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Economia
Brembo, boom in Borsa. Bombassei non tira più il freno

Il gruppo di Alberto Bombassei sta puntando molto sull’internazionalizzazione e sull’innovazione tecnologica e di processo. L’8 maggio potrebbero vedersi i primi risultati

Di Luca Spoldi

Sarà la volta buona? Il titolo Brembo mette a segno un rialzo di oltre il 5% a Piazza Affari, risalendo verso i 12,9 euro per azione, con gli analisti che parlano di scommesse aperte in attesa che l’8 maggio la società annunci i risultati del primo trimestre del 2018. Anche così il titolo del gruppo che fa capo ad Alberto Bombassei resta su livelli di un 10% abbondante inferiori a quelli a cui oscillava 12 mesi or sono in borsa, quando si muoveva tra i 14,5 e i 15 euro per azione.

 

La lunga fase ribassista di borsa del titolo, che pure ha tentato più volte di ripartire, senza mai riuscire a invertire il trend, è stata dovuta ad un certo rallentamento dei risultati dopo molti anni in forte crescita. Per molti analisti e gestori, tuttavia, la punizione è stata eccessiva, anche perché a fronte di una previsione per l’intero esercizio di ricavi attesi dalla società in crescita in area “high-single digit” (ossia tra il 5% e il 9%) e di un Ebitda margin che dovrebbe confermarsi sui livelli del 2017 (attorno al 19,5%), la graduale entrata in produzione dei nuovi impianti in Messico, Cina e Polonia dovrebbe far riaccelerare la crescita di quello che resta uno dei più importanti gruppi leader della meccanica mondiale.

 

Il gruppo di Bombassei, che in questi giorni tramite la finanziaria di famiglia Nuova Fourb ha reinvestito (assieme a Luca Cordero di Montezemolo, Gianni Punzo, Flavio Cattaneo e Isabella Seragnoli e Peninsula Capital) parte dei 94,4 milioni di euro ricevuti a febbraio a seguito della cessione delle proprie quote di Italo-Ntv al fondo infrastrutturale Global Infrastructure Partners, opera al momento in 16 paesi di tre continenti con propri insediamenti industriali e commerciali, impiegando oltre 7 mila addetti.

 

Leader assoluto sul mercato mondiale per la produzione di dischi freno, pinze e impianti frenanti completi di primo equipaggiamento, Brembo ha chiuso il 2017 con ricavi per oltre 2,46 miliardi e un Ebitda di 480 milioni, entrambi in crescita “solo” dell’8% circa rispetto al 2016, mentre l’utile è risultato pari a oltre 263 milioni (+9,5%) e l’indebitamento si è ridotto a 218,6 milioni (quasi 32 milioni in meno del 2016).

 

Numeri che hanno consentito al Cda di proporre la distribuzione di un dividendo di 22 centesimi (approvata dall’assemblea dello scorso 20 aprile), in pagamento il prossimo 23 maggio e ad oggi equivalente a un rendimento dell’1,7%. I soci hanno anche dato via libera ad un nuovo piano di buy-back che potrà riguardare fino ad un massimo di 8 milioni di azioni ordinarie, ad un prezzo che non dovrà discostarsi di oltre il 10% (in più o in meno) rispetto al prezzo di chiusura della seduta precedente a quella di ogni singola operazione di acquisto.

 

L’autorizzazione vale per 18 mesi e per un importo massimo di 144 milioni (il 3,52% circa rispetto all’attuale capitalizzazione di 4.090 milioni di euro di Brembo). Ma più che una storia di borsa quella di Brembo resta una storia di eccellenza industriale sempre votata all’innovazione: non solo il gruppo sta come detto investendo in nuovi impianti all’estero e dunque risente positivamente della decisione annunciata, in un tweet, da Donald Trump di concedere un ulteriore mese di tempo all’Unione europea per trovare un accordo commerciale che eviti l’imposizione di dazi sulle importazioni di alluminio e acciaio dal vecchio continente, ma più in generale continua a spingere sulla leva della continua innovazione di prodotto e di processo.

 

L’ultimo esempio viene da un investimento pluriennale da 100 milioni di euro destinato ad andare a regime nel corso del prossimo anno per digitalizzare completamente gli impianti produttivi. In pratica oltre a connettere tutte le macchine si è abolita la carta e il flusso di dati ora viaggia solo in digitale, con maxi-schermi che permettono di effettuare interrogazioni a più livelli e dati relativi ad ogni variabile delle pinze freno sfornate da robot guidati da codici ed in grado di riattrezzarsi in automatico a seconda delle esigenze della produzione.

 

Una vera e propria rivoluzione 4.0 che consente, tra l’altro, di sapere in anticipo se un utensile impegnato in produzione sta per guastarsi evitando danni e limitando le interruzioni (così incrementando di un 10% la produttività degli stessi impianti) e l’energia necessaria. Una rivoluzione che porterà anche all’emergere di nuove professionalità in azienda, perché la mole di dati richiede lo sviluppo di una squadra di data scientist ad hoc per saperli “leggere” e trasformare in valore. Per ora gli investitori sembrano voler attendere i primi risultati tangibili di questa rivoluzione, ma Brembo potrebbe presto tornare a prendere il toro per le corna, Trump permettendo.

 

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