Cina apre agli investimenti esteri. Ora le banche di Pechino sono sul mercato
Apertura della seconda economia mondiale: società estere potranno avere il controllo di gruppi finanziari cinesi. Anche le banche potranno essere controllate
Non è stata sicuramente una coincidenza, anzi ne è l'effetto più evidente, riconosciuto anche dalle parole degli esponenti del governo cinese. Tant'è che due delle principali istituzioni finanziarie dei Paesi, Goldman Sachs per gli americani di cui l'amministrazione Trump è piena di ex funzionari e China Investment Corporation (Cic) per i cinesi, il potente fondo sovrano di Pechino con cui il colosso d'Oriente investe all'estero, hanno subito creato un veicolo finanziario congiunto da cinque miliardi di dollari per favorire gli investimenti delle imprese statunitensi in Cina.
Dopo la visita di Donald Trump nella seconda economia mondiale, la prima del presidente degli Stati Uniti a cui è stato riservato un trattamento imperiale (è stato il primo leader straniero a cenare nella Città Proibita dal lontano 1949), la Cina ha annunciato l'eliminazione delle restrizioni agli investimenti stranieri sui suoi mercati finanziari.
Il Ministero del Commercio di Pechino ha infatti comunicato oggi la rimozione dei limiti alle quote di partecipazione dei gruppi stranieri alle società che operano nei settori azionario, fondiario e dei future, secondo quanto scrive l'agenzia Xinhua, che cita il vice ministro, Zhu Guangyao.
I gruppi stranieri potranno detenere quote fino al 51%, rispetto al limite del 49% attuale (limite che aveva scoraggiato molti grandi investitori americani, fra cui JP Morgan). Una misura salutata immediatamente con favore dalle piazze azionarie del Colosso d'Oriente e che verrà introdotta gradualmente entro tre anni per le società di mediazione, quelle che si occupano di fondi di gestione e di contratti a termine.
Ampie le ricadute sul fronte bancario: il vice ministro cinese ha annunciato anche che verranno rimosse le restrizioni alle proprietà da parte di gruppi stranieri nei settori bancario e finanziario. Attualmente un investitore estero non può detenere più del 25% del capitale in un istituto di credito cinese (20% è il limite per il singolo investitore, 25% per il complesso della compagine estera).
La decisione è stata presa "in base al consenso raggiunto dai leader di Cina e Stati Uniti durante l'incontro di giovedi'", scrive l'agenzia Xinhua.
Le aperture del settore finanziario erano tra i temi in discussione tra Cina e Stati Uniti durante la visita di Trump, che si è conclusa oggi. Proprio ieri, durante l'incontro con il numero uno della Casa Bianca, il presidente cinese, Xi Jinping, aveva promesso nuove aperture per un accesso più ampio al mercato interno cinese per i gruppi stranieri.
Jianguang Shen, capo economista di Mizuho Securities Asia ad Hong Kong, ha commentato la misura al Financial Times parlando di una "mossa molto importante dal punto di vista simbolico. Mostra che dopo il Congresso del partito, la nuova classe dirigente è ancora focalizzata sul mercato finanziario e la sua apertura". Questo "toglie anche pressione agli Usa: l'area dei servizi finanziari è stata a lungo terreno di pressione degli americani sui cinesi".