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Economia
Banche Venete, Giorgetti (Lega): la liquidazione non era l’unica strada

Sul numero di Tempi di domani, ampio servizio sulle crisi del credito ieri e oggi con interviste al vice segretario nazionale del partito leghista, al leader di sinistra italiana Fassina e all’economista Giannola

“La messa in liquidazione delle due banche venete non era l’unica soluzione possibile. il governo avrebbe potuto negoziare con l’Europa l’intervento del Fondo interbancario per la tutela dei depositi, attribuendogli una connotazione di tipo privatistico, e provare la strada della fusione. Invece, ha preferito negoziare l’utilizzo di 20 miliardi di aiuti ‘in deroga’, che vanno ad aumentare il debito dello Stato, per gestire operazioni sul sistema del credito in generale”. E’ quanto afferma Giancarlo Giorgetti, vice segretario nazionale della Lega, e mente finanziaria del partito, in un’ampia intervista rilasciata al settimanale Tempi sul numero in edicola giovedì 20 luglio.  Giorgetti annuncia anche che la Lega presenterà in Senato alcune mozioni al decreto banche, passato alla Camera senza modifiche grazie al voto di fiducia, con l’obiettivo di scongiurare palesi “sperequazioni sui rimborsi agli obbligazionisti subordinati e agli azionisti”.

Nello stesso servizio dedicato alla crisi del credito, Tempi ospita un’intervista all’economista Adriano Giannola (Svimez), che fa un parallelo tra la situazione delle banche venete e il crac del Banco di Napoli di 20 anni fa, e i commenti di Stefano Fassina (sinistra italiana) che definisce l’azione del governo un vero “blitz” che “ha messo in un angolo il Parlamento”. Secondo Fassina “c’ un disegno è chiaro: il decreto banche deve passare così com’è altrimenti non ci sono i tempi per l’approvazione che deve avvenire entro il 25 agosto”, dice. Ma se anche in Senato il decreto sarà blindato, quali sono le alternative per introdurre dei correttivi? “Stiamo pensando alla legge di bilancio”, conclude.

 

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