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Economia
BlackFriday, meglio del previsto. "Ma non salverà i consumi"
Black Friday

Il BlackFriday quest'anno è andato meglio del previsto per i commercianti. Si attendeva un rallentamento delle vendite ma un negozio su due (48%) ha registrato vendite maggiori rispetto allo scorso anno, mentre solo il 27% segnala un peggioramento. E' quanto emerge da un sondaggio condotto da Confesercenti per l'Adnkronos sui propri associati relativamente ai risultati del Black Friday 2018.

Accessori, abbigliamento, piccoli apparecchi e oggetti per la casa sono stati i prodotti più ricercati nei negozi 'reali'. Buono l'afflusso di clienti del venerdì, più lento invece il sabato, anche se il movimento è stato comunque sopra la norma. Sono circa 85mila i negozi in tutta Italia che hanno sposato l'idea del Black Weekend, proseguendo le offerte anche nella giornata di oggi. In attesa dei risultati di domenica, dunque, il bilancio sembra virare al positivo nonostante le previsioni sulle intenzioni di acquisto dei consumatori avessero evidenziato un calo di attenzione sull'evento.

A spingere gli acquisti, paradossalmente, sembra essere stato il tam tam mediatico e la valanga di pubblicità online, che si sono intensificati negli ultimi giorni e dei quali sembra aver beneficiato anche il retail tradizionale.

Tuttavia non è tutto oro quello che riluce. Il successo del Black Friday, infatti, per il 67% dei negozianti non è stato sufficiente a invertire il trend negativo delle vendite che si è manifestato per tutto il 2018. E circa un imprenditore su tre esprime preoccupazione sulla cultura dello sconto tutto l'anno, visto che la quota di vendite promozionali ha superato il 30%. D'altra parte, le valutazioni degli imprenditori rappresentano, appunto, la testimonianza delle dinamiche concrete che le imprese del commercio stanno vivendo. Infatti, nei primi 9 mesi l'andamento delle vendite, in volume, ha registrato il segno meno per tutte le tipologie merceologiche: -0,7% il totale, altrettanto l'alimentare, -0,5% il non alimentare.

Di nuovo, per quanto riguarda invece i format distributivi, la situazione è stata molto negativa per le imprese su piccole superfici (stimiamo -2,2% in volume), migliore per la grande distribuzione (sempre nostre stime, 0,2% in volume). E il 2018 rischia di passare alle statistiche come il peggior anno degli ultimi 5 per il commercio al dettaglio. E anche l'anno in cui torna definitivamente a riaprirsi il differenziale fra i consumi degli italiani e degli altri paesi avanzati. Secondo le previsioni di Consensus Forecast - che solo per l'Italia raggruppa un panel di 45 previsori indipendenti - l'Italia registrerebbe quest'anno la maggiore frenata dei consumi fra le maggiori economie. Nei prossimi cinque anni vi sarà inoltre una minore spesa complessiva di 30 miliardi di euro nei confronti dell'Area euro, di 28 miliardi rispetto al Regno Unito, di quasi 60 miliardi rispetto agli Stati Uniti. Nei confronti dei due principali paesi europei, Germania e Francia, nel 2018 in Italia vi saranno minori consumi per, rispettivamente, 26 e 22 miliardi.Una frenata che dovrebbe preoccupare, visto che i consumi interni contribuiscono per il 60% alla formazione del nostro Pil. Il calo dei consumi sta avendo un impatto rilevante sul retail, tanto che pur di mantenere i livelli di vendita in volume, si riducono i margini ed il settore distributivo rischia di soffocare per bulimia di offerta: il recente black Friday ne è la testimonianza più evidente.

Per le grandi catene, la quota di vendite promozionali ha superato il 30%, una percentuale cui anche le imprese indipendenti del commercio si stanno velocemente avvicinando. "Le vendite retail stanno rallentando in maniera preoccupante, nel commercio l'Italia è tornata ad essere il fanalino di coda d'Europa", commenta la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. "Gli italiani hanno bisogno di sapere, di conoscere come sarà il loro domani ed il loro dopodomani. Abbiamo bisogno di certezze, dobbiamo potere programmare avendo chiaro il quadro del futuro. Regole chiare, semplici, rispettate. Le imprese diffuse del commercio sono talmente importanti per la nostra vita quotidiana, per la sicurezza che riverberano e per l'equilibrio serio economico delle città".

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