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Economia
C’è un posto in Italia dove il gasolio costa 1,5 euro/litro e la benzina 1,6

Perché ridurre le accise sui carburanti è la via che un governo serio dovrebbe seguire subito. Prima che tutto degeneri

Mentre la politica litiga per il potere (difficile capire a chi frega qualcosa della vita dei cittadini) c’è un luogo in Italia dove il gasolio e la benzina sono a prezzi abbordabili.

Mi arriva un messaggio stamattina: “Prezzo Gasolio: 1,609 euro. Prezzo benzina: 1,664 euro. Gpl: 0,665 euro”. Ma dove?

“Siamo a Livigno, provincia di Sondrio, località sciistica nelle Alpi Italiane”.

Chiamo le pompe di benzina di Livigno e uno dei distributori mi risponde così: “Da noi è meno: 1,5 il gasolio, 1,6 la benzina, il gpl non lo abbiamo”. Addirittura meno.

Da mesi gli abitanti dei paesi limitrofi prendono d’assolto le pompe di benzina del paesino con file anche di ore. Fare un pieno di carburante conviene eccome.

Grazie a una legge del Regno d’Italia del 1910, nella cittadina di Livigno, di 6400 anime, gli abitanti sono liberi da Iva e imposte varie dello Stato, anche sui carburanti. Se gli italiani sono strozzati non accade ai cittadini di Livigno e d’intorni.

In un primo momento il governo Draghi ha provato ad abbassare i prezzi dei carburanti, con uno sconto sulle accise (una riduzione di circa 0,30 euro al litro sul prezzo alle pompe), ma il taglio è stato totalmente assorbito dalla speculazione e i prezzi sono risaliti a circa 2 euro a litro.

Bisognerebbe sospendere le accise fino al termine dell’emergenza energetica e ridurre drasticamente l‘Iva sui carburanti fino alla fine dell’emergenza. Lo si può fare e lo si è fatto durante le crisi energetiche della storia del Paese.

Dai dati di settore risulta che le accise e l’Iva influiscono sul 55,3% del costo della benzina e sul 51,8% del gasolio. Senza queste tasse pagheremmo il carburante la metà. Paradossalmente in Europa saremmo quelli che pagano meno la materia prima ma le tasse ci ammazzano.

In Italia le accise sui carburanti (benzina, diesel e gpl) sono state introdotte gradualmente fin dagli anni ‘30 del secolo scorso per fronteggiare improvvise emergenze dovute per lo più a disastri naturali ed eventi militari. Ne abbiamo 19 di accise, dalla guerra in Etiopia del 1935 alla crisi del canale di Suez del 1956, dall’alluvione di Firenze del 1966 fino al decreto “Fare” del 2014.

Quindi più è alto il costo del carburante più lo Stato guadagna. Lo Stato fa cassa a spese di chi fa il pieno, delle famiglie e di chi ha imprese che per produrre e lavorare consumano energia. Il governo dovrebbe ridurre gli extraprofitti fiscali che lo riguardano e non ammorbarci tutti i giorni con le proprie beghe di potere dai canali tv che controllano direttamente e indirettamente.

L’Osservatorio di Confcommercio sull’Energia ha spiegato che il prezzo delle offerte elettriche è salito mediamente del 61% tra gennaio e aprile 2022, quello delle offerte di gas è aumentato del 21% con aumenti annui del 120% e del 140%.

Bisogna agire subito se non vogliamo sia troppo tardi e il Paese degeneri in qualcos’altro. L’astensionismo al voto dimostrato a tutte le ultime elezioni, diffuso soprattutto nelle classi più umili come dicono le ricerche, è il segno di un malessere profondo. Prima o poi si trasformerà in altro e in quel momento sarà troppo tardi.

 

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