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Economia
Cdp pronta a sbloccare Mediaset-Vivendi. Così il Pd paga dazio sul Rosatellum

Cdp pronta a sbloccare la partita industriale Vivendi-Mediaset-Telecom, aggirando le decisioni dell'AgCom prese sullba base della legge Gasparri. Gira e rigira quando si devono leggere in filigrana le mosse di Silvio Berlusconi si torna sempre lì: il futuro del suo impero televisivo. E così, secondo gli addetti ai lavori, l'ex Cavaliere troverebbe la contropartita per il suo ok al Rosatellum che, dopo la questione di fiducia posta dal governo Gentiloni, sta per passare al Senato  (i voti dei forzisti risultano decisivi in chiave anti-cinquestelle), in un coinvolgimento della Cassa guidata dal duo Costamagna-Gallia nella creazione del polo multimediale europeo Mediaset-Vivendi.

vincent bollorè
 

Sono da leggersi in questo senso le dichiarazioni e il lavoro del presidente dei Democratici, Matteo Orfini che in un position paper intitolato "Tim-Vivendi: una sfida per la politica industriale" ha dato un chiaro ed esplicito sostegno al progetto, per ora sempre e solo sostenuto da Vivendi (il Biscione ha chiesto 3 miliardi di danni al gruppo transalpino e Fininvest ha messo sul tavolo una richiesta di 570 milioni) di dare vita alla "Netflix europea".

Per Orfini tutto ruota attorno alla separazione della rete di Telecom da fondere poi con Open Fiber di Enel, con l’ingresso della Cdp nel capitale e un nuovo socio italiano che potrebbe entrare rastrellando azioni in Borsa. Un modo per permettere a Vivendi di superare i vincoli della normativa vigente e l’aut-aut dell’Agcom, che ha imposto di vendere gran parte della quota in Telecom o in alternativa in Mediaset, e di puntare al deal con il Biscione.

telecom ape (1)
 

A Vincent Bollorè, quindi, resterebbero così le mani libere per concentrarsi su Mediaset. "Tutelando ovviamente il valore dell'investimento di Vivendi - ha precisato infatti Orfini - si dovrebbe consentire al gruppo francese di rinunciare al fardello del controllo (ed all'obbligo conseguente di consolidamento del debito in bilancio) per concentrarsi al meglio sul progetto strategico di negoziare con Mediaset, su basi paritarie, la costituzione di una vera media company europea".

In estate Orfini aveva depositato un'interpellanza parlamentare che ha dato poi il via all'istruttoria sul golden power. Ora che il Governo, in particolare il ministro Carlo Calenda, ha spinto per l'esercizio dei poteri speciali, Orfini prosegue la sua riflessione e ha invitato il Paese a valutare "alternative strategiche di politica industriale".

Serve "una rete unica nazionale tecnologicamente avanzata" e le Authority potrebbero "disporre, se necessario, l'enucleazione di una società della rete, giuridicamente distinta all'interno del gruppo Tim, sul modello inglese di Openreach". Lo sviluppo della rete "ha bisogno dell'impegno di Tim, della sua cassa e dei suoi investimenti" e il presidente del Pd vorrebbe che il Governo impegnasse le sue "ingenti risorse" per "incoraggiare" i concorrenti (Open Fiber, ndr) "a rivedere le proprie strategie manageriali ed a razionalizzare gli investimenti, fino a metterli a fattore comune, nella prospettiva di una unificazione tecnica e possibilmente anche societaria (per esempio in forma di joint venture) delle diverse reti a banda larga complementari con la rete Tim". Intanto "un socio italiano, pubblico o privato, che acquisti in Borsa parte di quel 76% di capitale flottante potrebbe affiancare Vivendi".

berlusconi mediaset
 

I francesi poi potrebbero congelare i diritti di voto ma c'è anche "l'ipotesi che Cassa Depositi e Prestiti si proponga per rilevare, in tutto o in parte, la partecipazione di Vivendi".

Dopo la mossa sulla rete, l'operazione industriale vera e propria muoverebbe i suoi primi passi dalla joint venture che Telecom sta costituendo con Canal+ di Vivendi e che dovrebbe coinvolgere o direttamente il network guidato da Pier Silvio Berlusconi o solo Mediaset Premium. Posizione che per alcuni osservatori può essere letta come un avvicinamento tra Berlusconi e Renzi in vista delle prossime elezioni politiche, nella primavera del 2018.

Secondo quanto ricostruisce Milano-Finanza, la variabile temporale del progetto è decisiva. Perché non solo andrebbe definito il tutto prima dell’avvio dell’asta per i diritti tv della Serie A, ma lo si dovrebbe definire, se ci saranno le condizioni normative, prima di marzo e aprile prossimi. Perché se il 22 novembre la Corte europea dei diritti dell’uomo accoglierà il ricorso dei Berlusconi sul reintegro in Senato, il leader di Forza Italia sarà uno dei protagonisti della campagna elettorale e, sondaggi alla mano, potrebbe anche arrivare ad avere un peso significativo in Parlamento. Eventualità che darebbe subito adito ancora una volta allo scontro con il Movimento 5 Stelle e tutti gli oppositori di Berlusconi sull'annoso tema del conflitto d’interessi.

claudio costamagna e fabio gallia ape
 

Secondo le indiscrezioni, le due famiglie (Berlusconi e Bollorè) sono tornate a parlarsi tramite i propri rappresentanti legali e la riconciliazione pare essere a portata di mano.

Pur di sbloccare la situazione e di neutralizzare la richiesta di danni miliardari da tre miliardi di Mediaset-Fininvest, Vivendi sembra infatti orientata a cedere sul fronte Premium, corrispondendo al Biscione i 760 milioni (misto cash e azioni) dell’enterprise value della pay tv di Cologno Monzese emerso dalle valutazioni che hanno portato all'accordo fra le parti di aprile 2016. Accordo poi disatteso da Bollorè.

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