Bitcoin giù del 25% in 4 giorni. La guerra fra criptovalute deprime il mercato
Quotazioni sempre più volatili per il bitcoin e i suoi cloni, per i gestori è impossibile determinare quando comprare o vendere
I bitcoin non affascinano un gestore come Aymeric Forest, che per il gruppo Schroders cura portafogli azionari investiti sia sui mercati sviluppati sia sui mercati emergenti, perché “esulano totalmente dal nostro mandato”, “non hanno un razionale d’investimento diverso dalla speculazione” e comunque è “impossibile seguire un processo per determinare quando comprare o quando vendere”. “Per investire in qualcosa, prima bisogna che la capiate, secondo che la valutiate: se si è guidati dalla speculazione pura, non rientra nel nostro universo d’investimento”. Visto l’andamento erratico della più famosa tra tutte le critpovalute emerse in questi anni è difficile dare torto al gestore. Si prenda il caso di quanto accaduto negli ultimi giorni: le quotazioni del bicoin hanno prima raggiunto l’ennesimo record storico a 7.458 dollari (l’8 novembre), poi sono crollate a 5.857 dollari (ieri), segnando un ribasso del 21,5%, per poi rimbalzare nuovamente agli attuali 6.592 dollari (+12,5%).
Che cosa può mai essere accaduto che possa giustificare tale volatilità? Razionalmente nulla, irrazionalmente, o per meglio dire emotivamente, molto: dopo anni di “guerra civile strisciante” all’interno del mondo blockchain, lo scorso primo agosto ha debuttato il bitcoin cash, che partito da 281 dollari di controvalore è arrivato a toccare ieri un massimo di 1.856 dollari prima di raffreddarsi. Ad ogni guadagno del bitcoin cash, che Li Ang, capo del gruppo di “minatori” cinesi Canoe Pool (che ha emesso la nuova criptovaluta) ha definito “il vero bitcoin adesso”, il bitcoin “classico” ha perso quota, per poi recuperare ogni volta che la criptovaluta rivale rifiatava.
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