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Economia
Bce, annuncio sul tapering a ottobre. Draghi taglia le stime sull'inflazione

"Durante l'autunno decideremo la calibrazione dei nostri strumenti di politica monetaria per il prossimo anno, prendendo in considerazione il sentiero atteso dell'inflazione e le condizioni finanziarie necessarie per il ritorno dell'indice dei prezzi al consumo ad un livello vicino, ma inferiore, al 2%".

Il presidente della Bce Mario Draghi rimanda come previsto la decisione sul tapering a ottobre anche perché il super-euro complica il cammino dell'inflazione che anche se in alcuni Paesi (come la Germania) ha ripreso a marciare, è ancora ampiamente sotto il target del 2% in tutta l'Eurozona. Tanto che L'Eurotower ha tagliato le stime sulla crescita dei prezzi per il 2018 (a 1,2% da 1,3%) e il 2018 (a 1,5% da 1,6%), lasciando invariata la stima per quest'anno (all'1,5%).

"Nel caso in cui l'outlook diventasse meno favorevole, o se le condizioni finanziarie diventassero inconsistenti con gli ulteriori progressi verso l'aggiustamento sostenuto dell'andamento dell'inflazione, siamo pronti ad aumentare il nostro programma di acquisto titoli in termini di grandezza e durata", ha precisato poi il numero uno dell'istituto di Francoforte dimostrando di non farsi condizionare dalle richieste del mondo finanziario tedesco che ieri tramite l'amministratore delegato di Deutsche Bank John Cryan ha chiesto la fine dei tassi a zero. 

"Bisognerà tenere presente anche il livello del tasso di cambio per prendere le prossime decisioni", ha precisato poi il banchiere centrale.

Al momento nel Consiglio, ha riferito Draghi, ci sono state discussioni solo iniziali e non si è parlato della "sequenza di rientro" degli strumenti straordinari, quindi programmi di acquisti e tassi a livelli senza precedenti.

Nella consueta conferenza stampa dopo la riunione, Draghi ha sottolineato che la ripresa europea - che ha accelerato nel primo semestre - si sta confermando. E' arrivato l'atteso riferimento alla forza dell'euro: parlando della volatilità del tasso di cambio degli ultimi tempi, ha detto che è un elemento "di preoccupazione" strettamente monitorato: se ne tengono d'occhio i possibili infatti sulla ripresa. Come spesso accade, il governatore si deve destreggiare tra forze contrastanti nella riunione che a inizio anno era indicata come quella papabile per l'annuncio della fine del programma di acquisti. Un passo che con ogni probabilità verrà rimandato a ottobre, ma che poi nei fatti avverrà con estrema gradualità nel corso del 2018.

Con una politica monetaria dunque che rimane ancora accomodante senza tappe di rientro all'orizzonte, le Borse europee continuano in positivo e chiudono in rialzo, fatta eccezione di Milano che sin dalle prime battute ha registrato una seduta sottotono, risentendo della debolezza di Ferrari e di alcune blue chips. Il listino italiano non ha registrato miglioramenti nemmeno dopo la revisione al rialzo delle stime di crescita da parte della Banca centrale europea, che per quest'anno prevede un Pil in progresso del 2,2%, dal +1,9% stimato a giugno. Confermate invece le stime per il 2018 a 1,8% e per il 2019 a +1,7%.

Sul valutario, il cambio euro-dollaro regisce in controtendenza rispetto alle aspettavie di un nulla di fatto sull'annuncio della fine del tapering e si riporta sopra la soglia 1,20 dollari. 

 

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