Borse, il caso Huawei scuote i listini. Milano in profondo rosso
Le Borse europee in rosso per la seconda seduta consecutiva dopo l'arresto negli Usa del Cfo di Huawei. Spread Btp/Bund apre poco mosso a 279 punti
Profondo rosso per Piazza Affari che risulta la peggiore in Europa, in un contesto reso difficile dalla flessione del greggio e dalle incertezze legate alla trattativa tra governo e Ue sulla manovra: poco dopo le 15, il Ftse Mib perde il 2,75% a quota 18.797 punti; All Share -2,63%. Venduti i finanziari, Telecom Italia (-2,03%) nel giorno del primo cda con Luigi Gubitosi amministratore delegato, e gli energetici, con Saipem che segna un -5,17%.
Wall Street apre in calo, dopo l'arresto in Canada del numero due del colosso cinese delle tlc Huawei su richiesta Usa, che riaccende la miccia alla guerra commerciale Usa-Cina. Pesa anche il calo del prezzo del petrolio. Il Dow Jones perde l'1,54% a 24.641 punti, lo S&P l'1,49% a 2.659 puntie il Nasdaq l'1,31% a 7.064 punti.
A scatenare i sell off e' stato l'arresto in Canada, sabato scorso, su richiesta degli Usa, di Meng Wanzhou, numero due del gruppo e figlia del fondatore di Huawei, Ren Zhengfei. Il fermo e' stato eseguito per sospette violazioni delle sanzioni contro l'Iran e ha scatenato le ire di Pechino.
A spaventare i mercati sono le tensioni tra Cina e Usa, che sembravano essersi placate dopo la tregua di 90 giorni. E che ora riemergono. Il fatto singolare e' che a mandare a picco le piazze azionarie globale sia un'azienda che, diversamente dalla maggior parte dei suoi concorrenti, non e' quotata in borsa. Di conseguenza, la societa' fondata dall'ex ingegnere dell'esercito cinese Ren Zhengfei non ha alcun obbligo a rilasciare i risultati finanziari o aprirsi alla comunita' degli investitori.
Su richiesta degli Stati Uniti, il Canada ha arrestato la direttrice finanziaria della cinese Huawei Technologies per la potenziale violazione di sanzioni americane legate all'Iran. Attraverso la sua ambasciata in Canada, la Cina ha chiesto l'immediato rilascio di Wanzhou Meng, che è anche figlia del fondatore del colosso cinese produttore di smartphone e prodotti elettronici e che dallo scorso marzo e' anche vicepresidente del gruppo contro cui l'America di Donald Trump ha lanciato recentemente una vasta campagna di pressione nei Paesi alleati (Italia inclusa) affinche' gli operatori di reti wireless e i provider internet non utilizzino le sue componenti.
Dal canto suo Huawei ha sostenuto di avere agito nel rispetto delle norme in vigore. La notizia dell'arresto, confermata dal dipartimento canadese di Giustizia dopo le indiscrezioni del quotidiano canadese 'Globe and Mail', ha mandato nel panico i mercati finanziari (ieri Wall Street chiusa per i funerali del presidente George Bush era chiusa ma i futures sono andati subito in rosso); il timore e' che il caso possa mettere a repentaglio la tregua commerciale tra Usa e Cina siglata sabato scorso a Buenos Aires (Argentina) dopo il termine del G20. Senza dimenticare i dubbi che gli americani nutrono sul fatto che gli smartphone cinesi possano essere usati a scopi di spionaggio.
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