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Economia
Bollorè attacca il Salotto da UniCredit. I piani della finanza francese.Rumors

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

La conquista economica francese dell'Italia potrebbe passare per UniCredit e il suo aumento di capitale monstre da 13 miliardi di euro. Una nuova calata dei Galli che approfitterebbe dunque dell'involontario assist istituzionale offerto al capitalismo d’Oltralpe dagli stress test della Vigilanza europea. E che solo la spregiudicatezza di Vincent Bollorè, che si è mosso tempestivamente approfittando di un momento di grande debolezza politica dell’Italia, sarebbe stato in grado di finalizzare. 

Secondo quanto si ipotizza in alcuni ambienti finanziari della City milanese, la campagna in Telecom e in Mediaset del presidente di Vivendi sarebbe soltanto una parte del grande disegno di conquista francese degli asset preziosi dell’economia tricolore e che raggrupperebbe gli interessi di diversi soggetti del mondo economico transalpino. Al di là delle mire di Vivendi sul Biscione, ad animare l'affondo italico di Bollorè ci sarebbero infatti, secondo le ricostruzioni, anche i desiderata espansionistici di Orange su Telecom, di Axa sulle Assicurazioni Generali e di Societè Generale su UniCredit. Un filotto in cui la banca di Piazza Gas Aulenti sarebbe la singola leva per far breccia in tutta la prima linea italica.  

In particolare, spiegano gli attenti osservatori delle vicende della finanza italiana, il Leone e il gruppo guidato dal francese Jean Pierre Mustier sarebbero i due veri grandi gioielli del nostro capitalismo che fanno gola Oltralpe. "E' il risparmio italiano, uno dei principali asset di questo Paese (la nostra propensione al risparmio è una delle più alte al mondo, ndr), che piace molto ai colossi esteri", spiegava infatti la scorsa settimana il chief investment officer di Kairos, Guido Maria Brera, in occasione del deal Amundi-Pioneer.  

La strategia iniziale di Bollorè su Mediaset è arcinota. Attraverso la partnership che in futuro potrebbe trasformarsi in un'acquisizione, il finanziere bretone punta a creare il polo latino dei contenuti che sfrutterebbe le potenzialità del web, veicolando nel nostro Paese i contenuti attraverso la rete di nuova generazione. Meno nota, invece, è la seconda parte del suo piano che per il momento incontrerebbe degli ostacoli regolatori, almeno in Italia. Ovvero quella della creazione della versione europea della media company a stelle e strisce AT&t-Time Warner, attraverso il coinvolgimento di Orange. L'ex France Telecom a cui verrebbe in futuro conferito il controllo di Telecom Italia.

Qual è la mission industriale che Bollorè avrebbe in mente, miliardario che molti dicono essere più bravo ad architettare i raid in Borsa piuttosto che disegnare strategie imprenditoriali capaci di crear valore nel lungo periodo? La media company che nascerebbe dall'aver messo insieme Vivendi e Mediaset - dal punto di vista dei contenuti - e Orange e Telecom Italia - dal punto di vista invece dell'infrastruttura - ambirebbe a fronteggiare non solo l'avanzata europea dell’americana Netflix, ma a fare concorrenza, sempre nel Vecchio Continente, anche allo strapotere di quella Sky di Rupert Murdoch che qualcuno, in un primo momento, ha tirato in ballo come potenziale alleato (interessato) della famiglia Berlusconi per stoppare sul nascere le velleità di Mr Vivendi. Oltre alla leve dell’enterteinment, la media company avrebbe in mano anche il prezioso pallino dei contenuti in grado di influenzare le dinamiche politiche non solo italiane e francesi, ma anche europee. 

Si fa notare, poi, che Vincent Bollorè non significa soltanto Vivendi e Telecom-Mediaset. Bollorè vuol dire anche Mediobanca, dov'è il primo azionista singolo con l'8% e, a cascata, pure Generali. Mediobanca-Generali è un attraente intreccio azionario che da Piazzetta Cuccia consente di arrivare sino agli oltre 400 miliardi di euro di masse gestite e sui 70 miliardi circa di premi che il Leone raccoglie ogni anno in giro per il mondo. 

Ed è qui che la posta in palio stimolerebbe la logica di sistema con cui pare si stia per muovere la Big Corporate d’Oltralpe sapientemente ispirata da quell’Emmanuel Macron, ex banchiere sostenitore del ruolo dello Stato a fianco delle imprese ed ex ministro dell’Economia e dell’Industria che punta all’Eliseo.

Come per Orange in Telecom, Bollorè svolgerebbe il ruolo facilitatore di pivot per un altro colosso transalpino. Ovvero quell’Axa che è il secondo gruppo assicurativo europeo naturalmente interessata al business della compagnia triestina. Cos’è, però, che frustrerebbe le mira francesi su Generali che, oltretutto, per una fortuita congiuntura vede saldamente in sella al comando la coppia ex Axa, Philippe Donnet e Frederic de Curtois? Il blocco di azionisti italiani o, meglio, l’ingombrante peso italico di UniCredit in Mediobanca, il primo garante del mantenimento dell’italianità delle Generali

Ma sarebbe proprio questa la cerniera che, secondo gli scenari - quasi da fantafinanza - prospettati, il capitalismo transalpino cercherebbe di scardinare, facendo del primo azionista della Generali un avamposto francese incaricato di condurre in futuro la compagnia triestina sotto le insegne di Axa. 

(Segue: i piani della finanza francese e la cartina di tornasole dell'aumento di capitale di UniCredit...)

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unicreditgeneralimediasetvivendistrategia francesebollorèmediobancatelecomsociete generalephilippe donnetalberto nageljean pierre mustier





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