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Economia
Bioeconomia, Bell (Commissione Ue): "Transizione europea irreversibile"


Sulla questione dell’economia circolare è sembrato che non vi fosse una condivisione di idee delle parti interessate. Lei ha detto che la "bioeconomia è il cuore biologico dell'economia circolare". In che modo la Commissione europea intende ancorare il concetto di bioeconomia all'interno delle politiche per l’economia circolare?
"Il pacchetto (approvato lo scorso dicembre dalla Commissione europea, ndr) comprende un capitolo sulla biomassa e sui prodotti a base biologica, nonché l'impegno a valutare il contributo della strategia sulla bioeconomia del 2012 per l'economia circolare. Nella misura in cui l’economia circolare ha a che fare con i rifiuti biologici, la bioeconomia è una parte dell'economia circolare. Tutte le iniziative che possono far avanzare la bioeconomia devono essere rafforzate. Il pacchetto sull’economia circolare rappresenta un'opportunità per spingere verso una migliore valorizzazione dei flussi di rifiuti organici a beneficio della bioeconomia. Detto questo, non credo che la bioeconomia possa essere ridotta a solo una parte dell'economia circolare. I due concetti sono interconnessi in aree come quella dei rifiuti. Ma la bioeconomia comporta un cambiamento di paradigma per tutta l'economia. E’ davvero dirompente, prevedendo di superare un'economia basata sui fossili verso un'economia sostenibile, in cui l'economia di produzione a base di carbonio è progressivamente completata da un'economia la cui produzione, il consumo, la valorizzazione e la crescita si basano su un uso più intelligente e sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili, compresi i rifiuti . Si prevede un nuovo motore di crescita per l'economia prossima, che sfrutta la tecnologia per aprire le applicazioni innovative delle risorse biologiche per i materiali, l'energia, prodotti e servizi nei grandi settori chiave dell'economia europea - come l’agroalimentare, il mare, le città, le foreste, la chimica, la plastica, la pasta di legno e le energie rinnovabili. La bioeconomia fornisce un nuovo contesto per lo sviluppo economico sostenibile e competitivo a livello globale. L'economia circolare è interconnessa con la bioeconomia, ma non può cogliere appieno questa ambizione. La DG Ricerca e Innovazione sta guidando la strategia sulla bioeconomia in seno alla Commissione europea. E’ quindi nostro compito, in collaborazione con tutti i servizi coinvolti, assicurarci che la bioeconomia sia completamente inserita in tutte le iniziative politiche della Commissione. Noi, in particolare, lavoriamo a stretto contatto con la DG Agricoltura. Ma anche con i nostri colleghi della DG Crescita e della DG Ambiente, che hanno un ruolo guida sul pacchetto economia circolare. Il pacchetto sull’economia circolare è il passo che si compie in questo momento. Ciò non significa che le iniziative della Commissione si fermeranno lì. Continui sforzi sono necessari per adattare l'ambiente normativo e politico a favore della bioeconomia. Come ha sottolineato il vicepresidente Katainen, la bioeconomia deve essere considerata in una prospettiva a lungo termine. Noi non possiamo raggiungere il pieno potenziale durante l’arco di una notte, ma occorre un continuo sforzo di adattare il nostro quadro normativo".

Molti interventi hanno esplicitamente chiesto l'adozione di un sistema di Appalti pubblici verdi per sostenere la domanda di bioprodotti. Nell'Ue le norme sugli appalti pubblici regolano la procedura d'acquisto (come comprare) e non l'oggetto dell'appalto (cosa comprare). È possibile un cambiamento di queste regole?
"La normativa UE sugli appalti pubblici prevede un quadro giuridico neutrale e obiettivo per assicurare la realizzazione del mercato unico all'interno dell'Unione. Le nuove norme sugli appalti pubblici adottate nel 2014 forniscono nuovi strumenti che le amministrazioni aggiudicatrici possono utilizzare nel processo di appalto al fine di includere l’elemento verde, l'innovazione e le considerazioni sociali. Ma spetta alle amministrazioni aggiudicatrici di decidere se utilizzare gli strumenti previsti dalla legislazione sugli appalti pubblici, al fine di perseguire una finalità ecologica, d’innovazione e altri obiettivi sociali. In teoria, gli Stati membri sono autorizzati a mettere in atto strategie nazionali o misure di incentivazione volte a orientare le scelte delle amministrazioni aggiudicatrici verso determinati obiettivi. Queste strategie o misure non possono tuttavia essere in contrasto con i principi fondamentali del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare il principio di non discriminazione".

