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Economia
Cina, downgrade di Moody's. Non accadeva da quasi 30 anni

Crescita che difficilmente raggiungerà il target del 6,5% fissato per quest'anno da Pechino e debito che ha raggiunto livelli di guardia. L'agenzia di rating americana Moody's ha declassato il debito cinese per la prima volta dal 1989, ora valutato A1 da Aa3, con outlook stabile da negativo. Una bocciatura che Pechino ha giudicato La Cina ha giudicato "inopportuna", perché dovuta a "una sopravvalutazione delle difficoltà" dell'economia.

"Anche se i progressi in corso nelle riforme probabilmente trasformeranno l'economia e il sistema finanziario nel tempo, non è plausibile impedire un'ulteriore crescita materiale del debito in economia e il conseguente aumento nelle sopravvenienze passive per il governo", sottolinea invece l'agenzia di rating nella nota che accompagna il downgrade della Cina.

xi jinping
 

"L'outlook stabile riflette il nostro giudizio secondo cui, a un livello di rating A1, i rischi sono equilibrati. L'erosione del profilo del credito cinese sarà graduale e, ci aspettiamo, eventualmente contenuta con l'approfondimento delle riforme". Il debito sovrano cinese è detenuto in gran parte da investitori interni, ma il declassamento operato da Moody's alimenta i dubbi degli analisti sulla possibilità che la Cina possa mantenere l'attuale tasso di crescita, fissato attorno al 6,5% per il 2017, e contemporaneamente ridurre i rischi del sistema finanziario, come vorrebbe il presidente cinese, Xi Jinping. I rischi sistemici dell'economia sono stati al centro, il mese scorso, di una riunione del Politburo, il vertice del Partito Comunista cinese allargato a 25 membri, e lo stesso presidente cinese si era espresso con preoccupazione riguardo allo stato di salute del sistema finanziario cinese. Un sistema che vede l'esplosione del credito per la vastità della leva finanziaria aziendale ormai prossima al 166% del Pil.

borsa ap
 

"Salvaguardare la sicurezza finanziaria è una questione fondamentale e strategica per lo sviluppo sociale ed economico della Cina", aveva dichiarato Xi. Pochi giorni dopo, la banca centrale cinese aveva lanciato un nuovo allarme sul debito cinese: il direttore dell'ufficio di ricerche della People's Bank of China, Xu Zhong, aveva dichiarato a inizio maggio che il pericolo di leva finanziaria cresce "a un ritmo allarmante" anche se aveva rassicurato sulla tenuta della liquidita' nel settore bancario.

I timori di un aumento dei rischi di default dopo il downgrade del debito cinese hanno provocato uno scivolone delle Borse cinesi, che questa mattina hanno aperto in ribasso e hanno esteso le perdite nella mattinata prima di una parziale limatura. 

Shanghai è andata in pausa in ribasso dello 0,36%, dopo essere piombata a -1,3% nel corso della mattina, mentre l'indice Component della Borsa di Shenzhen ha recuperato le perdite e ha chiuso la mattinata poco sopra la parita' (+0,03%). In ritirata anche lo yuan. Subito dopo la decisione di Moody's, infatti, la Banca centrale cinese ha svalutato lo yuan dello 0,1% nei confronti del dollaro, ai minimi da venerdi'. Nel dettaglio la PBoC ha fissato il cambio tra la moneta statunitense e  quella di Pechino a 6,8758 rispetto a quota 6,8661 di ieri. Secondo gli analisti finanziari di Anz, il downgrade di Moody's alla potrebbe ora scalfire il sentiment regionale, con conseguente inversione del trend di forti afflussi che aveva contribuito ad alimentare il valutario asiatico quest'anno. Secondo gli esperti, il won coreano e il dollaro di Taiwan sono le divise piu' a rischio, insieme alla rupia, che ha beneficiato di flussi stranieri molto forti dal marzo scorso. 

In forte rialzo, invece, i bond a lunga scadenza denominati in yuan, che non sono stati declassati da Moody's: i bond a dieci anni hanno segnato un aumento del 3,68%, ai massimi degli ultimi due anni.

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