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Economia
Bce, Draghi all'Italia: "Ora i fatti. Danni dalle parole dei politici"

Il “mercoledì delle banche centrali” (si riunivano i comitati monetari della Banca centrale europea, della Bank of England e della Banca centrale della Turchia) ha rispettato quasi del tutto le attese, con Bce e Boe (in equilibrio tra dati macro più forti delle attese e timori di un mancato accordo sulla Brexit) che hanno mantenuto i tassi invariati come previsto, mentre la banca centrale della Turchia ha ignorato i “desiderata” del presidente Recep Tayyip Erdogan alzado i tassi Repo a una settimana sulla lira turca anche più del previsto, al 24% (con un incremento del 6,25%, doppio del 3,25% atteso, che ha consentito alla lira turca, debole in mattinata, di recuperare terreno).

L’attenzione maggiore, soprattutto a Roma e dintorni, era tuttavia per quello che avrebbe detto il presidente della Bce ed ex governatore di Banca d’Italia, Mario Draghi, nella consueta conferenza stampa post riunione. Se Lega e M5S speravano in una sponda per la prossima manovra, sono rimasti delusi: “il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi e il quantitative easing è uno degli strumenti con cui lo perseguiamo” ha esordito Draghi. Ma, ha proseguito il banchiere, “il mandato della Bce non è assicurare che i deficit dei governi siano finanziati in qualsiasi condizione”.

Parole dure, che spengono sul nascere la speranza coltivata neppure troppo segretamente dal governo italiano di un intervento della Bce in funzione di “pompiere” per evitare eccessivi allargamenti dello spread Btp-Bund nel caso di una (ennesima) manovra in deficit.

Non solo: per meglio ribadire il concetto Draghi ha aggiunto: “in Italia da parte degli esponenti di governo negli ultimi due mesi le affermazioni sono cambiate più volte, ora aspettiamo fatti, che sono la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare”. Come dire: nonostante gli sforzi di Giovanni Tria, il governo italiano non ha ancora convinto Eurotower circa la volontà e capacità di rispettare gli impegni in tema di controllo dei conti pubblici.

Solo dopo la conclusione dell’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio, ha concluso Draghi, “gli investitori si faranno la loro idea. Purtroppo però abbiamo visto che le parole hanno creato danni, con una crescita dei rendimenti che hanno colpito sia le famiglie che le imprese”, anche se la Bce vuole rimanere a quello che “il premier italiano, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri” hanno affermato, ossia “che l’Italia rispetterà le regole”.

Il “rischio Italia” non ha peraltro avuto significativi impatti su altri paesi ha notato Draghi, come dire che il problema del debito resta esclusivamente un problema italiano e non europeo. In realtà, ha notato il banchiere, “il debito (pubblico, ndr) è alto, ma quello privato è in realtà diminuito. La riduzione della leva finanziaria è stata significativa” tanto che i bilanci di famiglie, banche e imprese oggi “sono molto più forti”.

E proprio questa ritrovata forza ha concluso Draghi, “è il motivo per cui diciamo che i paesi con un elevato debito pubblico dovrebbero essere i primi a ricostruire lo spazio fiscale, approfittando dei bassi tassi di interesse”. Non proprio quello che i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che in estate hanno più volte evocato lo sforamento del 3% del rapporto deficit/Pil salvo assicurare negli ultimi giorni che gli impegni saranno rispettati, avrebbero voluto sentire. Ma a Draghi per ora le “sparate” elettorali degli esponenti populisti italiani non interessano, almeno finché le cinture di sicurezza reggeranno ossia finché l’impegno a rispettare i patti sarà formalmente ribadito.

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