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Economia
Wall Street e beni rifugio al top?La crescita vale più delle promesse di Trump

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

Sui mercati è corsa ai beni rifugio. Le quotazioni di oro, yen, Bund e Treasury sono tornate ai livelli pre-Trump, ma anche le azioni a Wall Street continuano a correre. Un'anomalia e l'attesa correzione degli indici non ha ancora fatto capolino al Nyse. Come mai? Anche sulla tanto invocata riforma fiscale di Donald Trump, gli investitori hanno ormai capito che verrà scavallata la boa dei primi 100 giorni del mandato. Le vendite, però, non scattano. Quali sono le ragioni? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Vincenzo Longo, analista finanziario di IG Markets

"In un orizzonte di medio periodo, il sentiment sul mercato rimane ancora bullish (rialzista, ndr). Le indicazioni macro che stanno arrivando non solo dagli Stati Uniti, ma anche dall'Europa segnano che è in corso una crescita accelerata. Il Vecchio Continente sta guadagnando forza. La creazione dei posti di lavoro è tornata ai livelli pre-crisi. E' un'economia reale che sta galoppando finalmente come dovrebbe", spiega Longo. 

trump congresso ape
 

Ma gli ultimi dati a stelle e strisce non sono brillanti?
"Negli Usa, nella media degli ultimi 12 mesi la crescita su base mensile è ben sopra anche ai livelli che hanno preceduto lo scoppio della crisi del 2008. Al di là degli ultimi dati come quello sui non farm payrolls, l'economia segue un trend di rafforzamento nei prossimi trimestri. Così, il mercato rimane impostato al rialzo nella convinzione che la situazione possa continuare ad andare bene. Quadro in cui, a differenza di qualche mese fa, anche i salari e i posti di lavoro di qualità sono in crescita. In generale, gli indici manifatturieri sono tornati ad aumentare in maniera sensibile anche grazie alle aspettative create da Trump sulle future mosse espansive di politica economica". 

Dunque, nel sostenere le aspettative degli investitori, la forza dell'economia reale ha iniziato a sostituirsi all'effetto traino esercitato negli scorsi mesi dalle attese sulle future azioni della Casa Bianca, soprattutto in ambito fiscale...
"Esatto, Wall Street non è ancora indispettita da questi ritardi rispetto a quanto promesso da Trump. Però potrebbe esserlo presto. Soprattutto se dovesse assistere ancora a uno scontro acceso all'interno del partito repubblicano. Scontro che potrebbe mettere in forse l'attuazione di tutte le riforme preannunciate in campagna elettorale dal presidente degli Stati Uniti. Per adesso, però, il mercato non vuole dare tanto peso alla questione, ma il prossimo scontro potrebbe innescare la grande correzione".
 

wall street
 

E gli altri rischi all'orizzonte come quello politico in Europa o quello internazionale?   
"In questo momento, il sentiment degli operatori non scommette al ribasso, ma va solo a proteggersi da eventi nefasti come quello di una vittoria di Marine Le Pen nelle elezioni in Francia o l'escalation geopolitico con un conflitto in Corea del Nord o in Medio Oriente. E' un mercato che si protegge con le put ma che non scommette al ribasso. Un atteggiamento di prudenza, ma che rimane bullish e pronto ancora a ripartire. L'eventuale sconfitta della Le Pen, infatti, dovrebbe spingere i grandi gestori a posizionarsi ancora sull'equity europeo". 

Riferendosi alla forza del dollaro, il presidente Usa Donald Trump ha anche cambiato atteggiamento nei confronti dell'azione della Federal Reserve e del livello dei tassi d'interesse americani, "che deve rimanere basso". Come mai?
"Sembra essere un Trump che ha capito come funziona la politica monetaria. Non era atteso che, dopo l'elezione del tycoon newyorkese, il mercato rispondesse con la forza reflattiva che ha mostrato, spiazzando lo stesso Trump che ha deciso così di fare dietrofront. Il presidente Usa sta anche ricevendo le prime pressioni da parte di Corporate America sul livello  eccessivamente alto del biglietto verde. Valore che inizia a sortire i primi effetti sulla bilancia commerciale americana. Inoltre, Trump, dopo l'incontro con la Cina, sta rispondendo a Pechino proprio 'con la stessa moneta'. Facendo di tutto, cioè, per tenere basso il dollaro".

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