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Economia
Borse, per la prima volta dal 2010 gli Usa fanno peggio rispetto all'Europa

di Joseph Little* 

Siamo arrivati a metà del 2017 e questo ci sembra un buon momento per tirare le somme. Nonostante all’inizio dell’anno ci fossero dei timori sul fatto che il rischio geopolitico potesse avere un impatto negativo sui mercati, fino ad ora, il 2017 ha offerto agli investitori robusti rendimenti su un’ampia gamma di asset class. L’insieme di una buona crescita economica, bassa inflazione e bassa volatilità sui mercati ha creato un ambiente favorevole per gli asset più rischiosi come ad esempio le azioni o le obbligazioni societarie. Ma, alla fine, questa crescita per quanto sarà ancora sostenibile? Nell’azionario mondiale, per la prima volta dal 2010, la performance dei titoli statunitensi è stata la peggiore rispetto a quella dei titoli degli altri Paesi.

I tassi di crescita delle economie dei Paesi sviluppati risultano ai massimi livelli dalla crisi finanziaria. Nell’eurozona, infatti, i dati sul PIL sono significativamente al di sopra dei livelli pre-crisi ed altrettanto negli Stati Uniti. I Paesi Emergenti restano ancora indietro, nonostante la maggior parte di questi risulti già in netta ripresa. Inflazione stimata Visto l’incremento nelle attività, tutto fa presupporre un incremento dell’inflazione. Si ritiene che presto si manifesteranno delle pressioni inflazionistiche, anche se finora il fenomeno sembra stabile. Ciò risulta possibile nonostante il basso tasso di disoccupazione e una politica monetaria particolarmente generosa, entrambi fattori che solitamente sostengono la crescita dell’inflazione. Nella nostra visione, lo scenario attuale implica una situazione di mercato favorevole per gli asset più rischiosi, come titoli azionari rispetto ai bond governativi.

La sfida però sta nel fatto che, a partire dall’estate 2016, i mercati degli asset più rischisoi hanno riportato solide performance, pertanto riteniamo che il guadagno potenziale in seguito all’investimento sia più basso rispetto al passato. Ci troviamo in una situazione di “equilibrio precario”. I rischi economici, di fatto, sono duplici. Da una parte, l’andamento positivo dei mercati potrebbe essere frenato dal rischio di un rallentamento della crescita, anche se questo sembra alquanto improbabile al momento. Dall’altra, anche una crescita economica più sostenuta potrebbe risultare problematica in quanto potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi di interesse più velocemente del previsto e questo potrebbe rappresentare un elemento di destabilizzazione dei mercati.

La valutazione del rischio come fonte di preoccupazione Più di ogni altra cosa, il rischio principale per il valore degli investimenti è il rischio di valutazione. In questo stesso momento dell’anno scorso, molte asset class risultavano estremamente economiche mentre oggi non si può dire altrettanto. I prezzi degli asset si sono riassettati su livelli più “normali” rispetto a quelli del 2016: pertanto se qualcosa dovesse andare storto potrebbero manifestarsi periodi di volatilità sui mercati.

Panoramica sugli asset di rischio
Sia i bond societari sia i titoli azionari risultano più costosi rispetto a un anno fa, in quanto i mercati sono stati più forti ma il contesto economico sottostante continua ad essere di supporto. Quello che conta veramente è capire come si evolverà il panorama rispetto alle attese di mercato.

La maggior sfida per i bond societari è rappresentata dal fatto che i prezzi già riflettono questa buona notizia. Per quanto riguarda i titoli azionari, sono preferiti quelli “degli altri Paesi Sviluppati” rispetto a quelli statunitensi, soprattutto quelli europei e giapponesi. I titoli dei Paesi Emergenti non sono più economici come un tempo ma, per adesso, riteniamo che questi titoli siano ancora interessanti, se paragonati alle altre possibilità a disposizione.

Obbligazioni
Quest’anno, fino ad ora, i mercati obbligazionari hanno offerto rendimenti tra l’1% e il 5%, all’interno di una serie di diverse asset class, rappresentando circa un terzo di quanto registrato nel 2016. Tali rendimenti si avvicinano sempre di più alle stime per il 2017, pertanto risulta sempre più probabile che i rendimenti supereranno le attese. Finora il debito dei mercati emergenti ha registrato i rendimenti più alti, seguito dalle obbligazioni corporate high yield con rating BB o inferiore La Fed ha iniziato ad alzare i tassi di interesse, pur agendo con cautela, in modo tale da assicurarsi che i mercati non reagissero eccessivamente. Stimiamo che i tassi di interesse statunitensi continueranno ad aumentare lentamente, con il prezzo dei bond che scende in risposta all’incremento dei tassi, pertanto ci aspettiamo una riduzione del prezzo dei titoli di stato e dei bond societari investment grade. Questa è una delle ragioni che spinge a preferire i bond dei mercati emergenti rispetto a quelli di altre parti dell’universo obbligazionario. I tassi di interesse del debito dei mercati emergenti emesso in valuta locale risultano molto alti rispetto a quanto offerto dai mercati dei Paesi Sviluppati. Ad ogni modo, esistono minacce per le obbligazioni, soprattutto se la Fed alza i tassi di interesse più velocemente del previsto, perché questi rispondono a dei trend inflazionistici più forti, ci sarebbe un calo dei prezzi delle obbligazioni.

Azioni
Fino ad ora, i mercati mondiali azionari sono risultati abbastanza solidi, riportando performance migliori del previsto nonostante i forti timori geopolitici. Importanti eventi di mercato, quali la presentazione del nuovo programma politico dell’amministrazione statunitense, l’avvio della Brexit, i timori dovuti ai test missilistici della Corea del Nord e le elezioni francesi non sono riusciti a sabotare il rally dei mercati azionari. Dall’inizio dell’anno, i titoli azionari hanno riportato performance al rialzo superando le nostre attese per i profitti di lungo termine e per ora questi risultano più costosi. La scelta dei titoli e il mix regionale, a nostro avviso, avranno un peso ancora più significativo nel secondo semestre dell’anno. Non ci aspettiamo una significativa inversione di marcia nei mercati azionari, con l'economia mondiale apparentemente in ripresa e una "globalizzazione inversa" che non è avvenuta nel modo inizialmente previsto. Si ritiene, tuttavia, che le azioni abbiano raggiunto più o meno il loro "fair value". 2017: sentiment e scontro con la realtà Per la seconda metà di quest'anno, potremmo assistere a una “retromarcia” da parte di quegli investitori che in passato hanno sempre desistito di fronte all’investimento azionario, in particolar modo nei mercati emergenti: questo potrebbe portare a un ulteriore crescita dei mercati. Ciò inoltre potrebbe rappresentare un chiaro punto di contrasto con tutti quegli investitori che hanno cercato di scegliere selettivamente le precise date di entrata e uscita dei mercati, sulla base delle previsioni di eventi manifestatisi a livello geopolitico dall'inizio dell'anno. In pochi hanno riscontrato successo – dimostrando pertanto che, piuttosto che prevedere il mercato, solo un portafoglio ben diversificato rappresenta decisamente la miglior opzione contro il rischio.

*Chief Global Strategist di HSBC Global Asset Management

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