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Economia
"Banche Venete, vigilanza insufficiente". Padoan accusa BankItalia

"In alcuni singoli casi, come quelli delle banche venete, la vigilanza poteva fare meglio, ma ciò avveniva in contesto di cambiamento delle norme europee e di crisi economica". Ma "quello delle banche venete è un esempio nel quale la vigilanza non si è potuta esperire completamente. Anche se la assolve parzialmente, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non risparmia Banca d'Italia nel ricerca dei responsabili della crisi bancaria che ha coinvolto le banche popolari, soprattutto quelle del Nordest. Ma concede ad Ignazio Visco delle attenuanti.

L'Autorità di vigilanza si è trovata ad operare in Italia all'interno "di un sistema in evoluzione: ha gestito un sistema bancario in difficoltà a causa della crisi e ha incontrato situazioni specifiche e particolari in cui le carenze non erano da ascriversi solo alla crisi ma anche a crisi di gestione insoddisfacente a livello individuale, con responsabilità importanti nei singoli istituti", ha spiegato il numero uno del Tesoro durante l'audizione nella Commissione d'inchiesta sulle banche. Che ha aggiunto: "Anche l'Autorità di vigilanza ha dovuto affrontare una fase di transizione e malgrado questo quadro difficile c'è stata una sostanziale capacita di gestione del sistema".

Sulle 4 banche finite poi in risoluzione attraverso il Fondo Interbancario di tutela dei depositi a fine 2015 (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti), Padoan ha spiegato che l'Italia non avrebbe potuto attuare un intervento senza autorizzazione della Commissione Ue per salvarle. Se si fosse proceduto senza una notifica, gli aiuti sarebbe stati dichiarati incompatibili con l'obbligo della loro restituzione.

"Questo rischio - ha detto Padoan - avrebbe comportato impossibilità di trovare acquirenti per le 4 banche per effetto dell'incertezza sulla tenuta giuridica dell'operazione che avrebbe disincentivato offerte". Inoltre, ha aggiunto l'economista, la ricapitalizzazione ad opera del fondo avrebbe comportato un "intervento della Bce che non avrebbe autorizzato acquisto senza parere positivo della Commissione europea".

L'audizione di Padoan ha avviato una settimana cruciale dei lavori della Commissione, che culmineranno con l'audizione dell'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni. Proprio dal banchiere si attendono chiarimenti sulla presunta pressione dell'allora ministra Boschi perché l'istituto milanese si facesse carico della situazione difficile di Banca Etruria.

Pressioni e conflitto d'interesse sempre smentiti dalla diretta interessata, ma tornate al centro della polemica dopo che il capo della Consob, Giuseppe Vegas, ha confermato l'esistenza di "uno, forse due" incontri con Boschi sul caso Etruria. Anch'egli ha in ogni caso smentito "pressioni".

"Io non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto un'autorizzazione, la responsabilità" del settore bancario "è in capo al Ministro delle finanze che d'abitudine ne parla con il Presidente del Consiglio", ha spiegato Padoan, rispondendo al senatore Andrea Augello che gli chiedeva dei colloqui tenuti dai ministri Maria Elena Boschi e Graziano Delrio sulla vicenda Banca Etruria. Tra gli altri nomi di spicco, nell'agenda dei lavori c'è quello del governatore confermato Ignazio Visco.

 

 

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banchepier carlo padoan audizione commissione banche





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