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Economia
Check-up di Confindustria-Srm: Mezzogiorno, economia indietro tutta.

Motori al minimo per l’economia del Mezzogiorno e pronti a spegnersi. In discesa produzione industriale, ordini e occupazione: al Sud lavora meno di un giovane su quattro. Calano gli investimenti pubblici, dalla debacle si salvano il turismo, il comparto delle costruzioni e l’immobiliare. L’economia generale si arresta dunque a fine 2019. L’auspicata espansione economica si è rivelata nulla, dopo quattro anni di crescita l’indice sintetico dell’economia meridionale di fine anno elaborato da Confindustria e Srm (Centro studi di Napoli legato a Intesa Sanpaolo) fa registrare nel secondo semestre un calo rispetto al 2018. Quattro indicatori su cinque registrano variazioni minime o nulle, anche l’export -pure in ripresa rispetto allo scorso anno- è al di sotto dei livelli raggiunti nel 2018. Con l’agroalimentare si salva l’industria farmaceutica, quella minore e l’elettronica. Secondo stime dei due organismi, l’indice nel complesso vede l’indicatore sintetico al di sotto di trenta punti rispetto al livello pre-crisi.  Una vera debacle.

Pesa innanzitutto l’andamento del Pil (-0,2% secondo Svimez), confermato anche dall’indicatore trimestrale della Banca d’Italia che rileva un indebolimento della dinamica dell’attività economica in tutte le aree, ma più intensa proprio al Sud. Una dinamica, secondo Confindustria e Srm, condizionata dal deterioramento del clima di fiducia delle imprese. In particolare, quelle manifatturiere. Crescono solo le imprese di costruzione e quelle delle attività immobiliari, mentre si riducono negli altri settori produttivi e si ferma la nascita di nuove aziende. Diminuiscono inoltre gli ordini ed i consumi di energia elettrica per uso non domestico. Gli imprenditori, così come le famiglie, vogliono capire bene l’evoluzione della manovra; una decisione che non hanno sortito effetti positivi sulla crescita dell’attività imprenditoriale. Una dinamica che se ha aumentato i ritardi nei pagamenti delle imprese, confermando il peggioramento della percezione degli imprenditori sulle prospettive economiche della propria azienda e dunque sul quadro economico complessivo, ha contribuito al calo dell’occupazione e delle ore effettivamente lavorate. Sono cresciuti solo i lavoratori con contratto a termine. Una situazione che conferma l’emergenza occupazionale giovanile, pari al Sud al 22,7%. In pratica lavora meno di un giovane su quattro. Quota 100 e reddito di cittadinanza (532.077 domande accolte nel Mezzogiorno per 1.462.556 persone, importo medio mensile pari a 547,0 euro) potrebbero limitare i danni ma solo con qualifiche basse, ma non prima del primo trimestre 2020. Le uniche opportunità di lavoro vengono dal turismo (aumenta dell’1,8% la spesa media degli stranieri che resta comunque al di sotto dell’incremento medio nazionale pari a +6,7%) che traina anche l’indotto e l’occupazione. Per il resto è buio assoluto. Il positivo trend del credito d’imposta per gli investimenti al Sud ha contribuito a limitare i danni, ma i livelli pre-crisi restano lontani. L’incremento della spesa dei fondi strutturali nel 2019 non è sufficiente a compensare la persistente debolezza della spesa ordinaria: soprattutto tocca un nuovo minimo la spesa del Fondo sviluppo e coesione. Fermo al palo lo Stato, cresce solo la spesa delle Regioni. Troppo poco per un’inversione di tendenza sulla via dello sviluppo.

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