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Economia
Bankitalia rafforza le stime: Pil +1,4%

Gentiloni ha detto che accetterebbe volentieri altre "sorprese positive" sull'andamento economico dell'Italia, che in questi mesi - sfruttando un quadro generale eccezionalmente favorevole - sta accelerando. Un assist gli arriva dalla Banca d'Italia, che nel suo Bollettino economico - dopo aver certificato l'ennesimo record del debito pubblico - disegna un quadro di rafforzamento della ripresa economica, pur senza dimenticare che restano i famosi "rischi al ribasso" che potrebbeo inceppare un fragile meccanismo.

Intanto, via Nazionale rivede "ampiamente" al rialzo le stime rispetto ai livelli di gennaio. A giocare in favore di un rafforzamento delle prospettive ci sono i nuovi dati Istat - diffusi a inizio giugno - che hanno rivisto il Pil nell'ultimo trimestre del 2016 e nel primo del 2017, garantendo una crescita acquisita per il 2017 più alta di 0,3 punti percentuali. La premessa fondamentale per l'analisi di Bankitalia è che la politica monetaria della Bce resti accomodante nel prossimo futuro - come reiterato dal Direttorio di Francoforte - e che l'atteso rallentamento degli acquisti del Quantitative easing sia graduale. Se non ci saranno scossoni dall'Eurotower, e il governo nel Bilancio del 2018 riuscirà a disinnescare le clausole di salvaguardia che porterebbero una mazzata sull'Iva, la nostra Banca centrale stima che il Pil aumenti dell'1,4 per cento quest'anno, dell'1,3 nel 2018 e dell'1,2 l'anno successivo. A inizio anno, la stima era ferma allo 0,9 per cento per il 2017 e all'1,1% per il 2018-2019. Se invece la nuova sequela di performance dovesse essere centrata nei fatti, alla fine del 2019 l'Italia si riporterebbe ai livelli economici antecedenti la crisi del debito sovrano.

Fin qui tutto bene, considerando anche la prevista espansione dei consumi (a livelli simili a quella del Prodotto), i giudizi positivi dalle imprese che lasciano presagire una rinnovata volontà di investire e le prospettive favorevoli per gli ordini di prodotti italiani dall'estero. Anche le banche hanno dato segni positivi, con le pressioni sui mercati finanziarie che si sono allentate - ricorda via Nazionale - e il flusso di nuovi crediti deteriorati (quei prestiti che gli istituti faticano a riscuotere) giù ai livelli del pre-crisi. Senza dimenticare che l'occupazione, nonostante il venir meno degli incentivi che ha stoppato la corsa delle imprese ai contratti stabili, continua a migliorare così come l'andamento delle ore lavorate.

Ma Bankitalia non dimentica di annotare che "l'incertezza sull'evoluzione futura delle politiche economiche e commerciali rimane tuttavia elevata, sia a livello globale sia nell'area dell'euro. Permangono in particolare incertezze sull'orientamento delle politiche negli Stati Uniti", dove la Casa Bianca non è ancora riuscita a imbastire le misure fiscali promesse a inizio anno, "e sugli esiti delle trattative per la definizione di nuovi accordi commerciali con il Regno Unito. Per l'inflazione i rischi al ribasso sono prevalentemente associati a un possibile indebolimento delle prospettive di crescita globale e a una dinamica salariale più contenuta". Contro la crescita degli stipendi potrebbe giocare la forza lavoro ancora inutilizzata e il "diffondersi di meccanismi di indicizzazione degli incrementi retributivi all'inflazione passata, anziché a quella attesa".

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