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Economia
Banche, Npl venduti a prezzi di Black Friday. Una strategia troppo frettolosa
Cosa c'è di più bello per un consumatore di acquistare un prodotto ambito con un consistente (e a volte pure incredibile) margine di sconto? E cosa c'è di più bello per un'impresa di vedere i clienti in coda nell'attesa di accaparrarsi i suoi prodotti?
Questa piccola e tutto sommato semplice magia si chiama "Black Friday". Come il Natale cade una volta l'anno. E come il Natale è attesa con gioiosa compulsività da una massa sterminata di persone.
 
Tutto bene? Dipende: se il "venerdì nero" lo praticano anche le banche, la gioiosità per gli azionisti va a farsi benedire. No, non è fantascienza, è ciò che sta capitando alla finanza italiana felice di liberarsi per pochi spicci dei detestati "NPL". L'acronimo significa "Non Performing Loans" e indica i crediti deteriorati che stazionano nelle pance degli istituti. Chiamati anche impieghi non performanti e in modo dispregiativo "crediti marci", gli NPL sono prestiti che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto: mutui, finanziamenti, prestiti. 
 
Che fare con questi crediti che appesantiscono l'umore e i bilanci dei banchieri? Per le banche italiane vendere, liberarsi a tutti i costi di ciò che è considerata vera e propria zavorra, è la sola soluzione: vendere a prezzi di "Black Friday", tutto scontatissimo, praticamente regalato.  Ma le cose stanno davvero così?
 
Facciamo un passo indietro e torniamo a qualche anno fa. Le banche italiane avevano subito i danni dei titoli tossici (derivati, sub-prime e compagnia cantante) in misura molto minore rispetto agli istituti anglosassoni. Il danno l'ha fatto la lunga, interminabile, recessione che ha sfibrato la nostra economia come una febbre malarica. Un trimestre dopo l'altro di zero virgola ma con il meno davanti: situazione che ha travolto le imprese di un paese come il nostro che ha nelle banche l'unico canale di finanziamento. Se per le banche internazionali, soprattutto quelle di Usa e Germania, sono stati i derivati e i titoli tossici la causa della crisi finanziaria, per le nostre il male si chiama NPL, i crediti inesigibili, i titoli tossici "made in Italy" che portarono all'inevitabile conseguenza dell'inasprimento della crisi bancaria e a un'imperdonabile perdita di tempo e di opportunità: mentre gli altri paesi, Germania, Francia e Inghilterra tamponavano le falle con corpose iniezioni di capitale, noi ci eravamo illusi di non averne bisogno nonostante le difficoltà economiche in cui versavamo.
 
Tornando alle euforie da super venerdì, è anche necessario sapere che in Italia operano fior di imprese come Italfondiario, Cerved e Prelios specializzate nel recupero di crediti finanziari. Aziende il cui compito è separare il riso dalla lolla, recuperando ciò che ancora ci può essere di buono negli NPL. Evitando insomma di gettare via il bambino insieme all'acqua sporca. 
 
La domanda inevitabile è dunque questa: perchè invece di svendere, di regalare i titoli di credito a prezzi stracciati, non creare una task force di imprese specializzate in grado di trattare gli NPL come meritano? Recuperare, risanare e infine far fruttare questi crediti invece di svenderli. Oggi, purtroppo, la soluzione è amputare invece di curare.
 
Il rischio è che anche in questo caso la vicenda finisca come le grandi privatizzazioni. Ricordate? Attuate virtuosamente per ridurre il debito pubblico, comportarono la dismissione di quote significative di imprese come Telecom, Enel, Eni, Finmeccanica. Il risultato fu che il debito scese sino a raggiungere la sospirata soglia del 100%, vero e proprio giro di boa foriero delle più rosee prospettive.
 
Peccato che oggi, dopo anni non altrettanto virtuosi, il debito sia risalito sino a toccare quota 133 % rispetto al Pil. Di nuovo in difficoltà e per di più privi dei gioielli di famiglia già venduti.
Giusto l'altro giorno Giovanni Sabatini, dg Abi, ha annunciato trionfalmente che entro l'anno le banche italiane si libereranno di 80 miliardi di NPL. E' davvero un buon affare?  
 
La fretta, lo sapevano anche le nostre nonne e in particolare la mia, non è mai stata una buona consigliera. Soprattutto quando alla finestra stanno in attesa gli acquirenti stranieri, prontissimi a darci una mano a far fruttare questi benedetti NPL. Peccato che sia una mano molto poco disinteressata, anzi per nulla: la mano dell'avvoltoio.
Come sempre amici risparmiatori, la cosa più importante è capire. In questo caso, decidere quali siano i terapeuti più adatti: amputare o curare? 
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