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Economia
Brexit, Londra addio: anche Citigroup e l’Università di Oxford traslocano

Che sia “hard” o “soft” la Brexit è destinata a cambiare il volto della City nei prossimi anni, con molti abbandoni in arrivo. L’ultima voce vuole James Cowles, amministratore delegato della divisione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) di Citigroup, intenzionato a trasferire i desk del trading da Londra a Francoforte, in tutto circa 200 dipendenti dei 9 mila che il gruppo impiega in Gran Bretagna, ma con un forte impatto simbolico.

Lo stesso Cowles ha infatti confermato al Frankfurter Allgemeine Zeitung che “la Germania è tra le mete favorite” in vista della riorganizzazione delle attività pan-europee (ossia le vendite a controparti residenti negli altri 27 paesi della Ue) finora operate da Londra. Prima di Citigroup erano state Hsbc e Ubs a dirsi pronte a spostare circa mille posti di lavoro ciascuna dalla City londinese nel momento in cui la Brexit si materializzerà effettivamente.

Hsbc punta in particolare sulla piazza di Parigi, mentre non è ancora certa la sorte dei dipendenti di Ubs, anche in questo caso attivi nella vendita di servizi finanziari in Europa, un’attività che con l’ipotesi di “hard Brexit” non sarà più consentita, perdendo la Gran Bretagna (e le sua aziende) il “passaporto europeo” che serve appunto a svolgere tali attività.

Stessa musica anche in casa Jp Morgan, il cui Cedo, Jamie Dimon, ha segnalato come il trasloco potrebbe toccare 4 mila dei 16 mila dipendenti del gruppo statunitense in Gran Bretagna, precisando: “Non è che vogliamo, non è una minaccia, è solo un dato di fatto che dovremo adeguarci ai nuovi requisiti”. Sub iudice per ora resta l’ipotesi di un dimezzamento dei trader di Goldman Sachs, che nella City impiega 6 mila dipendenti.

Il “trasloco di massa” che la Brexit metterà in modo rischia poi di non fermarsi solo al settore finanziario: pochi giorni fa il Daily Telegraph ha segnalato come anche l’Università di Oxford starebbe valutando di trasferirsi in riva alla Senna. La più antica università britannica potrebbe infatti iniziare la costruzione, a partire dal prossimo anno, di un nuovo campus nel cuore di Parigi, per non perdere i finanziamenti di programmi comunitari come Horizon 2020 (che da solo elargisce fondi per circa 2 miliardi di sterline).

Una volta ultimati i lavori nella “succursale” francese verrebbero trasferiti corsi di laurea e avviati programmi di ricerca congiunti. La scelta di Oxford potrebbe fare proseliti e già si parla della possibilità che anche l’Università di Warwick avvii un’iniziativa analoga assieme all’Université de Paris Seine, come confermato da Jean-Michel Blanquer, ex direttore generale del ministero francese per la scuola ed attuale rettore dell’Ecole Supérieure des Sciences Economiques et Commerciales.

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