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Economia

Il mercato fiuta l'odore del sangue su Carige per il braccio di ferro che ieri il finanziere italiano con base a Londra Raffaele Mincione ha intrapreso con Malacalza Investimenti (il principale azionista della banca ligure) nella cruciale assemblea di settembre che potrebbe poi aprire le porte a una accelerazione dei progetti di aggregazione con altri istituti. Nel primo pomeriggio il titolo guadagna oltre il 2%, ma in mattinata si è spinto oltre il 3,5%. Ieri a sorpresa il finanziere romano, ufficialmente titolare del 5,4% del capitale, ha chiesto di inserire nell'ordine del giorno della prossima assemblea, che dovrà nominare il nuovo presidente, anche il voto sulla revoca di tutto l'attuale board e in seconda battuta sul rinnovo dell'intero consiglio.

Il cda di Carige di ieri ha esaminato la proposta e nella riunione del 3 agosto formalizzerà la convocazione dell'assemblea per fine settembre: in quella sede è probabile che si vada a un confronto all'ultimo voto tra la Malacalza Investimenti (titolare del 20,6% e autorizzata a salire fino al 28%) e lo stesso Mincione che da tempo è al lavoro per raccogliere consensi tra gli investitori istituzionali e che punta a portare dalla sua parte anche il pacchetto del 9% nelle mani di Gabriele Volpi.

Chi la spunterà in assemblea, visto che al momento una alleanza non sembra possibile, potrà orientare le strategie dell'istituto insieme al guida operativa della banca: infatti dalle posizioni espresse negli ultimi mesi pare scontato l'appoggio di Mincione all'attuale amministratore delegato Paolo Fiorentino verso cui invece Malacalza Investimenti ha invece espresso più di una critica. Anche se l'aggregazione con una banca più grande pare il destino segnato per Carige e più volte annunciato da Fiorentino, Mincione sembra più propenso ad accelerare sul tema: Banco Bpm è ritenuta attualmente il soggetto piu' probabile con cui intavolare una trattativa.

"Non sono ostile, voglio dare un contributo alla banca. Se il primo azionista, di cui sinceramente non conosco il progetto, si dimostrerà a favore della aggregazione, in me troverà un forte alleato", ha spiegato Mincione in una intervista a Il Secolo XIX. "Ho sempre detto che il tempo massimo per arrivare a una aggregazione sarebbe stato diciotto mesi. Oggi sono convinto che sia necessario accelerare". "I nomi sono i soliti due o tre - ha aggiunto Mincione -. C'è Bpm, che ho tanto amato, ci sono Bper e Ubi. Ma non possiamo dimenticare, anche se io sono decisamente nazionalista, le due francesi" Crédit Agricole e Bnp.

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