I Commissari Moedas (Ricerca, Innovazione e Scienza) e Hogan (Agricoltura) hanno sottolineato il loro impegno a collaborare strettamente con gli Stati membri dell'Ue e le altre istituzioni interessate a sviluppare strategie nazionali sulla bioeconomia. Quanto sono importanti, dal suo punto di vista, le strategie nazionali per lo sviluppo della bioeconomia europea? L'Italia potrebbe essere penalizzata senza la propria strategia nazionale?
"A livello comunitario, la Commissione può lavorare su molte politiche differenti, che possono contribuire all'adozione della bioeconomia. Si va dalle politiche per la ricerca e innovazione, alle politiche comuni della pesca e alle regole del mercato unico, tra cui la standardizzazione, le politiche industriali e ambientali, l'energia e le politiche climatiche, e così via. Ci sono importanti sinergie da cogliere tra questi settori. Ma la bioeconomia deve diventare una realtà sul terreno, negli Stati membri e nelle regioni. Una strategia ufficiale redatta dalle autorità pubbliche e in consultazione con gli attori nazionali interessati è un importante punto di partenza. Oggi si sta aprendo la stanza per il dialogo tra le diverse parti dell'amministrazione e gli stakeholder. E’ l'inizio del riconoscimento della necessità di politiche coerenti per favorire lo sviluppo a livello nazionale. Lo sviluppo di strategie nazionali e regionali a cui stiamo assistendo è quindi molto promettente. E’ anche necessario perché le diverse parti d'Europa hanno bisogno di pensare come meglio adeguarsi alla bioeconomia. Ci sono bioeconomie – al plurale - e non una bioeconomia che va bene per tutti e che può essere implementata in tutto il mondo. Ogni paese o regione ha la propria diversità, e questa è la base e la ricchezza della bioeconomia. Elaborare una strategia non è di per sé ciò che garantirà l'adozione di soluzioni innovative. Ma si tratta di un passo assolutamente necessario per iniziare a raccogliere le parti interessate, cominciare a pensare i punti di forza e di debolezza di una regione e su come questa potrebbe posizionarsi per guidare il cambiamento".

Il vertice sugli investimenti per la bioeconomia ha avuto il merito di aprire un confronto approfondito sui restanti ostacoli allo sviluppo della bioeconomia in Europa. Come avete intenzione di perseguire in futuro questo confronto?
"L'identificazione degli ostacoli comporta uno sforzo continuo. L'evento ha dato l'opportunità ad alcune delle principali parti interessate alla bioeconomia di esprimere le loro preoccupazioni e sensibilizzare sui grandi temi. Anche affrontare questi ostacoli richiede un lavoro continuo. Nel breve termine, il pacchetto sull’economia circolare consentirà di promuovere una migliore valorizzazione dei rifiuti. Inoltre, nel 2016, faremo il punto sui progressi, rivedendo la strategia sulla bioeconomia (presentata dalla Commissione nel 2012, ndr). Abbiamo intenzione di fissare le priorità che favoriranno maggiori investimenti nella bioeconomia. Ciò potrebbe comprendere una vasta gamma di misure. Noi nel frattempo proseguiremo il dialogo con le regioni, esplorando come si possono ottenere sinergie con i fondi strutturali. E, come già detto, stiamo lavorando con la BEI per esplorare la possibilità di uno strumento finanziario dedicato o servizi di consulenza per le bioindustrie".

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