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Economia
Bonomi, anche Confindustria incalza Draghi: "Sulle bollette serve di più"
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria 

Bonomi: "Ci sono centinaia di impianti di rinnovabili fermi per questioni amministrative. È tempo di sbloccarli" 

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera solleva diversi temi caldi del dibattito economico, tra i quali caro bollette, riforme, debito pubblico e transizione energetica. "Era chiaro che prima o poi le banche centrali avrebbero tirato una riga. In tanti si erano illusi si potesse continuare con l'helicopter money. Invece i nodi stanno venendo al pettine. Le regole europee saranno riviste, ma ci condizioneranno anche in futuro. E l'inflazione sale", dichiara Bonomi al Corsera, sollevando un tema che riguarda le imprese: per il debito pubblico il rialzo dei tassi "sarà graduale, ma per le imprese è diverso: dovranno finanziarsi subito a costi sempre più alti rispetto alle concorrenti europee, anche se sono altrettanto valide. Che risposta dà la politica su questo?". 

Bonomi insiste sulla crescita: "Sono d'accordo con Mario Draghi: con questo debito pubblico gigante, dobbiamo crescere, crescere, crescere. Eppure, sembra che il tema non interessi a nessuno. Pochi parlano di ciò che serve per invertire la frenata e rafforzare l'economia nel medio e lungo periodo. Nell'anno che resta alle elezioni, ci si deve concentrare su quello che mi piace definire riformismo competitivo: non interventi a margine ma riforme efficaci, che rendano moderno e competitivo il Paese. Per un'economia che lavora e trasforma materie prime importate, è la sola strada".

Ma i partiti "frenano l'efficacia dell'azione di governo: in autunno pensavano alle amministrative, poi hanno riempito la legge di Bilancio di bandierine, quindi si sono scontrati sul Quirinale. Abbiamo un grande premier, dobbiamo tutti metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio. Invece, purtroppo, spesso i partiti non lo consentono".

Per il 2022 Bonomi chiede di intervenire su "giustizia e concorrenza in primis. Su quest'ultima, spero non si finisca per allargare ancora gli affidamenti diretti in house a società degli enti locali come successo per le gare del Pnrr. Lo trovo contraddittorio con l'enfasi pro-concorrenza delle prime pagine del Piano. Ma la vera sfida è la delega fiscale: è il momento di un taglio deciso e strutturale al peggior ostacolo della nostra competitività, il cuneo fiscale. Nel Paese lavora il 37% degli italiani, un'inezia. Vanno creati incentivi al lavoro".

Poi c'è il caro energia, per il quale le imprese chiedono aiuti oltre gli 11,5 miliardi stanziati dal governo fin qui: "Pre-pandemia, pagavamo otto miliardi l'anno di bolletta energetica. Quest'anno rischiano di essere 37. Servono interventi strutturali che aumentino l'offerta di energia, da destinare alle imprese. In Francia, il governo sta riservando il 70% dell'energia nucleare a basso costo alle imprese e anche noi abbiamo bisogno di qualcosa di simile, con le nostre capacità. Possiamo raddoppiare la produzione nazionale di gas in 12-15 mesi e destinare una quota all'industria, con contratti pluriennali a prezzi ragionevoli. Possiamo aumentare la produzione da rinnovabili da riservare all'industria. Ci sono centinaia di impianti di rinnovabili fermi per questioni amministrative. È tempo di sbloccarli". 

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