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Economia
Basta incentivi, Fiat ci è costata 220 mld. Stellantis chieda aiuto all'Olanda
Carlo Tavares

Le aziende si devono occupare di fare il loro lavoro e se hanno bisogno di soldi possono sempre rivolgersi al mercato con semplici obbligazioni

Negli anni la FIAT ha ricevuto tutti i finanziamenti possibili e immaginabili. Perché? Molto semplice. Fino agli anni 2000 poteva contare sul fatto di avere 223.953 dipendenti a livello mondiale suddivisi in 75 stabilimenti e 70 centri di ricerca con un fatturato di circa 46,7 miliardi di euro ed un indotto di tutto rispetto ergo poteva chiedere quello che voleva. Quando la FIAT non riusciva ad avere sufficienti vendite sul mercato ricorreva sistematicamente alla cassa integrazione. Di questo ne sono buon testimone. Vicino a casa mia c'è chi ha potuto goderla fino all'età pensionabile ritornando nel Delta del Po (cioè dove aveva le sue radici) e per anni senza più lavorare ha goduto di questo “incentivo”.

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Sapete quanto ci è costato in prestiti in 37 anni? 220 miliardi di euro (tradotte nelle vecchie lire italiane al cambio di ₤ 1936,27 - 425.979.400.000). Provate solo a pensare alla cassa integrazione che ci è costata migliaia di miliardi, il dato ho provato a cercarlo senza esito, chi vuole però può chiederlo all'INPS. Comunque adesso è chiaro perché 5.300.000 persone ricevono una pensione, erogata dall'INPS, inferiore ai 1.000 al mese, mentre in Italia ci sono ancora, secondo la Caritas, 2,187 - 2,9 famiglie che oscillano tra la povertà assoluta e quella relativa. Ora per tornare alla FIAT nel giugno del 2020 è stata aperta una linea di credito da 6,3 miliardi, ovviamente garantita dallo Stato, che ha rimborsato, in via anticipata, nel gennaio 2022. Naturalmente non bisogna dimenticare che la FIAT (allora FCA) nel 2014 trasferì la sua sede ad Amsterdam (Paesi Bassi) dove la tassazione è più favorevole.

Oggi continua a presentarsi “con il cappello in mano” per avere altri incentivi ed ecco che scatta subito la domanda? Casa avremo in cambio? Oggi la FIAT non esiste più se non con il marchio il tutto è stato incorporato nella società Stellantis (ISIN NL00150001Q9) come ci fa sapere Wikipedia.it, nata dalla fusione tra i gruppi FIAT ChryslerAutomobilies e PSA la società ha sede legale ad Amsterdam e controlla quattordici marchi automobilistici: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DsAutomobilies, FIAT, Jeep,Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Rum Trucks e Vauxall. Ora pare il Governo sia intenzionato a portare capitali nella compagine della Holding, come hanno fatto i francesi, ma la domanda ce la poniamo subito: che senso ha vendere quote di partecipazione in ENI, Ferrovie dello Stato, Poste, Leonardo, Terna e Snam per poi decidere di investire in Stellantis? Non è un controsenso? Delle aziende di cui sopra l'Italia ha il controllo, ma per quest'ultima sicuramente non l'avrà mai. Ora, sarà bene fare un po' di ordine nelle cose. Le aziende si devono occupare di fare il loro lavoro e se hanno bisogno di soldi possono sempre rivolgersi al mercato con semplici obbligazioni o con convertibili o con aumenti di capitale.

Chiudo con un pensiero, perché ogni volta queste aziende devono correre sotto la la sottana dello Stato di riferimento anziché chiederlo dove pagano le tasse? I Paesi Bassi fanno parte dell'Europa e non c'è scritto da nessuna parte che non possano chiedere a loro quanto serve. Chiudo con quanto letto in merito al privilegio. “Il problema dei privilegi è che troppo spesso li si confonde coi diritti". (Comeprincipe, Twitter).






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