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Economia
Banche, la pulizia non è finita. Ma Intesa vale una scommessa. Analisi


La pulizia dei bilanci bancari italiani avanza, ma è lontana dall'essere completata secondo gli analisti di Credit Suisse che in un report diffuso stamane notano come dopo il recente rimbalzo (+14% dal 24 febbraio a oggi) i titoli delle maggiori banche italiane trattino ormai in linea con i concorrenti dell'Eurozona, almeno su basi relative.
Il che, forse, è un problema, almeno prospetticamente, visto che le banche italiane debbono inviare alla Bce i propri piani per la dismissione di Npl (crediti non performanti) entro fine marzo, con la prospettiva che i piani stessi possano essere approvati o possano essere formulate ulteriori richieste di adeguamenti.

Quest'ultima ipotesi sembra essere quella a cui credono maggiormente gli esperti svizzeri che sottolineano come "nonostante la recente decisa pulizia di bilancio registrata dalle banche italiane, la qualità dell'attivo resti un problema a causa dell'elevato stock di crediti deteriorati (le Npe nette rappresentano circa l'11% del totale dei crediti, gli Npl netti il 5% circa) e del persistente ampio gap tra il valore di libro degli Npl netti (circa il 42%) e il prezzo di mercato degli stessi (circa il 25%)".

Per riuscire a far salire al 75% le coperture sugli Npl (che a quel punto potrebbero essere ceduti sul mercato senza che emergano ulteriori minusvalenze, ndr) il settore bancario italiano necessita secondo gli uomini del Credit Suisse di almeno altri 20 miliardi di accantonamenti e 25 miliardi di mezzi freschi, oltre ai 20 miliardi di fondi pubblici preannunciati. Il mercato sconta quindi una carenza di capitali che porterà a nuovi aumenti, limitando il potenziale rialzista dei titoli bancari italiani.

Dovendo indicare un titolo bancario tricolore su cui valga la pena scommettere, gli analisti svizzeri segnalano Intesa Sanpaolo, grazie al robusto capitale di cui l'istituto dispone, ad una qualità dell'attivo sotto controllo e ad un elevata sensibilità ai tassi d'interesse (che dovrebbe giocare a favore ora che i tassi stanno tornando a crescere, ndr). Inoltre per l'istituto guidato da Carlo Messina gli esperti non individuano un particolare rischio di ricapitalizzazione né di nuovi accantonamenti straordinari.

Scorrendo le tabelle del report di Credit Suisse si notano peraltro almeno un'altra banca su cui forse vale la pena scommettere: Unicredit. A fronte di un peso medio delle Npe lorde del 20% e degli Npl lordi del 12% a livello italiano, con un Texas ratio medio pari al 107%, Intesa Sanpaolo mostrava infatti Npe lorde pari al 15%, Npl lordi pari al 10% e un ottimo Texas ratio pari al 76%, mentre Unicredit, già scontando l'aumento di capitale da 13 miliardi e la cessione di 17,7 miliardi di Npl lordi, vedeva le Npe lorde scendere al 12%, gli Npl lordi al 7% e il Texas ratio ridursi al 51%.

A complicare la vita alle banche italiane, i titoli di stato negli ultimi sei mesi dello scorso anno sono tornati a prezzare un più elevato rischio, con la curva dei rendimenti che si è nuovamente irrigidita (ossia si è assistito a un graduale rialzo dei tassi a lunga scadenza, mentre quelli a breve sono variati di poco) e lo spread Btp-Bund è tornato a oscillare stabilmente tra l'1,8% e il 2% (contro meno dell'1% attorno a cui oscillava a fine 2015). Il debito pubblico italiano soffre di un crescente rischio paese, a causa dell'elevato livello di indebitamento, della modesta crescita del Pil e del riaccendersi delle discussioni, anche in Germania, riguardo una Europa a "due velocità". La Commissione Ue ha inoltre chiesto una manovrina correttiva da 3 miliardi di euro al governo italiano per riuscire a riportare debito e deficit in linea con gli impegni presi per il 2017. In compenso il referendum di dicembre non sembra aver avuto alcun impatto e il rischio di elezioni anticipato sta scemando, secondo gli analisti, dopo la recente scissione all'interno del PD.

Tuttavia un innalzamento stabile dello spread Btp-Bund dell'1% rischia di avere un impatto negativo sia sul capitale tangibile sia sul coefficiente Core equity tier 1 delle banche italiane, nel primo caso dell'1,64%, nel secondo caso dello 0,21%. Se le banche maggiori, come appunto Intesa Sanpaolo e Unicredit, sono solite coprire le loro posizioni in titoli di stato e dunque dovrebbero risentire meno della debolezza dei titoli di stato, le banche di media e piccola dimensione potrebbero soffrire maggiormente, anche se, notano gli analisti di Credit Suisse, tutte le banche tricolori stanno cercando di ridurre la loro esposizione al rischio sovrano italiano attraverso una diversificazione geografica dei propri portafogli, anche per adeguarsi alle disposizioni della Bce relative alla eccessiva esposizione ai titoli di stato domestici.

Tornando a Intesa Sanpaolo, secondo gli esperti, che sul titolo esprimono un rating di "outperform" (farà meglio del mercato) con un prezzo obiettivo di 2,39 euro, il nuovo piano industriale, maggiormente centrato sulla crescita organica dopo il tentativo, abortito, di integrare le attività di Generali, sarà il fattore principale a cui guarderà il mercato.

Il piano dovrebbe in particolare focalizzarsi su un ulteriore sviluppo delle attività di wealth management, un ingresso più deciso nel business assicurativo, una maggiore digitalizzazione, un'azione di cross-selling attraverso la nuova rete di Banca Itb e un recupero di valore degli Npl. Molta carne al fuoco che nei prossimi mesi dovrebbe trascinare al rialzo le quotazioni della banca guidata da Carlo Messina.
 

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