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Economia
Brexit, come far soldi con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea

I bei tempi di una volta, quando con la Manica in tempesta a Londra si commentava "il continente è isolato", rischiano di essere un ricordo sempre più sbiadito, anche se la Gran Bretagna ha dimostrato nel corso dei secoli di saper sorprendere alleati e avversari per la sua grande flessibilità e capacità di innovazione. Intanto però la Brexit preoccupa il numero della Bank of England, Mark Carney, più dell'eventuale surriscaldamento dei prezzi, così ogni aumento dei tassi ufficiali è per ora rinviato e la sterlina torna a perdere quota.

Non va meglio al tentativo di Theresa May (che lo scorso anno aveva fatto campagna a favore del rimanere nell'Unione europea ma che da premier ha poi tentato la via dello scontro "duro", prima che la debacle elettorale la riconducesse a più miti consigli) di tendere una mano agli ex partner comunitari, garantendo che il Regno Unito consentirà agli oltre 3 milioni di cittadini europei che vivono in Gran Bretagna da almeno 5 anni di restare, godendo dei loro diritti.

Un "primo passo" per ean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, che è ancora "insufficiente", mentre il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, arriva a dichiarare che la proposta "rischia di peggiorare la vita dei cittadini europei". Insomma, i colloqui, destinati a durare due anni, sono solo alle battute iniziali ma già si capisce che motivi per alternare momenti di tensione a qualche schiarita non mancheranno sui mercati. Ma è possibile riuscire ad approfittare della Brexit, per quanto riguarda valute, bond e azioni?

Sì, a patto di muoversi con una certa accortezza e di stare molto attenti al timing delle proprie decisioni di investimento. La sterlina, anzitutto, rischia di perdere nuovamente terreno (e contribuire a mantenere i tassi ancora a lungo sul minimo storico dello 0,5%) se tornerà a prevalere l'ipotesi di una Brexit "dura", in cui Londra e le sue banche e aziende perderanno ogni possibilità di accesso al mercato unico e dovranno rinegoziarlo, sempre passando da Bruxelles, paese per paese, settore per settore.

In questa ipotesi chi avrà il coraggio (o la fortuna) di investire per tempo in un Etf "corto" (short) sulla sterlina, ossia il cui andamento risente positivamente di ogni indebolimento della valuta britannica, potrà guadagnare anche molto rapidamente, visto che solitamente questo tipo di strumenti sono a leva, ossia hanno un effetto moltiplicatore rispetto alle variazioni del sottostante (la sterlina, appunto). Ad esempio l'Etf "Etfs 3x Short Gbp Long Eur" ha guadagnato il 31% abbondante nell'ultimo anno, il triplo appunto del calo di poco più del 10% della sterlina contro euro. Attenzione però che rapidamente come sale questo strumento può perdere terreno, anche a fronte di variazioni contenute dei cambi.

Per chi non vuol stare tutto il tempo a controllare le quotazioni della sterlina, un altro modo di approfittare della Brexit potrebbe essere quello di puntare sui bond europei, ma attenzione: essendo un gioco potenzialmente "a perdere" per entrambe le parti, la Brexit potrebbe far male oltre che ai titoli britannici anche a quelli periferici europei, provocando un graduale "fly to quality" che manterrebbe i rendimenti sui Bund tedeschi (e in parte sugli Oat francesi) schiacciati vicino o sotto i livelli attuali, aumentando invece i rendimenti richiesti sui bond italiani e spagnoli (e a maggior ragione portoghesi, irlandesi e greci).

Per i più prudenti, dunque, la cosa migliore sarebbe ridurre gradualmente la vita media residua del portafoglio andando a investire per la parte lunga in Oat e per la parte a breve guardando anche ai bond governativi americani, dato che il dollaro, anche a seguito dei previsti ulteriori rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, potrebbe tornare ad apprezzarsi nei prossimi mesi ed anni. Più rischioso l'utilizzo di una strategia sui derivati che veda contemporaneamente l'acquisto di posizioni lunghe di Bund e corte di Btp per sfruttare il possibile allargamento dello spread tra Btp e Bund decennali (con l'accortezza di chiudere le posizioni o anche invertirle se lo spread dovesse tornare a restringersi).

E per i mercati azionari? In questo caso tralasciando strategie complesse e rischiose basate sull'utilizzo di opzioni o future sugli indici dei principali mercati borsistici, a partire da quelli sul Ftse-1000 della borsa di Londra, si potrebbe scommettere sui settori che potranno avere un beneficio dall'uscita del Regno Unito dalla stanza dei bottoni a Bruxelles. Non è un caso che proprio in questi giorni, mentre a Parigi si tiene il salone aeronautico di Le Bourget, si sia tornati a parlare di difesa unica europea.

Un progetto che Londra ha ostacolato per anni, ma che sembra stare a cuore al nuovo presidente francese, Emmanuelle Macron. Corollario di un organismo di difesa unica del vecchio continente sarebbero naturalmente una serie di operazioni di fusione e acquisizione tra i principali operatori del settore, ancora di dimensioni relativamente contenute rispetto ad esempio ai colossi americani della difesa.

Il pensiero corre naturalmente a Leonardo (che intanto continua a raccogliere ordini dal ministero della difesa britannica), il cui neo amministratore delegato, l'ex banchiere Alessandro Profumo, potrebbe cercare di accasare il gruppo con Thales, MDBA o Airbus. Al di là del nome, commentano già oggi gli analisti, qualunque fosse il progetto avrebbe un forte senso industriale, dato che porterebbe a importanti sinergie che si rifletterebbero sulla quotazione sia che il gruppo italiano recitasse la parte della "preda" sia del polo aggregante.

Altri spazi destinati ad aprirsi con "l'isolamento" di Londra rispetto all'Europa potrebbero riguardare poi il settore dei servizi finanziari, con i maggiori gruppi europei da Amundi (che il 3 luglio vedrà il closing dell'acquisizione di Pioneer Asset Management e varerà una nuova struttura organizzativa) a Deutsche Bank pronti ad approfittare delle incertezze che potrebbero avvolgere per qualche tempo la City di Londra e i suoi intermediari.

Insomma: la Brexit è una potenziale iattura in termini industriali, ma dato che ogni rischio può anche nascondere un'opportunità non è detto che per un investitore europeo, ed italiano in particolare, non sia possibile trarne un congruo profitto, a patto sempre di tenere d'occhio l'incerto evolversi dei negoziati durante l'arco di questi prossimi due anni.

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brexit mercati finanziari





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