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Economia
Col 5G volano le nozze media-telco-tech. Opportunità per Tim,Mediaset,Gedi,Rcs
LaPresse

Voce in modalità fissa e mobile, dati in modalità fissa e mobile, televisione: il “quintuple play” alla base del successo di Telefonica testimonia una convergenza sempre più stretta tra il modello delle Telco “classiche” e quello delle media company. Un modello che consente agli ex monopolisti e ai loro sfidanti di compensare in tutto o in parte l’erosione dei margini dovuti, soprattutto nella telefonia mobile, alla perdurante competizione di prezzo e, nella telefonia fissa, al graduale abbandono da parte di utenti sempre più attratti dalla modalità mobile e dalla possibilità di essere “always on”.

Pier Silvio Berlusconi Amministratore Delegato Mediaset (4)
 

Non è un caso se Telecom Italia (Tim), nel presentare i conti dei primi nove mesi in cui a fronte di 13,4 miliardi di ricavi complessivi (in calo del 4,3% su base annua) quelli da servizi sono risultati pari a 11,8 miliardi (-2,2%, con un peso che sale all’88%), abbia sottolineato l’ulteriore arricchimento dell’offerta di Timvision reso possibile dall’accordo siglato con Netflix destinato a rafforzare la piattaforma di streaming di Tim e confermato di volerne fare il principale aggregatore di contenuti digitali italiano. 

Non solo: Tim ha anche annunciato nuove iniziative tra cui la firma di un memorandum d’intesa con Google Cloud per definire una partnership strategica che consentirà a Tim di diventare il principale player italiano nell’offerta di servizi di cloud ed edge computing, un mercato che si stima arriverà a valere quest’anno almeno 2,77 miliardi con una crescita del 18% rispetto al dato del 2018 (2,34 miliardi), un tasso di crescita che la telefonia sia fissa sia mobile ormai si può solo sognare, per non parlare del settore editoriale “classico”. L’ex monopolista telefonico italiano già oggi attraverso le sue offerte, è il leader di mercato nei servizi cloud alle imprese, con oltre 20.000 clienti di cui oltre 16.000 in modalità Saas (Software as a service) e oltre 5.000 in Iaas (Infrastructure as a service). 

urbano cairo
 

Tra i concorrenti di Tim, Fastweb (ormai quarto operatore per fatturato) ha registrato nel quinquennio 2014-2018, secondo una recente ricerca di Mediobanca, una crescita del 28,4% complessiva (+8,2% nel solo 2018 sull’esercizio precedente) salendo a poco più di 2,1 miliardi. Anche in questo caso uno dei focus della strategia del gruppo è l’investimento in infrastrutture di connessione di ultima generazione ma anche la promozione costante dell’utilizzo di internet e delle competenze digitali, quelle stesse infrastrutture e competenze nelle quali secondo Mediobanca l’Italia presenta ancora un gap rilevante rispetto agli altri principali mercati europei e all’America, che però potrebbe in parte essere recuperato con l’avvento delle nuove connessioni e servizi del 5G.

rodolfo de benedetti ape
 

Il 5G, in particolare, è destinato a rivoluzionare anche l’offerta di contenuti video-televisivi (un mercato che lo scorso anno ha superato la soglia dei 100 miliardi di euro in tutta Europa, con un lieve aumento del 2% rispetto all’anno prima). Qui gruppi come Mediaset, ma non solo, stanno soffrendo da tempo il costante spostamento degli utenti verso l’online, cosa che ha portato a una parallela crescita dell’offerta di contenuti (attraverso Infinity nel caso del “biscione”) in grado di soddisfare la crescente domanda di servizi di video streaming.

Non a caso negli Usa , mercato di riferimento per la convergenza media-telco-tech, la battaglia più recente tra le “big tech” è quella sulle piattaforme di streaming e content-sharing, in particolare tra Youtube (Google), Twitch (Amazon) e Mixer (Microsoft), per la parte di content-sharing, Netflix, Prime (Amazon), Sky (Now Tv), Apple (iTunes Video) e Hulu (Disney, che il 12 novembre lancerà anche la nuova piattaforma Disney Plus, in arrivo in Italia l’anno prossimo) per la parte video-streaming.

Tornando al nostro Paese, a fronte di un settore, la carta stampata, sempre più agonizzante (i dati diffusionali di settembre hanno confermato variazioni negative su base annua spesso a doppia cifra percentuale per tutti i principali gruppi editoriali italiani), la tendenza non può che essere quella di investire in copie e servizi digitali (vedi Gedi) ma anche nella produzione e distribuzione di contenuti anche video. Gli stessi che servono, guarda caso, alle telecom e che vanno a fare concorrenza alle produzioni dei colossi high-tech americani (e non solo, vedasi Vivendi).

Preannunciata da oltre un decennio, la convergenza digitale tra aziende “tmt” (telecomunicazioni, editoria e tecnologia) è ormai un dato di fatto che il 5G potrà solo accelerare, con i grandi incumbent, dai fatturati miliardari ma con crescita nulla o negativa, pronti a cavalcare la tigre a colpi di investimenti e nuove partnership. In borsa per ora gli investitori stanno alla finestra, in attesa di capire chi sui diversi mercati riuscirà a conquistare la leadership di un mercato in cui intrattenimento e informazione sono sempre più fusi uno con l’altro.

 

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