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Economia
Bankitalia, in Campania più debole la ripresa avviatasi negli anni scorsi.

Perde slancio la ripresa in Campania. Nonostante gli indicatori dell’attività economica siano ancora buoni nel 2018 e migliori di quelli delle altre regioni del Mezzogiorno, la crescita si è indebolita rispetto a quella avviatasi quattro anni fa con una decelerazione che, soprattutto dagli ultimi mesi del vecchio anno, sta interessando tutti i principali settori di attività. Hanno pesato le tensioni commerciali internazionali, ma anche quelle sul mercato dei titoli pubblici italiani che hanno procurato grande incertezza. Ed il Pil, che pure nel 2017 aveva segnato un incremento dell’1,6% rispetto all’anno prima, è sceso a +0,5%. E le attese degli operatori, come rileva l’indagine sull’economia regionale della Banca d’Italia, non segnalano un rafforzamento della ripresa nei prossimi mesi. Soprattutto se gli investimenti in opere pubbliche e nei servizi dovessero risultare ancora al palo e l’export campano (dal +5,7% del 2017 al +2,1% del 2018) dovesse contrarsi a causa degli effetti negativi della Brexit. Anche l’occupazione ha risentito della mancata ripresa, riducendosi dello 0,6% dopo una crescita ininterrotta del triennio precedente. Un quadro desolante che mostra come la Campania abbia risentito non solo degli effetti della grande crisi (e più delle altre aree del Paese) ma anche dell’inadeguatezza delle infrastrutture, del basso grado di concorrenza, nonché delle distorsioni connessi con i fenomeni di evasione fiscale e di corruzione e per le prevaricazioni della criminalità organizzata.

Imprese e mercato del lavoro.                                                                                                                                                      Secondo gli analisti della Banca, il valore aggiunto ha decelerato in tutti i principali comparti di attività. A tale andamento hanno contribuito sia la domanda estera, che ha interessato tutti i settori di specializzazione regionale, che i consumi delle famiglie. Hanno rallentato gli investimenti, la redditività delle imprese è tuttavia migliorata anche per le misure d’incentivazione previste dal governo. Il rallentamento dell’attività economica si è riflesso sulla dinamica del credito alle imprese che si è indebolita a fronte di condizioni di offerta che, pur rimanendo nel complesso distese, si sono lievemente irrigidite nel secondo semestre. Anche l’occupazione segna il passo, interrompendo la fase espansiva iniziata nel 2015. “I livelli occupazionali si sono tuttavia mantenuti sui valori analoghi a quelli pre-crisi”, ha sottolineato Paolo Emilio Mistrulli, responsabile della Divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Napoli (nella foto).

Famiglie e povertà.                                                                                                                                                        Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha inciso anche sui consumi delle famiglie con un forte rallentamento della spesa. La decelerazione non ha però interessato i consumi di beni durevoli, sostenuti dalla dinamica degli acquisti di automobili usate. E si diffonde la povertà, con una percentuale superiore alla media italiana e una diseguaglianza più ampia dei redditi. Il benessere delle famiglie campane risente non solo dei divari reddituali elevati ma anche di una più bassa qualità dei servizi pubblici e di peggiori condizioni di salute rispetto ad altre aree del Paese.

Mercato del credito e finanza pubblica.                                                                                                        Crescono però i prestiti bancari al settore privato non finanziario, la qualità del credito migliora per le famiglie, peggiora per le imprese. Ha contribuito a questo andamento la diversificazione dell’offerta dei prodotti di gestione del risparmio, anche se i volumi gestiti nella regione sono ancora molto contenuti. Si è ridotta invece la spesa sanitaria, principalmente per effetto dei minori accantonamenti resi possibili dal miglioramento della gestione del contenzioso. E’ comunque tornato ad aumentare il costo del personale, calato dal 2010, per effetto dei contratti: la sanità resta la palla al piede della Regione con una qualità inferiore agli standard dell’assistenza ospedaliera nonostante i progressi conseguiti.

 

 

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