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Economia
Banche venete, Messina: senza di noi lo Stato avrebbe perso 10 miliardi

Banche venete: Vestager, regole Ue non state violate 


Il piano di liquidazione delle banche venete non viola le regole europee. Come ha spiegato la Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, tali regole, messe a punto dopo la grande crisi degli anni scorsi, permettono di trovare soluzioni diverse a seconda dei casi. La responsabile antitrust dell'esecutivo ha risposto a una domanda sull'ok della Commissione agli aiuti di Stato per sostenere Banca Intesa nell'acquisizione della "parte buona" delle attivita' della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto banca. La decisione Ue ha provocato polemiche sull'applicazione delle norme sul "bail in", ovvero il coinvolgimento di tutti i detentori di titoli, azionari ed obbligazionari, e dei depositi sopra i 100mila euro. Nel caso delle banche venete, ha precisato Vestager, e' stata decisa "una liquidazione: le banche spariranno e saranno integrate in un'altra". "Non e' una questione di applicare o no le regole - ha detto Vestager, che domani spieghera' al resto della Commissione nella riunione settimanale la decisione presa domenica - Certamente le applichiamo, e prevedono un margine di responsabilita' per le decisioni nazionali. La storia dei diversi sistemi bancari europei - ha spiegato - mostra differenze che si sono costruite nei secoli. In seguito alla crisi peggiore della storia europea moderna, negli ultimi anni i legislatori e i regolatori hanno messo a punto regole complesse e differenziate per garantire la stabilita' e un sistema bancario che serva davvero al resto dell'economia".

Banche venete, Messina: senza di noi lo Stato avrebbe perso 10 mld
 

L'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha affermato che senza l'intervento del suo istituto per il salvataggio delle banche venete "lo Stato avrebbe perso subito 10 miliardi di euro di garanzie" perche' in mancanza di una soluzione sarebbero scattati i rimborsi per i titoli collocati da Vicenza e Veneto Banca grazie al Tesoro. "Noi stiamo facendo un'operazione che aiuta risparmiatori, clienti e dipendenti in territori importanti e che contribuisce anche a rafforzare il sistema creditizio e l'Italia", ha sottolineato il manager in un'intervista a Repubblica.

"Nessun regalo" dallo Stato, ha aggiunto l'ad, "su questo voglio essere chiaro. E parlando sul serio le dico che la nostra banca non ha chiesto di comprare le attivita' delle venete, ma e' arrivata a questa operazione dopo essere stata chiamata dall'advisor del Tesoro a partecipare a un'asta. A quell'asta si sono presentate altre primarie banche internazionali". Messina ha ricordato quale sarebbe stata l'alternativa a questa soluzione: "Corsa agli sportelli delle banche venete, con effetto domino su altri istituti. Necessita' di rimborsare i correntisti sotto i 100 mila euro con il Fondo interbancario obbligatorio che avrebbe dovuto trovare 12,5 miliardi in tutta.

Banche venete, Messina: altre offerte non sono arrivate
 

Altre  soluzioni? "No. E lo dimostra il fatto che altre offerte non sono arrivate. Ma nel quadro di quello che sarebbe successo in caso di fallimento c'e' anche un altro elemento che finora non ha sollevato nessuno. Visto che si fanno conti, anche fantasiosi, sui costi per lo Stato, se permette lo sollevo io. In questi ultimi mesi le due banche venete hanno avuto bisogno di interventi sostanziosi a sostegno della loro liquidita': si tratta di 10 miliardi di titoli emessi dalle banche, collocati presso investitori istituzionali e garantiti integralmente dallo Stato. Ecco, se oggi quelle banche fossero fallite i 10 miliardi di garanzie pubbliche sarebbero andati a coprire le perdite di chi aveva i titoli. E si sarebbe trattato di 10 miliardi di soldi pubblici in fumo. Un po' piu' di quei 5 miliardi che lo Stato versa adesso, con un conto approssimativo".

La verita' e' che eravate gli unici ad avere le dimensioni per integrare le venete... "E perche' mai? Anzi, per le banche francesi ci sarebbe stata un'espansione e una combinazione territoriale molto interessante. Se non hanno fatto nessuna offerta evidentemente non stiamo parlando di un regalo, di un gioiello, ma di una situazione complessa su cui bisognera' lavorare molto". Resta il fatto che pagate un euro per attivita' tutto sommato buone e in piu' avete un'iniezione di fondi pubblici. "Con questa operazione noi mettiamo in sicurezza molte persone. In primo luogo le famiglie venete e il loro risparmio: stiamo parlando di 30 miliardi di raccolta diretta che sono nelle due banche e di 20 miliardi di risparmio gestito. Poi garantiamo che i crediti concessi alle imprese di quel territorio cosi' importante non vengano richiamati dalle banche fallite, ma anzi vengano aumentati di 5 miliardi. Infine garantiamo i dipendenti: da noi ne arriveranno 10 mila e non ci saranno licenziamenti: tutte le uscite saranno volontarie".

