesi", come il nostro.

Quando finiranno, però, le vendite? Il numero uno di UniCredit non ha dubbi: "Ad essere realisti non a breve. Finché non si materializzeranno ragioni per invertire la tendenza in un mercato alla loro ricerca, è difficile pensare che il trend si blocchi. C'è bisogno di qualche segnale forte da parte delle banche centrali o dei governi".

Se Renzi, però, come visto oggi ha le armi spuntate, gli occhi degli operatori sono tutti puntati sulla Bce affinchè intervenga a calmare le acque in un mercato fuori controllo, preda della volatilità e vittima anche degli shortisti che fanno da market mover premendo sui ribassi. Come? O abbassando il tasso di deposito sui fondi che le banche parcheggiano presso l'Eurotower ed eventualmente alzando la dimensione degli acquisti mensili  di bond nell'ambito del quantitative easing (portandoli a 80, 90 o 100  miliardi). Basterà? A marzo la seconda mossa potrebbe incontrare l'opposizione della Bundesbank, i mercati lo sanno e picchiano l'Europa come non mai.

 

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