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Economia
BpVi, Zonin ora scarica le colpe su Sorato.Però l'impero è al sicuro da 6 mesi

"Che faccia di bronzo", ha commentato qualche risparmiatore berico tradito dal disastro PopVicenza alla notizia. Gianni Zonin prova a smarcarsi nel bel mezzo della resa dei conti sul dissesto della banca popolare vicentina, annunciando di aver notificato il 6 dicembre 2016 un atto di citazione dinanzi al Tribunale delle Imprese di Venezia “per l’accertamento della correttezza della sua attività di presidente di Banca Popolare di Vicenza dal 1996 sino al 2015”. Come noto su Zonin e gli altri ex amministratori della passata gestione BpVi pende la spada di Damocle di un’azione di responsabilità che, stoppata dall’assemblea dei soci dello scorso maggio, dovrebbe essere approvata dalla prossima assemblea ordinaria del 13 dicembre prossimo. Il problema più volte sollevato da economisti e analisti finanziari riguarda il valore dei titoli: nei diciassette anni di “regno” Zonin ha distribuito ai soci “consistenti utili conseguenti alla gestione profittevole della banca”, sostiene il banchiere.

Che fa poi notare come “nel periodo successivo alle dimissioni” del novembre 2015 “i due diversi consigli di amministrazione che si sono succeduti hanno ridotto il valore di un’azione della banca da 48 euro dapprima a 6,30 euro e successivamente a 0,10 euro” per l’emergere di oltre 4 miliardi di euro di crediti deteriorati e di uno stato di sostanziale dissesto dell’istituto che ha portato all’intervento del fondo Atlante come unica alternativa alla risoluzione dell’istituto d’imperio da parte della Bce come previsto dalla normativa europea. Di chi fu colpa se il valore determinato sotto la gestione Zonin si è poi scoperto essere quasi del tutto inesistente?

L’ex imprenditore vinicolo, negli anni d’oro arrivato a frequentare il “salotto buono” di Mediobanca ma che nel frattempo si è “spogliato” di buona parte dei suoi beni girando ai suoi tre figli tutto il suo impero vitivinicolo da 168 milioni di euro di fatturato (guarda caso, però afferma di non essere coinvolto nella gestione scorretta della banca), afferma di “comprendere lo stato d’animo dei risparmiatori e dei soci di BpVi” di cui ribadisce di fare ancora parte con la propria famiglia, “avendo sottoscritto ogni aumento di capitale sociale della banca e non avendo mai proceduto ad alcuna dismissione del pacchetto azionario”. Secondo Zonin il deterioramento economico della Banca Popolare di Vicenza “ha tre origini concomitanti: la grave crisi finanziaria ed economica del nostro paese; l’impatto negativo della straordinaria normativa europea applicata alle banche italiane; una gestione scorretta da parte della direzione della banca, posta in essere con modalità tali da non poter essere accertata dal Cda”.

Quest’ultimo punto è il più importante, perché se il Tribunale di Venezia accetterà la versione di Zonin le “colpe” del dissesto ricadranno nella sostanza sull’ex direttore generale di BpVi, Samuele Sorato, e sul direttore centrale del gruppo (nonché direttore commerciale della controllata Banca Nuova), Emanuele Giustini, che Zonin chiama in causa insieme alla stessa Bpvi.

Il procedimento instaurato dovrebbe poi servire a “ricostruire i fatti che oggi sono contemporaneamente sottoposti al giudizio della Consob, di Banca d’Italia, della Procura della Repubblica di Vicenza e del Tribunale delle imprese”; per evitare il conflitto di giudicati ed una dispersione di conoscenze e aggravio dei costi a Zonin interessa “essere giudicato per la propria attività di presidente di BpVi in un unico processo civile, che comprenda tutte le contestazioni e le difese proposte dinanzi alla autorità regolatrici”. Riuscirà l’ex “padre-padrone” di BpVi a ribaltare le accuse e a dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati? A Vicenza, e non solo, sono in tanti a domandarselo con una certa apprensione. Intanto, c'è chi insinua che a Venezia, dove Zonin si è rivolto, potrebbero essere più morbidi...

Luca Spoldi
Andrea Deugeni

Tags:
banca popolare vicenza zonin contrattacca e cita bpvisorato e giustini





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