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Economia
Bce, Lagarde attacca Donald Trump: "Usa, a rischio la leadership mondiale"

Non è nuova alle stoccate a Donald Trump. Già a fine settembre Christine Lagarde, l'ex direttore generale del Fmi e il prossimo presidente della Bce (entrerà in carica a novembre), non aveva usato giri di parole per per criticare l’insolito pressing del presidente americano nei confronti della politica monetaria di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve.

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"Quando ero a capo del Fmi, nei paesi in cui ho visto un governatore di una banca centrale legata ad aspirazioni o imperativi politici, non è andata bene", aveva spiegato il prossimo presidente dell’Eurotower in un'intervista esclusiva con l'AFP a Washington. Oggi la Lagarde è tornata nuovamente all’attacco di Trump, dismettendo il low profile con cui invece Mario Draghi ha caratterizzato la sua condotta alla guida della Bce, mettendo completamente in discussione il modus operandi del presidente americano. A partire dal suo dissennato uso di Twitter.

"La stabilità dei mercati non può essere soggetta a un tweet qui o la'. Richiede misure considerate, pesate e misurate”, è stata la stoccata a The Donald del prossimo numero uno della Bce, critica arrivata in un'intervista all’emittente statunitense Cbs. Sulla richiesta della Casa Bianca della Fed di ridurre i tassi di interesse, Lagarde è secca: "Quando si ha una disoccupazione al 3,7% non si vuole accelerare troppo abbassando i tassi. Altrimenti il rischio è che i prezzi inizino a salire. Bisogna fare attenzione, è come navigare un aereo”.

Per Lagarde da cui dipenderà la politica monetaria dell’area euro nei prossimi otto anni, il rischio anche nel caso del costo del denaro americano è quello che a Powell possa sfuggire il controllo dei prezzi. Che potrebbe andare di pari passo con la perdita di leadership del dollaro sui mercati internazionali, sempre a causa della politica iper-protezionista di Trump.

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Gli Stati Uniti rischiano di perdere il loro ruolo di leadership sul palcoscenico globale”, ha criticato ancora la Lagarde, riferendosi alla gestione delle politiche commerciali da parte della Casa Bianca, aggiungendo come le tensioni in primis fra Usa e Cina si faranno sentire sull'economia mondiale. "Gli scambi commerciali internazionali e il movimento di persone e di capitale hanno sollevato dalla povertà milioni di persone. Qualcuno nelle economie avanzate potrebbe dire che non è importante. Invece lo è perché se i miei vicini dall'altra parte del confine sono disperati e affamati e stanno combattendo, allora ci saranno conseguenze anche per gli altri”, ha proseguito la Lagarde.

Quindi un "invito" ai protagonisti dello scontro (Washington e Pechino) a "sedersi" intorno a un tavolo e trovare un accordo sulla questione cruciale dei dazi. Saranno la strenua difesa dell’autonomia degli istituti centrali dal potere politico, regola numero uno del manuale dei banchieri centrali o l’avventatato “cinguettare” da parte dell’uomo più potente del mondo a spingere l’ex ministro del Tesoro francese ad abbandonare l’atteggiamento british a cui ci avevano abituato il connazionale Trichet e Draghi? Insomma, deve ancora prendere ufficialmente le redini della Bce, ma già s’intravede il nuovo corso “politico”, come l’ha definito qualche commentatore, dell’Eurotower.

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