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Economia
Pressioni, appalti e perquisizioni. Gli scheletri nell'armadio di Bolloré

E' stato appena scoperto in Italia come imprenditore, ma il primo socio di Telecom e partner di Silvio Berlusconi dopo l'accordo Vivendi-Mediaset, pare che in patria abbia i suoi scheletri nell'armadio. Stiamo parlando di Vincent Bolloré, i cui uffici sono stati perquisiti negli scorsi giorni. Da più di due anni, l'inchiesta giudiziaria francese aperta sulla società Pefaco, specializzata nell'ospitalità e nel gioco d'azzardo, impiantata in Africa, prosegue con grande discrezione. E ha condotto i poliziotti dell'ufficio centrale dell'anticorruzione e infrazioni finanziarie e fiscali francese fino all'industriale Bolloré.

Venerdì 8 aprile, secondo quanto riporta Le Monde, gli uffici di Bolloré a Puteaux (Hauts-de-Seine), la sede della divisione del gruppo Bolloré che si occupa degli affari in Africa, è stata oggetto di una perquisizione su richiesta dei giudici di bilancio Serge Tournaire e Aude Buresi.

L'ufficio di Bolloré così come quello del direttore generale e del direttore giuridico del gruppo sono stati visitati dagli inquirenti. Un'operazione che ha dato una nuova dimensione all'inchiesta iniziale. Gli investigatori si chiedono se il gruppo del miliardario bretone ha utilizzato il suo braccio pubblicitario, Havas, per facilitare l'ottenimento della gestione dei porti di Conakry in Guinea e di Lomé in Togo.

E' del tutto casuale il fatto che i magistrati siano arrivati a interessarsi al gruppo Bolloré, presente in 46 paesi del continente africano dove si è imposto come principale attore nella logistica portuale. Indagando sul gruppo Pefaco, società francese con base a Barcellona, hanno scoperto che il suo presidente Francis Perez ha tra le sue relazioni quella con un certo Jean-Philippe Dorent, il cui nome appariva già nell'inchiesta preliminare del luglio 2012.

Dorent è uno dei manager di Havas, potente società di comunicazione posseduta oggi al 60% dal gruppo Bolloré. Molto attivo in Africa, Dorent si è occupato nel 2010 della campagna per le presidenziali della Guinea del candidato Alpha Condé, rientrato dal suo lungo esilio parigino che nnel corso degli anni aveva stretto amicizia anche con Vincent Bolloré. "E' esagerato dire che ho fatto la sua campagna, l'ho solo consigliato", afferma Dorent.

Ma secondo gli inquirenti Dorent ha seguito anche parte della comunicazione del giovane presidente del Togo Faure Gnassignbé, figlio di Gnassingbé Eyadema, rimasto per più di 30 anni alla guida del Paese. Nel febbraio 2014 e nel febbraio 2015 la polizia ha effettato diverse perquisizioni nell'ufficio di Doren presso l'Havas, sesto gruppo pubblicitario mondiale e presieduto dall'agosto 2013 da Yannick Bolloré, 36 ans, figlio di Vincent.

Durante le perquisizioni gli investigatori hanno messo le mani su degli elementi che hanno portato alla luce i legami con Pefaco e i suoi casinò africani. I pm si chiedono se i consigli di Dorent e del suo gruppo Havas durante la campagna presidenziale in Guinea e Togo possano aver facilitato la concessione alla Bolloré Africa Logistics delle concessioni portuali di Conakry e Lomé. Da qui le perquisizioni. Interpellati da Le Monde, gli avvocati di Bolloré e Havas non hanno voluto commentare. Ora si attendono i possibili sviluppi.

Già in passato Bolloré è stato al centro di numerose polemiche per le sue numerose attività economiche nella cosiddetta Françafrique che generano ingenti profitti (trasporti pubblici, logistica, trasporti marittimi, agricoltura). Bolloré avrebbe avuto grandi privilegi da parte dei governi degli Stati africani grazie alle pressioni politiche e diplomatiche, a volte anche sfociate in interventi militari veri e propri, esercitate dal Governo francese presieduto da Nicolas Sarkozy.

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