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Economia
Bio On, la Ferrari della green energy. Regina dell'Aim pronta al grande salto?

E’ stata una delle glorie scientifiche del Belpaese. Un grande amore iniziato da piccini guardando su “Carosello” la pubblicità del “Moplen”, il nome commerciale dato al polipropilene isotattico, la grande invenzione del Professor Natta. Indicato con la sigla PP-H, il polipropilene è un materiale straordinariamente innovativo perché, grazie allesue caratteristiche di resistenza meccanica e l'economicità di lavorazione, ha rivoluzionato l'industria della plastica. Ma a volte l’angelo si trasforma in demonio. E’ il caso della benedetta/stramaledetta plastica che nel giro di una mezza generazione si è rivelata essere un peccato hybris, come dicevano gli antichi Greci, quando gli umani osano sfidano il potere degli dei. Laghi, fiumi, mari impestati da miliardi di tonnellate di plastica.

Oggetti di ogni forma e dimensione – dai centimetri ai nanometri – che inquinano, soffocano, uccidono gli animali marini e percorrono inarrestabilmente il corso della catena alimentare. La balena mangia i sacchetti di plastica e muore strangolata; il tonno assorbe le micro-particelle nutrendosi dei pesci più piccoli per poi passarci il testimone. Plastica, la peste del terzo millennio? Per nostra fortuna, come diceva il verso di Holderlin “là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”. E la salvezza anche in questo caso si chiama ricerca scientifica e innovazione tecnologica.

Perché ai guasti della tecnologia si mette riparo con più tecnologia non certo con meno. Una conferma l’abbiamo da Marco Astorri, fondatore di Bio On, quando racconta che la miccia l’accese un cliente che desiderava un materiale che non fosse né carta né plastica. La domanda che Astorri si pose era semplice e nello stesso tempo terrificantemente difficile, ma era quella giusta: come fare affinché la gente continui ad usare la plastica senza ammazzare l’ambiente? Una domanda alla quale neppure i più grandi chimici del mondo sapevano dare risposta.

Nel 2007 Astorri vende la sua azienda di skipass e si mette in caccia del futuro. Lo scopre cercando nel passato: nel lavoro di un biologo francese pubblicato nel lontano 1926. Una scoperta semplice (e folle allo stesso tempo): la plastica l’avevano già inventata i batteri milioni di anni fa. Ma allora nessuno pensò di sviluppare quell’idea poiché la plastica artificiale era molto più semplice da produrre. Astorri è ripartito da lì acquisendo i brevetti, proseguendo nella ricerca che l’ha condotto a produrre la prima plastica naturale che non contiene neppure una goccia di sostanze chimiche. Il segreto è nutrire i batteri con gli scarti della lavorazione delle barbabietole da zucchero. I batteri dopo 40 ore producono un brodo che contiene acqua e micro granuli di polimero in sospensione. Debitamente essiccato, diventerà polvere di plastica naturale. Doppiamente naturale: immesso nell’acqua dei fiumi, nel mare o nel terreno diventa cibo ambito da altri batteri.

Et voilà, il gioco è fatto. Bio-on è il titolo che può piacere a tutti i palati e convincere anche i più scettici, anche quelli che solo per pregiudizi considerano la borsa come una bisca, come il luogo dove agiscono solo persone senza scrupoli, dove a guadagnare sono solo gli squali che hanno come unica preda l'accumulo di denaro dettato da un istinto di avidità, perché se Bio-on attrae investitori e dunque capitali, Bio-on ha maggiori strumenti per realizzare i suoi progetti per migliorare l'ambiente in cui viviamo. E se tutto ciò si realizza il titolo sale, guadagnano gli azionisti e a cascata dirigenti, dipendenti e tutti quelli che hanno creduto e investito. Sono le cosiddette operazioni Win - Win di cui oggi abbiamo un bisogno vitale. Bisogno, soprattutto per il pianeta in cui viviamo che del problema plastica continua a soffrire.

