Cnh Industrial soffre i dazi, Ferrari, Tenaris e Autogrill fanno spallucce
Non è ancora chiaro quale sarà l’impatto dei dazi sui redditi degli agricoltori e se verranno introdotte nuove misure che colpiranno auto e prodotti di lusso
I dazi che Trump minacciava di applicare fin dallo scorso 8 marzo, inizieranno a incidere sull’export europeo e cinese solo nelle prossime settimane e mesi. Per Piazza Affari, già alle prese con la perdita di fiducia da parte degli investitori istituzionali legata alla tormentata gestione che ha portato dalle elezioni di marzo alla nascita del nuovo governo, potrebbe esere un ulteriore ostacolo sulla via di una ridiscesa degli spread e di un recupero delle quotazioni azionarie, almeno a giudicare dai consigli dei gestori di Degroof Petercam AM.
Se le cose si sistemeranno, spiegano gli esperti, la crescita del Pil italiano potrebbe rimanere discreta, la fiducia lentamente tornare e lo spread Btp-Bund, che al momento oscilla tra il 2,2% e il 2,3%, potrebbe riportarsi sull’1,5%-1,75%. Se invece, anche a causa del rallentamento dell’export tricolore dovuto all’introduzione dei dazi americani, la crescita si rivelasse meno stabile del previsto, e se le tensioni tra Roma e Bruxelles tornassero ad aumentare, gli investitori continuerebbero a chiedere un maggior premio per il rischio, con uno spread Btp-Bund che potrebbe oscilalre tra il 2,5% e il 3%.
Uno scenario a fronte del quale gli investitori potrebbero essere tentati dall’accorciare la duration dei portafogli obbligazionari (favorendo un irripidimento della curva dei tassi sulla parte a lungo termine), mentre sull’azionario, secondo gli esperti di un’altra casa d’investimento, Wisdom Tree, potrebbe essere saggio coprire il cambio in euro (o in alternativa puntare su dollaro, sterlina o franco svizzero, ndr), focalizzando il portafoglio sui titoli di aziende italiane ed europee orientate alle espostazioni (ma con impianti negli Usa o con una maggiore esposizione verso altri mercati che non quello statunitense), possibilmente con bilanci solidi e una storia di crescita dei dividendi.
Scorrendo l’elenco delle principali blue chip italiane, sembrerebbero corrispondere alla descrizione titoli “dollar sensitive” (ossia il cui andamento è correlato positivamente a quello del dollaro) come Ferrari, Buzzi Unicem, Tenaris, Autorill o Eni, che piace agli analisti di Oddo e potrebbe beneficiare della progressiva entrata in produzione del giacimento di gas di Zohr, in Egitto. Chi potrebbe invece risentire dei dazi di Trump è Moncler, che come altri gruppi della moda e del lusso europeo come Lvmh, Kering o Adidas potrebbe vedersi restringere l’accesso al mercato americano, al pari dei produttori automobilistici Volkswagen, Bmw e Daimler (ma non Fiat Chrysler Automobiles).
Vittima del fuoco incrociato Usa-Cina potrebbe essere anche Chn Industrial. Non solo non è chiaro l’impatto delle tariffe (che riguardano soprattutto sementi e prodotti agricoli) sui redditi degli agricoltori americani e quindi sulla loro capacità di acquisto di macchinari agricoli (“core business” di Cnh Industrial): i nuovi dazi di Trump cancellano l’accordo raggiunto nelle scorse settimane tra i due paesi in base al quale Pechino si era impegnata ad aumentare le importazioni di derrate alimentari dagli Usa.