Con la dote garantite anche che i vostri ratios patrimoniali siano invariati al 12,5% e avete un'ampia assicurazione contro qualsiasi rischio che le cose possano andare storte, anche su 4 miliardi di crediti rischiosi ma in bonis che il Tesoro alla fine vi ha convinto a prendere... "Noi abbiamo prima di tutto un obbligo: tutelare gli 875 miliardi che i nostri clienti hanno in banca. Per Intesa Sanpaolo, che punta molto sulla gestione del risparmio, e' evidente che tutelare il risparmio e non creare sfiducia nei risparmiatori e' un elemento davvero strategico. Il nostro intervento si puo' leggere anche in questa luce. Ma questo non ci puo' portare a dimenticare gli obblighi nei confronti dei nostri clienti". E degli azionisti che vogliono il loro dividendo... "Certo, ci mancherebbe altro. Ma l'impegno con gli azionisti e' il punto di arrivo dell'operazione, non quello di partenza. Non mi vergogno mica di cercare di agire a favore dei lavoratori e dei clienti delle venete garantendo i miei clienti e i miei soci. Siamo un soggetto di mercato, non la Cassa Depositi e Prestiti".

Che succedera' adesso in Veneto? "In Veneto, ma anche in Sicilia, dove diventiamo la prima banca. Innanzitutto metteremo a disposizione della clientela un plafond aggiuntivo di credito di cinque miliardi nei prossimi sei mesi, oltre ai cinquanta che gia' quest'anno la nostra banca prevede di erogare. Quando ho cominciato a esaminare questa operazione mi fermavo agli aspetti tecnici. Ma piu' la studio, piu' vedo che ci sono grandi potenzialita': noi abbiamo il polso dell'economia del Paese, avevamo detto gia' da tempo che quest'anno il Pil sarebbe cresciuto piu' dell' 1%. E il Veneto, che cresce ai livelli della Germania, con la nostra presenza puo' andare ancora meglio, anche grazie a un governatore come Luca Zaia che sta lavorando molto bene. Metteremo la nostra forza al servizio del rilancio delle aziende e delle persone che arrivano a lavorare nel nostro gruppo e che devono sentirsi parte di Intesa Sanpaolo a pieno titolo". Se le banche fossero fallite i 10 miliardi di garanzie pubbliche sui loro titoli sarebbero andati persi. Ma cosi' di quanto e' l'impegno pubblico: 5 miliardi,17 o altro ancora? "Domenica sera il ministro dell'Economia, con il rigore che lo contraddistingue, ha citato i 17 miliardi come ipotetico impegno massimo che lo Stato avrebbe dovuto affrontare. Ma perche' si configuri questo quadro bisognerebbe pensare che ci sia un recupero pari a zero su dieci miliardi di sofferenze, incagli e crediti ad alto rischio. Un'ipotesi concretamente impossibile. Con tempo a disposizione, il Tesoro potra' invece avere ottimi risultati recuperando quei crediti".

Banche venete, Messina: ecco perché la borsa festeggia
 

La Borsa festeggia le sue mosse e premia tutto il settore bancario. "Lo fa perche' con questa operazione e' venuta meno la paura che riguardava le banche italiane. Torniamo ad essere un Paese normale". All'inizio del prossimo anno presenterete il vostro piano industriale. Cambiera' con l'acquisizione delle venete? "No, continuera' ad essere fondato sulle linee guida che stiamo mettendo a punto, compreso il rafforzamento del risparmio gestito. Diciamo che ci portera' un po' piu' di complessita', mentre effetti positivi potranno arrivare dall'aumento degli impieghi e appunto dal wealth management". Concludiamo: se non c'e' alcun regalo e se il vostro impegno aiuta cosi' tante categorie, Intesa Sanpaolo non e' un beneficiato ciato ma un salvatore. Si sente cosi'? "Proprio no. Ma non accetto nemmeno di sentirmi dire che ho avuto un regalo. Mi sento un capo azienda di una banca fondamentale per il Paese che responsabilmente ha deciso di salvare risparmi, posti di lavoro nei due istituti veneti e nelle imprese del territorio. E che per far questo non vuole e non puo' certo penalizzare i suoi attuali clienti e azionisti". Lei parla da banchiere. Ma da cittadino casa ne pensa? "Tutto quello che le ho detto. Ne sono convinto anche da contribuente. Era l'unica operazione possibile, lo scenario alternativo di un fallimento sarebbe stato gravissimo per il Paese".

Banche venete: Padoan, si rischiava crisi drammatica per Nord-est

Per il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, senza una soluzione per le banche venete si rischiava "una crisi drammatica" per il Nord-est. "Una liquidazione pura e semplice", ha sottolineato in un intervento sul Foglio, "avrebbe comportato una crisi drammatica per un territorio che sta trainando l'Italia nella ripresa economica, dato che le due banche avevano tra i loro clienti 200 mila imprese, avrebbe probabilmente costretto l'intero sistema bancario italiano a sobbarcarsi il costo della tutela obbligatoria dei depositanti, con ripercussioni sul grado di patrimonializzazione di molte banche". "Per questa ragione abbiamo deciso che la liquidazione andava assistita da aiuti di Stato", ha spiegato Padoan, sottolineando che questi aiuti "non sono vietati in Europa, purche' vengano erogati rispettando regole precise. Come abbiamo fatto noi, dato che la Commissione ha riconosciuto la correttezza dell'intervento pubblico".

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