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Economia

Andreessen Horowitz si prepara a cambiare pelle: la celebre società di venture capital fondata nel 2009 a Menlo Park, in Silicon Valley (California), dai due ex “super business angel” Marc Andreessen e Ben Horowitz (che tra il 2006 e il 2010 avevano investito personalmente in qualcosa come 45 diverse startup per un totale di 80 milioni di dollari complessivamente) ha avviato le pratiche per cambiare pelle, almeno legalmente, trasformandosi in un consulente d’investimento registrato (Ria).

La mossa giunge nel momento in cui i fondi di venture capital sembrano aver ritrovato una seconda giovinezza, grazie a colossi come Softbank che ha deciso di creare un fondo, Vision Fund, da 100 miliardi di dollari. Andreessen Horowitz non è un nome qualunque: nel corso degli anni ha saputo investire con profitto in alcuni dei più famosi nomi high-tech americani come Skype, Twitter, Facebook, Groupon e Zynga (ma anche in Airbnb, Foursquare e Oculus Rift), tanto che un suo investimento è diventato una sorta di “bollino blue” per startup e aziende in rapida espansione.

Negli ultimi anni la società ha puntato molto sul settore della crittografia e della blockchain, investendo tra l’altro in Ripple e Coinbase e proprio le criptovalute sembrano essere alla base della decisione di mutare veste societaria. Nonostante la vulgata comune secondo cui i fondi di venture capital sono più o meno liberi di investire dove e come credono essendo fondi privati, la Securities and Exchange Commission (Sec) impone un limite alla percentuale del patrimonio che un fondo di venture capital può impegnare in investimenti ad alto rischio come le criptovalute.

Secondo quanto ha riferito Forbes, che per primo ha dato la notizia della trasformazione in atto, il limite sarebbe del 20% ed è stato motivo di grande frustrazione per Andreessen Horowitz, che lo scorso anno ha lanciato un fondo da 350 milioni dedicato appunto all’investimento in criptovalute. Come ha poi confermato Margit Wennmachers, uno dei partner della società di venture capital, proprio durante la fase di messa a punto del fondo è nata l’idea di chiedere la trasformazione in consulente d’investimento autorizzato, che dovrebbe essere completata entro fine mese, una volta trascorsi i 45 giorni richiesti dal periodo di esame della domanda da parte della Sec.

Naturalmente puntare sui Bitcoin, Ethereum, Ripple e altre criptovalute, che dopo il tracollo dello scorso in questi ultimi mesi hanno visto le quotazioni risalire (i Bitcoin sono passati dai 3.211 dollari del 15 dicembre agli attuali 5.026 dollari, con un rialzo del 56%) non significa rinunciare ad investire in operazioni di private equity. C’è Andreessen Horowitz, ad esempio, tra i soci che beneficeranno della prossime quotazioni a Wall Street di Slack, di Pinterest, di PagerDuty oltre che di Airbnb, così come c’era tra quelli di Lyft (di cui possiede ancora una residua partecipazione del valore di 1 miliardo di dollari).

Ugualmente la società risulterà tra gli azionisti molte future debuttanti, visto che oltre a gestire già 7,1 miliardi di dollari attraverso sette diversi fondi Andreessen Horowitz sta raccogliendo altri 2-2,5 miliardi di dollari da investire in nuovi progetti. Per avere un’idea di cosa significhi una simile potenza di fuoco vale la pena ricordare che nel 2018 sono stati investiti in Italia in operazioni di venture capital complessivamente 560 milioni di euro (mentre in Europa la cifra è arrivata a circa 20 miliardi nello stesso anno).

Tra i nuovi fondi ve ne saranno certamente alcuni dedicati al mondo delle criptovalute, ma anche alle biotecnologie e al mondo dei “wearables” (dispositivi “indossabili” di cui si potrà, ad esempio, fare uso diagnostico o terapeutico). Il focus dell’attività di Andreessen Horowitz rimarrà inoltre l’investimento in nuove tecnologie per utilizzo consumer ed enterprise.

Tutto come prima, salvo una maggiore flessibilità? Non è detto: secondo alcuni analisti uno dei nei della trasformazione in atto è che la struttura dei costi di Andreessen Horowitz è destinata a crescere. La cosa non sembra preoccupare i suoi gestori, chissà se sarà così anche per i suoi investitori, nel caso che i maggiori costi vengano fatti sostenere a loro.

 

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