L'8 Giugno scorso si è celebrata la giornata mondiale degli Oceani e il WWF per festeggiarla al meglio ha diffuso un video che mostra il salvataggio di una tartaruga marina intrappolata in una borsa di plastica. Quasi percependo questa esigenza, ascoltando il grido di dolore dei mari, proprio in quei giorni il titolo Bio-On ha iniziato a Piazza Affari una corsa che negli ultimi giorni si sta dimostrando essere una marcia trionfale, e che l'ha portata da quota 32€ ai 53,80€ (+6,75% la chiusura di ieri) una performance di +80% circa da inizio anno che la fa diventare l'azienda regina sul listino Aim, non solo, con una capitalizzazione di 1 miliardo di euro ne fa il peso massimo del listino.

Pronto al grande balzo sul mercato principale? Per ora non sono state manifestate queste ambizioni, il titolo resta sull'Aim continuando a beneficiare del contributo dei PIR, e quale azienda più di questa può fare bene al paese e ai suoi abitanti, azionisti e non? Il flottante è di circa il 35%, il restante 65% è in mano per la quota di maggioranza alla società Capsa srl (47,81%), a Marco Astorri e Guido Cicognani entrambi proprietari di una quota pari al 6,60% e il restante 2% è in mano alla Felofin S.p.A. Nelle sale operative c'è già chi insinua il pericolo di una nuova bolla, dicono che l'azienda per giustificare l'attuale quotazione dovrebbe realizzare utili netti di almeno 100 milioni (nel 2017 furono "solo" 5 milioni ma con un incremento del 1.361% rispetto agli 0,4 milioni del 2016) è un fatturato superiore ai 600 milioni, quando i ricavi nel 2017 sono stati solo 11 milioni, ma sempre con un evidente e sensibile crescita rispetto all'esercizio precedente.

Perché è la velocità di crociera che più interessa gli investitori, Amazon solo per fare un esempio è sempre stato un titolo sopravvalutato considerato "in bolla" lo è tutt'ora, ma ancora continua a fare nuovi massimi, perché la società cresce e si sviluppa. L'altro problema, per gli analisti, è lo strumento usato per misurare le nuove società, come per Amazon non puoi usare i parametri per valutare le aziende della grande distribuzione classica, così per misurare il potenziale di Bio-on (società energetica) non puoi usare quelli utilizzati per valutare le società petrolifera. Stesso settore, solo che una rappresenta il futuro e l'altra il passato che deve rincorrere e trasformarsi, o forse semplicemente si limiterà a inglobare società come Bio-On, pagandole a caro prezzo.

C'è un'altra differenza tra le vecchie società energetiche e quelle nuove, mentre il combustibile fossile viene considerato sulla via del l'esaurimento, le plastiche (da sostituire) e tutto il materiale inquinante è abbondantemente presente, in pratica la materia prima è attualmente quasi infinita. Questa sono solo alcune delle ipotesi che riscaldano i cuori di chi in questi giorni sta accumulando, l'altra è in chi la paragona alla Ferrari della Green energy, un altro titolo di Piazza Affari che molti considerano sopravvalutato, ma che al tempo stesso continua a crescere.

E c'è già chi pensa che il piano industriale al 2020 verrà rivisto, con l'asticella delle stime sollevata più in alto, perché queste nuove società sono in continua ed eterna evoluzione e sviluppo, basta un nuovo contratto per Teranostica o per la bio-remediation che tutto deve essere immediatamente aggiornato. E c'è già chi guarda oltre, non appagato dei risultati di Bio-on, ancor prima che l'azienda raggiunga maturazione, guarda già alla futura Bio-on individuandola in Grifal, una piccola realtà (39 milioni di capitalizzazione) sempre quotata all'Aim con un business che punta alla realizzazione di un materiale ecosostenibile che possa sostituire le attuali plastiche inquinanti usate negli imballaggi. Bio-on dopo la corsa a perdifiato dei primi giorni di Giugno, nonostante correzioni di percorso del tutto fisiologiche, nell'Estate dei mondiali si candida ad essere il titolo da Coppa del Mondo del mercato azionario. Stime di mercato vedono quota 70€ e oltre come abbordabili. Per gli italiani, specie investitori e risparmiatori, orfani della nazionale di calcio, il titolo Bio-on potrebbe rivelarsi un ottimo premio di consolazione.

@paninoelistino

Tags:
bio-onpiazza affariborsa





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