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Economia
Bitcoin giù del 25% in 4 giorni. La guerra fra criptovalute deprime il mercato

 

Oltre agli spostamenti, a volta vorticosi, della speculazione da una all’altra versione del bitcoin che adesso circola sul mercato, a giustificare il calo delle quotazioni del bitcoin “classico” potrebbe essere stata poi la rinuncia da parte di alcuni sviluppatori di modificare le regole di funzionamento del software che dà vita al bitcoin, introducendo il Segwit2X (o più comunemente “2x”), una versione modificata del software adoperato dalla rete di “minatori” che creano in rete i bitcoin che avrebbe modificato in particolare una delle regole, quella delle dimensioni dei blocchi (“block size”) raddoppiandola da 1 MB a 2 MB, a discapito di altre possibili ottimizzazioni che avrebbero portato ad un incremento della capacità di generare bitcoin.

Questo avrebbe portato ad escludere dal circuito dei “minatori” tutti coloro che non avessero adottato la nuova versione del sofware, ma dato che la resistenza a questa modifica è stata alta alla fine gli stessi promotori hanno preferito rinunciarvi. Si sarebbe potuto pensare che tale rinuncia avrebbe fatto bene al bitcoin, invece così non è stato, perché è stata giudicata una vittoria del gruppo più “conservatore” degli sviluppatori e minatori di bitcoin e questo ha portato chi sperava che potesse passare la modifica a rivolgersi a criptovalute più “flessibili”, a partire proprio dal bitcoin cash. Si è così arrivati ad un momento, tra le 4.30 e le 24.00 ora di Greenwich di ieri secondo le statistiche del sito Fork.lol, in cui il numero degli aderenti al circuito del bitcoin cash ha superato quello degli aderenti al circuito del bitcoin “classico”, dopo di che quest’ultimo è tornato a registrare più aderenti della versione cash.

Se tutto questo quadro vi pare poco comprensibile, mettetevi l’animo in pace: a breve potrebbe arrivare una terza versione del bitcoin a complicare ulteriormente lo scenario, il bitcoin gold. Questo rischia di portare ulteriore emotività e irrazionalità a quotazioni che di razionale non hanno più nulla da tempo, visto che stiamo parlando di un sistema di calcolo e non di vere e proprie valute e che l’utilizzo per quanto possa estendersi appare destinato a rimanere sempre di nicchia rispetto alle vere monete, che godono della garanzia degli stati che le emettono, cosa che non vale per le criptovalute. Il consiglio per gli investitori non può dunque che essere quello di ponderare attentamente le parole del gestore di Schroders, prima di provare a effettuare qualsiasi operazione.

Luca Spoldi

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